lunedì 15 maggio 2017

Rischi e pericoli dei trekking nepalesi

In un precedente post riguardo i trekking in Nepal (http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2016/07/trekking-in-nepal.html), ci siamo dedicati soprattutto agli aspetti più interessanti e piacevoli, tralasciando, colpevolmente, di accennare ai rischi che si possono incontrare.
In realtà, con un minimo di buon senso e qualche informazione geografico-climatica (oggigiorno facilmente ottenibili via internet), non c’è molto da temere, ma spesso ci si dimentica che si tratta di camminare alle falde delle cime più alte del pianeta, dove le condizioni ambientali possono essere alquanto difficili.
Come intuibile, i rischi aumentano salendo di altitudine, in particolare sopra ai 4.000-4.500 metri, quando si supera la linea degli alberi e si entra in territori dove si possono incontrare facilmente neve e ghiacciai perenni.

Al di sotto di queste quote, come ad esempio nel trekking dell’Helambu e del Langtang a nord di Kathmandu o in quelli brevi presso il massiccio dell’Annapurna, i rischi sono minimi e non serve neppure molta organizzazione.
Escludendo ovviamente i freddi mesi invernali da Dicembre a Febbraio, le possibilità di nevicate e temperature al di sotto dello zero sono molto scarse, e possono essere sufficienti una mantella, o qualcosa di simile per la pioggia, ed un indumento caldo per la mattina presto e la sera.
Trovandosi ancora abbastanza vicino a centri abitati, in queste aree sono presenti numerosi paesini muniti di locande dove alloggiare e mangiare, molto semplici ma spesso anche sorprendentemente comode, dove di certo non mancano coperte e piumoni, quindi non si ha neppure bisogno di portarsi un sacco a pelo.

La maggior parte dei percorsi più lunghi, tra cui il trekking al campo base dell’Everest, il periplo dell’Annapurna ed il collegamento nord tra il Langtang e l’Helambu, arrivano fino ad oltre i 5.000 metri, ma anche il trekking al campo base dell’Annapurna e la deviazione che collega il Langtang con l’Helambu attraverso i laghi di Gosainkunda, superano i 4.000.
I problemi più importanti sono legati alla salute ed alla rarefazione dell’aria.
Escludendo gravi casi di mal di montagna acuto, che si verificano solitamente ad altitudini più elevate, piccoli disturbi si iniziano a verificare già sopra i 3.500 metri; oltre al rapido affaticamento, possono sorgere anche lievi emicranie, perdita d’appetito, senso di stordimento, che comunque tendono a scemare dopo pochi giorni di acclimatamento.
Superando i 4.000 metri, per evitare rischi, bisogna seguire il noto adagio che consiglia di pernottare ad altitudini inferiori di quelle raggiunte durante la giornata di cammino, per permettere al fisico di abituarsi gradualmente; altrettanto nota è la semplice soluzione di scendere qualche centinaio di metri ai primi sintomi di una certa gravità.

Salendo d’altitudine le condizioni climatiche possono essere difficili e soprattutto soggette a repentini peggioramenti che possono prendere alla sprovvista.
Sopra i 4.000 metri, i temporali, che a quote inferiori sono semplicemente un fastidio, possono facilmente tramutarsi in tempeste di neve durante tutto l’anno.
La presenza di neve e ghiaccio aumenta notevolmente i pericoli legati ai crepacci, seppur i percorsi più battuti si trovino in aree molto conosciute, dove è facile evitare le zone più rischiose.
Nevai e ghiacciai aumentano anche la possibilità di frane e valanghe, contro le quali, purtroppo, data la loro imprevedibilità, non esistono rimedi di sorta, tranne il tenersi aggiornati con gli abitanti del luogo e gli altri escursionisti che si incontrano sul cammino.

Oltre a queste problematiche climatico-ambientali, più ci si allontana dai centri abitati e minore sarà il confort delle locande dove pernottare.
Nelle zone più remote, coperte e piumoni sono beni di lusso non sempre facilmente reperibili e spesso si dorme in camerata, con i piccoli disagi che questo può comportare rispetto ad una cameretta privata; chiaramente anche la qualità e varietà del cibo ne risentono parecchio.

Per tutti questi motivi, ci sentiamo di consigliare, per i percorsi leggermente più impegnativi, di ingaggiare una guida, che farà salire il budget e potrà sembrare un lusso superfluo, ma si potrebbe rivelare estremamente utile proprio nei casi si presenti qualche pericolo o contrattempo, che come abbiamo visto possono essere dietro l’angolo.
Con questo non vogliamo di certo creare paranoie ed allarmismi, ricordando anche che, probabilmente, è altrettanto pericoloso, e meno piacevole, camminare nelle giungle d’asfalto che sono le città.

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