sabato 22 ottobre 2016

L'Islam in India, dalle prime invasioni al Sultanato di Delhi

La Cheraman Juma Masjid, la prima moschea costruita in India nel 629
I primi contatti tra il mondo mussulmano e l’India si possono far risalire all’inizio del VII secolo, con i mercanti arabi convertiti all’Islam che intrattenevano rapporti commerciali sulle coste del Gujarat e del Kerala.
Oltre ai mercanti ben presto arrivarono i missionari, con Malik Deenar, seguace e contemporaneo di Maometto, che già nel 629 fece costruire la prima moschea in India, la Cheramam Juma Masjid, nell’attuale distretto di Thrissur in Kerala.
Spinti dai racconti dei mercanti, che elogiavano la ricchezza del subcontinente indiano, anche i regnanti mussulmani iniziarono in questo periodo i primi raid marittimi, con il Califfo Omar che, partendo dalla penisola arabica, nel 636 razziò Thane, nei pressi dell’attuale Mumbai.

Le prime invasioni (dal VII al XIIsecolo)
Via terra le prime invasioni mussulmane nei territori che oggigiorno fanno parte dell’India, cominciarono leggermente più tardi, nonostante scontri tra islamici e indù si verificarono già alla fine del VII secolo per il possesso di Kabul.
La prima dinastia mussulmana che fu in grado di occupare l’attuale Pakistan e da lì penetrare nella penisola indiana fu quella Ghaznavide, con Mahmud di Ghazni (città oggi in Afghanistan), che nei primi 25-30 anni dell’XI secolo compì ben 17 spedizioni armate per razziare i ricchi templi indù, tra cui il celebre Somnath Temple in Gujarat, che diventerà per secoli una delle vittime preferite degli invasori mussulmani.
Mahmud di Ghazni non era comunque interessato a conquiste territoriali, ma semplicemente a depredare gli indiani delle loro ricchezze, soprattutto oro, argento e pietre preziose.

Con l’indebolimento della dinastia Ghaznavide, che venne scacciata da Ghazni a Lahore dai Selgiuchidi nel 1040 e quindi scomparì dopo la presa di Lahore da parte dei Ghuridi, le incursioni mussulmane in India si arrestarono per circa un secolo e mezzo, per riprendere nel 1191 con Mohammed di Ghori, che venne respinto al primo attacco, ma al secondo fu in grado di sbaragliare la confederazione di regnanti indù e conquistare quasi tutto il nord dell’India.
Anche Mohammed di Ghori non aveva un particolare interesse a risiedere permanentemente in India, ma lasciò il suo generale Qutb-ud-din a governare da Delhi sui territori conquistati.

Il Sultanato di Delhi (dal 1206 al 1526)
Dopo l’assassinio di Mohammed di Ghori nel 1206, Qutb-ud-din fondò la dinastia dei Mamelucchi, che con il terzo successore Iltutmish creò il Sultanato di Delhi, retto successivamente da altre quattro dinastie: i Khilji, i Tughlaq, i Sayyd ed i Lodi, che regneranno fino al 1526 quando verranno sostituiti dai Moghul.
I sultani di Delhi si distinsero per la loro intransigenza religiosa, con la distruzione di numerosi templi indù, ma anche per aver dato vita all’apprezzato stile architettonico indo-islamico.
Le prime quattro dinastie infatti Mamelucchi, Khilji, Tughlaq e Sayyd erano d’origine turca, mentre i Lodi erano afghani.

I Mamelucchi regnarono per quasi un secolo, dal 1206 al 1290, con dieci sultani che ebbero il merito di rafforzare l’impero e di difenderlo dai tentativi dei mongoli di Gengis Khan.
L’ultimo sultano Mamelucco, giovane e malato, venne assassinato da Jalal-ud-din Firuz Khilji, che fondò la dinastia Khilji.

