giovedì 2 giugno 2016

Il fenomeno delle micro-confezioni indiane

Paan wallah in Calcutta in 1945.jpg
Venditori di paan a Calcutta nel 1945-46
Tra le tante caratteristiche tipiche moderne, l’India ha adottato un peculiare ed efficiente sistema di vendita al dettaglio, grazie a due semplici abitudini: la vendita di prodotti sfusi e la produzione massiccia di microconfezioni.
In realtà entrambi questi fattori sono comuni anche ad altri paesi in via di sviluppo, ma in India i due fenomeni, forse anche a causa della cronica povertà, sono particolarmente estesi.
In questo periodo di crisi finanziaria, in cui anche i paesi “ricchi” sono alla ricerca di soluzioni che aumentino qualsiasi forma di risparmio, forse sarebbe il caso di dare un’occhiata al sistema indiano fondato essenzialmente sul ridurre al minimo gli scarti.

Tra i prodotti che vengono venduti sfusi, che dovrebbero essere tali in qualunque paese, vi sono ad esempio le sigarette e le medicine.
Poter comprare le sigarette a numero invece che a pacchetto, è inutile dire sia sicuramente un sistema più intelligente per ridurne il consumo di quanto non lo sia scrivere sopra ai pacchetti che fanno male alla salute.
Le medicine, che seppur abbiano funzioni opposte alle sigarette hanno in comune l’elevato prezzo, in India vengono vendute in base alla ricetta del medico, non a scatole: se il dottore prescrive di prendere una pastiglia due volte al giorno per 3 giorni, basta comprare 6 pastiglie, non tutta la scatola
Probabilmente l’oggetto più prezioso di un farmacista indiano, senza il quale sarebbe costretto a chiudere il negozio, sono infatti le forbici, con cui tagliare ordinatamente le confezioni e vendere pillole e pastiglie a numero.
Inutile notare il risparmio economico, la diminuzione degli scarti e del consumo.
Senza contare che le medicine, curiosamente di nuovo in maniera simile alle sigarette, meno se ne prendono e meglio è.
Questo cambiamento in Italia (e per esteso nei paesi sviluppati) non succederà, o almeno non a breve, per il noto e semplice motivo che nel mercato globale sono le lobby a decidere la politica e quelle farmaceutiche e del tabacco sono notoriamente tra le più potenti ed infami.

Venendo alle microconfezioni indiane, i negozi di alimentari ed i droghieri, ma anche quelli di articoli per la casa, sono tutti più o meno invasi da bustine e pacchettini di plastica colorata che possono contenere una notevole varietà di prodotti.
I tipi di impacchettamento hanno così tante dimensioni che forse bisognerebbe dividere la categoria tra microconfezioni, cioè solo molto piccole, ed ultramicroconfezioni, cioè quelle monodose o poco più.
Tra quest’ultime, tipiche alimentari sono bustine di spezie, ketchup, pickles (sottaceti), caramelle e marmellate, mentre tra gli articoli non commestibili gli esempi più diffusi sono i detersivi per lavare i panni ed i prodotti per capelli quali shampoo, balsami ed oli.
Le microconfezioni possono comprendere i suddetti articoli ma molti altri ancora, quali ad esempio biscotti dolci ed i numerosissimi snack speziati.

Un discorso a parte meritano infine i prodotti legati alla pratica tipica indiana di masticare tabacco e paan (mistura di spezie digestiva http://informazioniindiaenepal.blogspot.in/2016/02/il-paan.html) che sono stati forse i primi ad essere confezionati in bustine di plastica monodose.
I negozi di sigarette e di paan, spesso delle minuscole casupole di legno, sono facilmente riconoscibili dalle numerosissime confezioni di bustine colorate, che penzolano pronte per essere velocemente strappate, vendute e consumate.
A causa di uno scarso interesse personale per questo tipo di prodotti non conosciamo con esattezza il contenuto di molte di esse, ma di solito contengono tabacco in diverse forme e vari tipi di paan industriali, sia provvisti di tabacco che senza, più vari ingredienti che fanno parte della mistura del paan tradizionale e che vengono venduti a piccole dosi come semplici rinfrescanti per l’alito.
Lo storico successo di questo tipo di preparazioni ha portato, purtroppo, un aumento vertiginoso nel consumo di tabacco e paan a causa dei quali l’India è il primo paese al mondo per casi di cancro alla bocca e di malformazioni ai denti.
Unito al danno ecologico, di cui parleremo a fine articolo, questo ha portato ad una legislazione vagamente attenta, tanto che in alcuni stati indiani sono banditi completamente, almeno sulla carta, ed in altri si sta provando a farlo.
Un notevole impedimento verso una completa eradicazione del fenomeno è dato dal fatto che anche in India la lobby di tabacco e paan è molto potente, e spesso i proprietari delle fabbriche sono più o meno noti mafiosi, che godono di protezione politica.
Pare infatti che grazie ai rapidi e forti fatturati, installare fabbriche di gutka, nome generico di queste preparazioni, sia il metodo migliore per riciclare denaro sporco.

Tra i lati positivi di questi due fenomeni commerciali c’è sicuramente il fatto di dare la possibilità a chiunque, a prescindere dalle possibilità economiche, di poter utilizzare, almeno saltuariamente, prodotti che sono grossomodo indispensabili per una vita dignitosa dell’uomo del terzo millennio.
Le persone che vivono in ristrettezze economiche, in India purtroppo molto numerose, difficilmente si possono permettere di spendere 30 o più rupie per il detersivo da bucato, ma 1 o 2 rupie per una bustina sì, almeno in particolari situazioni.
Anche le bottigliette di shampoo hanno prezzi molto elevati in rapporto al costo della vita indiana, ma le bustine costano da 2-3 rupie.

Un altro interessante fenomeno legato a questa minuziosa vendita al dettaglio, che però non può essere definita né un aspetto negativo, né positivo, è legato all’ammortizzazione dell’inflazione.
Da una decina d’anni l’inflazione in India cresce, non rapidissima, ma costante, tanto che oggigiorno in media i prezzi sono triplicati, eppure, le microconfezioni continuano a costare tanto uguale.
Il trucco è molto semplice: diminuiscono le porzioni.
Dieci anni fa un pacchetto di biscotti da 2 rupie conteneva 7 pezzi, ora 5, e, attenzione, sono diminuite anche le dimensioni dei biscotti!
Uguale gli shampoo, costano sempre 2-3 rupie, ma prodotto all’interno ce n’è sempre meno.

Seppur a prima vista questa pratica di vendita al dettaglio possa sembrare positiva, aggrava invece quello che già da principio è l’enorme lato negativo di tutta la questione microconfezioni e che viene bilanciato solo in minima parte dal vendere i prodotti sfusi: la quantità di plastica!
Tenendo anche presente che in India sono molto rari i casi di effettive pratiche di smaltimento rifiuti e che, grazie a migliori condizioni economiche, il consumo della plastica sta già di per sé aumentando vertiginosamente, questo sistema potrebbe portare piano piano ad una catastrofe ambientale.

Di certo non aiuta a migliorare la qualità dell’aria né a diminuire la cronica sporcizia, caratteristiche poco invidiabili che vedono purtroppo l’India sempre al top mondiale.

Nessun commento:

Posta un commento