lunedì 17 ottobre 2016

La città di Lucknow

Albumen photograph of Turkish Gate (Rumi Darwaza), Lucknow in the 1880s.jpg
La Rumi Darwaza
Lucknow, con una popolazione di circa 3 milioni di abitanti, è la più grande città, nonché capitale, dello stato indiano dell’Uttar Pradesh.
Grazie al ricco passato, Lucknow si distingue per la caratteristica cultura che ne fa da tempo una città piuttosto interessante.
In particolare Lucknow è stata per lungo tempo sotto il dominio di potenti reggenti mussulmani, dal 1350 fino al 1555 dei sultani di Dehli e fino al 1722 dei Moghul, quindi, con il declino di quest’ultima dinastia, passò sotto i Nababbi di Awadh, fino al 1856, quando gli inglesi decisero di abolire i governi locali indiani.

Il periodo d’oro della città è stato sicuramente quello dei Nababbi di Awadh, che col terzo discendente Shuja-ud-Daula la elessero a loro capitale, diventando il centro culturale dell’India del nord.
Famosi per il loro stile di vita stravagante, i nababbi di Lucknow erano anche dei grandi mecenati delle arti e durante il loro governo fiorirono in particolare l’architettura, la musica e la danza.
I monumenti più notevoli della città sono: la Bara Imambara, la Rumi Darwaza, la Chota Imambara e la Residency.

Le imambara, chiamate anche hussainia, sono dei monumenti mussulmani della setta sciita, che ospitano grandi saloni adibiti alla commemorazione di cerimonie, soprattutto quelle legate al Muharram (LINK http://informazioniindiaenepal.blogspot.com/2016/03/festivita-indiane-ii-parte_24.html).
La differenza con le moschee è che le imambara sono quindi luoghi di incontro dei fedeli ma non sono necessariamente luoghi di preghiera.
La Bara Imambara, la Grande Imambara, venne fatta costruire dal quarto Nababbo di Awadh, Asaf-ud-Daula, tra il 1784 ed il 1791, con lo scopo di fornire lavoro alla popolazione indigente della città, colpita da una grave carestia.
In perfetto stile Moghul, questo grande e suggestivo palazzo, ospitato in un vasto giardino, è probabilmente uno degli ultimi esempi di architettura indiana, senza alcuna influenza europea.
L’interno è composto da almeno 8 grandi stanze principali, connesse da numerosi corridoi, passaggi e porte identiche che ne fanno una specie di complicato labirinto, solitamente molto apprezzato dai visitatori.

Nel complesso della Bara Imambara si trova anche la Asfi Masjid, una graziosa moschea, ed un baoli (http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2016/08/i-baoli-pozzi-gradini.html), accessibile solo in parte, mentre nei pressi è situata la Rumi Darwaza, un decoratissimo portale, che per molto tempo ebbe funzione di entrata principale di Lucknow.
Pare che l’ispirazione per questa meravigliosa porta sia stata presa dalla Sublime Porta di Istanbul, da cui il nome Rumi, cioè Roma, che veniva dato alla città quando ancora si chiamava Bisanzio ed era la capitale dell’Impero Romano d’Oriente.

La Chota Imambara, la Piccola Imambara, è così chiamata per distinguerla da quella pocanzi descritta e pur essendo infatti decisamente meno grandiosa, possiede comunque una sua atmosfera.
Venne edificata nel 1838 dal nababbo Muhammad Ali Shah, per farne un mausoleo per se stesso ed altri  membri della famiglia.
L’interno è composto da due grandi stanze, abbellite da lampadari e candelabri di cristallo che pare siano stati importati dal Belgio.
Nel grande giardino che ospita la Chota Imambara trovano posto alcuni altri edifici piuttosto caratteristici, come una piccola replica del Taj Mahal, che funge da tomba per i figli del nababbo e la piccola ma graziosa moschea Husainabad.
Curiosa è anche la tozza torre Satkhanda, che in origine doveva avere sette (sat) piani (khand), ma la cui costruzione venne interrotta alla morte del sovrano e ne vennero edificati solo quattro.
Ispirata forse al Qutab Minar di Delhi (http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2016/08/la-citta-di-delhi-iii-parte.html) e pare addirittura alla Torre di Pisa, aveva come scopo l’osservazione lunare, dalla quale dipendono le date precise delle feste mussulmane.

Il cosiddetto Residency è un complesso di palazzi costruito dal nababbo Wazir Ali Khan tra il 1780 ed il 1800 per il rappresentante inglese alla corte dei nababbi.
Nonostante la sua breve storia, tutti i numerosi edifici che lo compongono sono oggi in rovina, a causa dei durissimi scontri avvenuti durante la fallita rivoluzione indiana del 1857.
In particolare qui vennero assediati gli abitanti inglesi di Lucknow per ben 147 giorni e quando finalmente venne liberato, al suo interno si trovavano più di duemila cadaveri, delle circa 3.000 persone che vi avevano cercato rifugio.
Da allora tutti gli edifici furono abbandonati e ancora oggi si possono chiaramente vedere i segni dei bombardamenti; uno dei pochi palazzi rimasti, chiaramente ristrutturato, ospita un bel museo con interessanti modellini degli edifici originali.
Tra le rovine, situate in un grande giardino ben curato, si trova il cimitero che ospita le spoglie di coloro che vi morirono all’interno, compreso Sir Henry Lawrence, statista e militare inglese, Capo Commissione della provincia di Awadh, commemorato nel cimitero da una grande croce.


Infine, un’ultima importante influenza dei nababbi di Lucknow la si può ancora oggi apprezzare nella cucina della città, famosa per il biryani (piatto a base di riso, verdure e carne) e la varietà dei kebab.

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