domenica 9 ottobre 2016

I bovidi in India, I parte

ثور صومالي.JPG
Esemplare di zebù
I bovidi (scientificamente bovidae) sono una variegata famiglia di mammiferi ruminanti artiodattili, formata da 143 specie esistenti e circa 300 estinte.
In India ne sono presenti ben 23, di cui alcune molto diffuse e note, altre piuttosto rare e misconosciute.
In questi due post accenneremo brevemente a 9 specie tra le più facilmente avvistabili e particolari: lo zebù, il bufalo d’acqua, lo yak, il nilgai, la chinkara, l’antilope cervicapra, il chausingha, il bharal e il gaur.
I primi 4 sono descritti in questa prima parte, i successivi 5 nella seconda.

1) Lo zebù in realtà non è una specie, bensì si tratta della sottospecie indiana del bos taurus, il bovino domestico, presente oggigiorno in Asia, Africa e qualche zona del Sud America, ma di origine asiatica.
Pare infatti che gli zebù abbiano alcune peculiarità molto apprezzabili, in particolare l’essere resistenti alla peste bovina, ed è per questo motivo che sono diventati molto comuni nel continente africano.
La loro caratteristica fisica principale è la gobba sulla schiena, ma possiedono anche corna particolarmente lunghe, ed avendo numerose ghiandole sudoripare resistono molto bene al caldo (come d’altronde immaginabile data la loro origine nel torrido subcontinente indiano).
Come mucche e tori di altre sottospecie (per ulteriori dettagli http://informazioniindiaenepal.blogspot.com/2016/02/le-mucche-in-india.html), gli zebù in India sono d’aiuto fondamentale a numerose attività umane e sono anche molto amati spiritualmente, visto che in ambito religioso i bovini vengono quasi sempre rappresentati con la gobba.

2) Il bufalo d’acqua in India è presente in due forme, una domesticata (bubalus bubalis) molto comune ed una selvatica (bubalus arnee), la cui popolazione globale non supera i 3.500-4.000 individui ed è quindi una specie considerata in pericolo di estinzione.
Circa 3.100, più del 90% del totale, vivono in India, principalmente nello stato dell’Assam, quindi esistono alcune sparute popolazioni nei vicini stati dell’Arunachal Pradesh e Meghalaya, e forse nello stato centrale del Chhattisgarh.
Anche il Nepal, nella zona sud-orientale, ospita una piccola popolazione di bufali d’acqua selvatici in continua crescita, tanto che si sta pensando di reintrodurlo in alcuni territori dove si è estinto da poco tempo, come ad esempio il Parco Nazionale di Chitwan.
Sparute popolazioni sembra vivano anche in Bhutan, Birmania, Thailandia e Cambogia.
Il rischio più grande per la loro conservazione, oltre alla diminuzione dell’habitat, è l’ibridazione con i bufali d’acqua domestici.

3) Lo yak (bos grunniens e mutus) è un grande bovino dotato di folto pelo, presente nelle aree meridionali del centro Asia fino all’Himalaya.
Come il precedente bufalo d’acqua, le due forme dello yak, domestica e salvatica, hanno nomi scientifici differenti (grunniens per la prima e mutus la seconda) e quella selvatica è considerata vulnerabile, per la diminuzione dell’habitat e, soprattutto, per l’ibridazione con la forma domestica ed altri bovini.
Questa è infatti molto diffusa, da moltissimo tempo, anche da parte dell’uomo, in particolare tra yak e mucca, per creare degli animali più mansueti e produttivi.
Al giorno d’oggi, gli yak che si possono incontrare nelle più alte regioni montane di India e Nepal sono domestici, quindi quasi sempre incroci, chiamati dzo i maschi, che sono sterili, mentre dzomo le femmine, che al contrario sono fertili.
Gli yak selvatici invece sono molto difficili da avvistare dal lato sud dell’Himalaya, anche nelle regioni più impervie.
In alcune zone turistiche come Shimla (http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2016/09/la-citta-di-shimla.html) in Himachal Pradesh o Darjeeling in West Bengal, durante l’alta stagione è possibile trovare qualche yak domestico, con i quali vengono proposti dei piccoli giri turistici per bambini e famiglie.
Sebbene questi esemplari siano spesso incroci molto lontani dagli originali yak, la mole della testa e la lanosità del pelo risultano comunque impressionanti.

4) Il nilgai o antilope azzurra (boselaphus tragocamelus) è una comunissima specie di antilope endemica del subcontinente indiano, presente in India e nella zona sud-occidentale del Nepal.
Il nome indiano nilgai letteralmente significa mucca, gai, azzurra, nila, e si rifà alle sue caratteristiche più evidenti, la tozza corporatura ed il colore del pelo, che comunque più che azzurro sembra grigiastro.
Le femmine ed i piccoli oltretutto sono completamente marroni, ma si possono distinguere da altre specie simili grazie ai caratteristici ed eleganti garretti bianconeri.
I maschi sono anche leggermente più grandi, fino ai 150 cm di altezza, e posseggono due corte e dritte corna.
Nelle campagne del nord dell’India sono molto comuni e facilmente avvistabili, soprattutto alla mattina presto, ai bordi delle strade o dei binari ferroviari, sui lunghi tratti della sterminata campagna della pianura gangetica.
In alcuni stati, come Bihar, Uttar Pradesh e Madhya Pradesh, il nilgai è addirittura considerata una specie infestante a causa dei notevoli danni che i piccoli branchi possono arrecare alle coltivazioni.
Fino a pochi anni fa, un luogo molto piacevole dove incontrare queste robuste ma eleganti gazzelle, era la periferia della turistica cittadina di Pushkar (http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2016/07/la-cittadina-sacra-di-pushkar.html), tra la sparsa vegetazione alla base sinistra della collina del Savitri Temple.

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