In un
precedente post riguardo i trekking in Nepal (http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2016/07/trekking-in-nepal.html), ci siamo dedicati soprattutto agli aspetti più
interessanti e piacevoli, tralasciando, colpevolmente, di accennare ai rischi
che si possono incontrare.
In
realtà, con un minimo di buon senso e qualche informazione geografico-climatica
(oggigiorno facilmente ottenibili via internet), non c’è molto da temere, ma
spesso ci si dimentica che si tratta di camminare alle falde delle cime più
alte del pianeta, dove le condizioni ambientali possono essere alquanto
difficili.
Come
intuibile, i rischi aumentano salendo di altitudine, in particolare sopra ai
4.000-4.500 metri, quando si supera la linea degli alberi e si entra in
territori dove si possono incontrare facilmente neve e ghiacciai perenni.
Al di
sotto di queste quote, come ad esempio nel trekking dell’Helambu e del Langtang
a nord di Kathmandu o in quelli brevi presso il massiccio dell’Annapurna, i
rischi sono minimi e non serve neppure molta organizzazione.
Escludendo
ovviamente i freddi mesi invernali da Dicembre a Febbraio, le possibilità di
nevicate e temperature al di sotto dello zero sono molto scarse, e possono
essere sufficienti una mantella, o qualcosa di simile per la pioggia, ed un
indumento caldo per la mattina presto e la sera.
Trovandosi
ancora abbastanza vicino a centri abitati, in queste aree sono presenti
numerosi paesini muniti di locande dove alloggiare e mangiare, molto semplici
ma spesso anche sorprendentemente comode, dove di certo non mancano coperte e
piumoni, quindi non si ha neppure bisogno di portarsi un sacco a pelo.
La
maggior parte dei percorsi più lunghi, tra cui il trekking al campo base
dell’Everest, il periplo dell’Annapurna ed il collegamento nord tra il Langtang
e l’Helambu, arrivano fino ad oltre i 5.000 metri, ma anche il trekking al
campo base dell’Annapurna e la deviazione che collega il Langtang con l’Helambu
attraverso i laghi di Gosainkunda, superano i 4.000.
I
problemi più importanti sono legati alla salute ed alla rarefazione dell’aria.
Escludendo
gravi casi di mal di montagna acuto, che si verificano solitamente ad
altitudini più elevate, piccoli disturbi si iniziano a verificare già sopra i
3.500 metri; oltre al rapido affaticamento, possono sorgere anche lievi
emicranie, perdita d’appetito, senso di stordimento, che comunque tendono a
scemare dopo pochi giorni di acclimatamento.
Superando
i 4.000 metri, per evitare rischi, bisogna seguire il noto adagio che consiglia
di pernottare ad altitudini inferiori di quelle raggiunte durante la giornata
di cammino, per permettere al fisico di abituarsi gradualmente; altrettanto
nota è la semplice soluzione di scendere qualche centinaio di metri ai primi
sintomi di una certa gravità.
Salendo
d’altitudine le condizioni climatiche possono essere difficili e soprattutto
soggette a repentini peggioramenti che possono prendere alla sprovvista.
Sopra
i 4.000 metri, i temporali, che a quote inferiori sono semplicemente un
fastidio, possono facilmente tramutarsi in tempeste di neve durante tutto
l’anno.
La
presenza di neve e ghiaccio aumenta notevolmente i pericoli legati ai crepacci,
seppur i percorsi più battuti si trovino in aree molto conosciute, dove è
facile evitare le zone più rischiose.
Nevai
e ghiacciai aumentano anche la possibilità di frane e valanghe, contro le quali,
purtroppo, data la loro imprevedibilità, non esistono rimedi di sorta, tranne
il tenersi aggiornati con gli abitanti del luogo e gli altri escursionisti che
si incontrano sul cammino.
Oltre
a queste problematiche climatico-ambientali, più ci si allontana dai centri
abitati e minore sarà il confort delle locande dove pernottare.
Nelle
zone più remote, coperte e piumoni sono beni di lusso non sempre facilmente
reperibili e spesso si dorme in camerata, con i piccoli disagi che questo può
comportare rispetto ad una cameretta privata; chiaramente anche la qualità e
varietà del cibo ne risentono parecchio.
Per
tutti questi motivi, ci sentiamo di consigliare, per i percorsi leggermente più
impegnativi, di ingaggiare una guida, che farà salire il budget e potrà
sembrare un lusso superfluo, ma si potrebbe rivelare estremamente utile proprio
nei casi si presenti qualche pericolo o contrattempo, che come abbiamo visto possono
essere dietro l’angolo.
Con
questo non vogliamo di certo creare paranoie ed allarmismi, ricordando anche
che, probabilmente, è altrettanto pericoloso, e meno piacevole, camminare nelle
giungle d’asfalto che sono le città.
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