giovedì 27 ottobre 2016

L'Islam in India, lo stile architettonico indo-islamico della dinastia Moghul, II parte

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La Tomba di Itimad-ud-Daulah di Agra, chiamata Baby Taj
Il figlio di Akbar, l’imperatore Jehangir, non aveva la stessa spiccata passione artistica del padre, ma ebbe comunque modo, durante i 22 anni al potere, di dedicarsi all’architettura, iniziando con il mausoleo che accoglie le spoglie del suo illustre genitore.
La Tomba di Akbar venne edificata tra il 1605 ed il 1613 a Sikandar, nei pressi di Agra, ed è composta da un grande edificio ricco di archi e chatri (chioschi), ispirato alla Buland Darwaza di Fatehpur Sikri (http://informazioniindiaenepal.blogspot.in/2016/10/lislam-in-india-lo-stile-architettonico_26.html).
I quattro eleganti minareti di marmo situati agli angoli saranno invece ripresi nel Taj Mahal.
Sempre a Sikandar, Jehangir tra il 1623 ed il 1627 edificò la Tomba di Mariam-uz-Zamani, la moglie induista di Akbar, quindi la matrigna di Jehangir, sfruttando un precedente padiglione di arenaria costruito dal sultano di Delhi Sikander Lodi ed abbellendolo con un tipico giardino Moghul.
Ma l’opera architettonica più importante di questo periodo è sicuramente la Tomba di Itimad-ud-Daulah, il suocero di Jehangir, fatto edificare dalla figlia Nur Jahan, moglie dell’Imperatore, tra il 1622 ed il 1628.
Lo stile di questo gradevole edificio, chiamato localmente “Baby Taj” (piccolo Taj Mahal), rappresenta una fase di transizione dello stile architettonico Moghul, dal primo periodo, nel quale il materiale principale era l’arenaria con decorazioni di marmo, al secondo periodo, basato su marmo decorato con la tecnica della pietra dura.

Con l’imperatore Shah Jahan (figlio e successore di Jehangir), che regnò per ben 31 anni dal 1627 al 1658, l’architettura Moghul raggiunse il suo massimo splendore, con la costruzione di numerosi pregevoli edifici, tra cui l’impareggiabile Taj Mahal di Agra.
Come anticipato a proposito di suo nonno Akbar, Shah Jahan compì anche molti pregevoli interventi nel Forte di Agra, dove tra l’altro trascorse gli ultimi anni di vita dopo essere stato deposto dal figlio Aurangzeb.
Oltre ad Agra, Shah Jahan ebbe modo di sbizzarrirsi architettonicamente con la costruzione di una nuova città fortificata nell’area di Delhi, chiamata Shahjahanabad, e che oggi viene identificata con la cosiddetta Old Delhi.
Gli edifici più significativi e meglio conservati si trovano all’interno del grande Red Fort, così chiamato dal colore dell’arenaria con la quale è stato costruito.
Ma per maggior dettagli su Old Delhi rimandiamo ad un post ad essa interamente dedicato (http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2016/07/la-citta-di-delhi-i-parte.html).

Sotto Aurangzeb l’impero Moghul raggiunse la sua massima espansione, ma a causa della nota intransigenza del sovrano, le sue conquiste durarono poco ed alla sua morte, nel 1707, iniziò il declino della dinastia.
Avendo trascorso i ben 49 anni di regno in campagne militari, a distruggere templi ed a perseguitare gli indù, Aurangzeb non si interessò particolarmente all’arte e sono pochi gli esempi di architettura Moghul costruiti durante il suo regno.
Notevole è comunque la Moschea della Perla edificata nel 1659 all’interno del Red Fort di Delhi, per il culto privato dell’imperatore.

Oltre a questa, spinto del suo noto fanatismo religioso, Aurangzeb fece costruire anche altre moschee, spesso proprio distruggendo templi indù, come avvenne a Varanasi, dove costruì la Gyanvapi Mosque, sul punto in cui sorgeva l’originale Vishwanath Temple dedicato a Shiva.
Anche la Alamgir Masjid, sempre a Varanasi, venne fatta edificare da Aurangzeb sul sito di un precedente tempio vishnuita.
La posizione dominante sul lungofiume la rendono un chiaro e gradevole punto di riferimento nel panorama  della città ed è nota per il fatto che i due minareti originali, alti ben 64 metri, vennero sostituiti nel 1949, quando uno dei due collassò.
Anche a Mathura, luogo di nascita del dio Krishna, Aurangzeb rase al suolo il Kesava Deo Temple, nelle fondamenta del quale si trova la stanza dove venne alla luce Krishna, e vi costruì sopra la possente, ma non molto elegante, Katra Masjid.