Questa regnò su Delhi per circa 30 anni, con quattro sultani, di cui però solo i primi due ebbero tempo di organizzare l’impero: il fondatore Jalal-ud-din Firuz Khilji e soprattutto il successore Alauddin Khilji, che dal 1296 al 1316, ampliò e consolidò i territori sotto il Sultanato di Delhi, nonché respinse altri tentativi di invasione da parte dei mongoli.

Dopo la sua morte il regno cadde nel caos, finché nel 1320 Ghiyat al-Din Tughluq uccise a Delhi il generale Khusraw Khan dei Khlji e fondò la dinastia Tughlaq.
Questa ebbe il merito di ampliare i confini del Sultanato, tanto che nel 1335 aveva occupato tutta la penisola indiana, escluse le coste più meridionali e l’area centro-orientale corrispondente oggigiorno allo stato dell’Orissa e suoi dintorni.
Le grandi dimensioni raggiunte dal Sultanato, unito ad una scarsa organizzazione amministrativa, si rivelarò però ben presto controproducente iniziando a ridursi ed indebolirsi, tanto che alla morte di Feroz Shah Tughlaq, 1388, cadde nell’anarchia e nel 1398 subì la devastante invasione da parte di Tamerlano, re di Samarcanda.
Come i suoi predecessori Ghaznavidi e Ghuridi, anche il potente Tamerlano vedeva l’India solo come un luogo da depredare: pare che quando ripartì per tornare a Samarcanda, aveva con sé ben 90 elefanti carichi di sole pietre preziose.

Dopo la dinastia Tughlaq, fu la volta di quella Sayyid, al potere per soli 37 anni (dal 1414 al 1451), quindi della dinastia dei Lodi (dal 1451 al 1526), ultimi sultani di Delhi che vennero attaccati e sconfitti nella Prima Battaglia di Panipat da Babur (originario dell’Uzbekistan), che fonderà nel 1526 la dinastia e l’Impero Moghul.

Territori occupati dai Sultani di Delhi (copyright Javierfv1212)

Altri Sultanati (in Bengala, Gujarat e Deccan)
Nel resto dell’India, a est, nel 1342, venne creato il Sultanato del Bengala, che dopo essersi staccato da quello di Delhi, respinse un attacco da parte di Feroz Shah Tughlaq nel 1343 e governò in quest’area fino al 1576, sostituito dai Moghul, esclusa una parentesi tra il 1538 ed il 1555, quando anche il Bengala venne soggiogato dalla dinastia Suri (della quale accenniamo nel post dedicato ai sovrani Moghul).

Con l’indebolimento della dinastia Tughlaq dopo la devastazione lasciata dall’incursione di Tamerlano, anche a sud-ovest di Delhi si verificò uno scisma, con Muzaffar Shah I che nel 1407 fondò la dinastia Muzaffaride ed il Sultanato del Gujarat, che regnò fino al 1573, prima di essere soppiantato dai Moghul.

A sud invece, l’espansione del Sultanato di Delhi si arrestò nell’altopiano del Deccan, per la resistenza del potente impero indù Vijaynagar, fondato nel 1336, che resisterà fino al 1646 quando verrà sconfitto dai Sultani di Bijapur e Golkonda.
A causa dell’indebolimento della dinastia Tughlaq, dovuto in quel periodo ad una disastrosa campagna contro la Cina che provocò una profonda crisi finanziaria, già nel 1347 venne fondato il Sultanato Bahmanide, indipendente da quello di Delhi.
I Bahmanidi regnarono nel centro dell’India fino al 1527, quando il loro impero venne diviso in 5 stati minori, noti collettivamente come i Sultanati del Deccan, con sedi a Bijapur, Golkonda, Ahmadnagar, Bidar e Berar.

La loro indipendenza durò poco più di un secolo, quando iniziarono i primi scontri con la dinastia Moghul di Delhi che li soggiogò definitivamente con la campagna militare di Aurangzeb nel 1686-87.

Nessun commento:

Posta un commento