L’unico mausoleo degno di nota edificato grazie ad Aurangzeb è la Bibi ka Maqbara (la Tomba della Signora), fatto costruire dal figlio dell’imperatore, Azam Shah, nel 1678, in memoria della madre-imperatrice.
Situato ad Aurangabad, nello stato del Maharashtra, viene chiamato il Taj del Deccan, a causa della stretta somiglianza con il Taj Mahal di Agra.
E seppur chiaramente non si possa paragonare al suo illustre ispiratore, si tratta comunque di un meraviglioso edificio in marmo bianco che domina il panorama della città.
Con la morte di Aurangzeb nel 1707 l’Impero Moghul iniziò un lungo ed inesorabile declino, ed i sovrani che si succedettero ebbero raramente tempo, possibilità e capacità per erigere i grandiosi edifici dei loro predecessori.

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La Moschea Wazir Khan di Lahore
Per finire il nostro sguardo generale all’architettura Moghul del subcontinente indiano, è doveroso fare un breve cenno alla città di Lahore.
Seppur oggi sia politicamente parte del Pakistan, la lunga storia di Lahore è infatti legata indissolubilmente con quella indiana, considerando anche che il confine attuale si trova a soli 24 chilometri.
In particolare, l’interessante città di Lahore può vantare di essere stata una delle città favorite dai sovrani Moghul, tanto che dal 1586 al 1598, sotto l’imperatore Akbar, ne fu addirittura la capitale.
Grazie a questo, Lahore ospita vari edifici in stile Moghul, secondi per numero solo a quelli di Delhi.

La maggior parte di questi sono ospitati all’interno della cosiddetta “Walled City of Lahore”, una porzione della città che venne fortificata proprio durante l’impero Moghul.
Purtroppo delle 13 porte originali ne sono rimaste solo 6, essendo state le altre distrutte dagli inglesi nel tentativo di defortificare la città; operazione che purtroppo avvenne anche a Delhi dove delle 13 porte originali di Shahjahanabad (Old Delhi http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2016/07/la-citta-di-delhi-i-parte.html) ne sono rimaste solo 5.
L’opera più importante, storicamente ed architettonicamente, è il grande Lahore Fort, fatto costruire sopra a fortificazioni pre-esistenti dall’imperatore Akbar alla fine del XVII secolo e successivamente ampliato e custodito dai suoi successori.
All’interno sono numerosi gli edifici di notevole importanza artistica, tra cui: la Diwan-i-Aam (sala delle udienze pubbliche), il Sheesh Mahal (il palazzo degli specchi che ospitava l’harem), il Naulakh Pavillion (un grazioso padiglione in marmo bianco, commistione di numerosi stili), la Moti Masjid (la Moschea della Perla in marmo bianco), solo per citare i più importanti.

Non molto lontano dal forte è situtat la Badshahi Mosque, uno dei monumenti più conosciuti di Lahore, che venne fatta edificare da Aurangzeb, per commerorare alcune vittoriose campagne militari, seppur pare che la costruzione di questa grandiosa moschea abbia causato una grave crisi finanziaria.
Terminata nel 1673, per molti anni fu la più grande moschea al mondo e ad oggi è la seconda del Pakistan per dimensioni.
Lo stile è ispirato a quello della Jama Masjid di Delhi, seppur la Badshahi Mosque sia ancora più gigantesca, con il cortile che pare possa ospitare ben 100.000 persone.
Oltre alle dimensioni, bisogna anche notare la ricercatezza artistica dei dettagli, sia dei grandi portali d’accesso, dei lunghi porticati, delle ampie cupole, degli alti minareti e della stanza principale.

Sempre all’interno della Walled City of Lahore, si trova quella che viene considerata la moschea in stile Moghul più riccamente decorata, la meravigliosa Wazir Khan Mosque, commissionata dal raffinato Shah Jahan e costruita tra il 1634 ed il 1642.
Tutti gli edifici all’interno del complesso, i portali, il portico, il mirab (il muro che indica La Mecca), la tomba di un santo ed i minareti, sono splendidamente decorati sia con squisite ceramiche che affreschi con motivi floreali, creando ambienti straordinariamente colorati.
Stilisticamente viene fatto ampio uso di muqarna, una soluzione decorativa tipica mussulmana, in cui grandi nicchie vengono suddivise in tante nicchie più piccole, creando un elegante effetto “alveare”.

Seppur in città e nei suoi dintorni si trovino altri ottimi esempi d’architettura Moghul, come ultimo riferimento artistico di Lahore dobbiamo necessariamente citare gli splendidi Giardini di Shalimar, creati, neppure a dirlo, durante il regno dell’imperatore Shah Jahan.

Costruiti su terrazze a tre piani, chiamati da quello inferiore al più alto “apportatrice di vita, bontà e piacere”, i Giardini Shalimar ospitano: più di 400 fontane, 5 cascate, vari padiglioni e chiaramente numerose specie di piante, fiori e alberi.

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