giovedì 16 giugno 2016

Il parapendio in Nepal

Il parapendio è uno strumento simile al paracadute che permette di praticare la disciplina del volo libero di pendio, sebbene per praticità il nome del mezzo è stato esteso anche alla disciplina.
Questa moderna attività sportiva sta ottenendo un sempre maggior successo grazie a numerosi fattori, non ultimo la possibilità concreta di avvicinare in qualche modo l’uomo al sogno di volare.
Oltre a questo, vanno segnalati i continui progressi in campo tecnologico che permettono la sperimentazione di materiali sempre più affidabili, nonché alcune caratteristiche tecniche che rendono il parapendio uno sport sorprendentemente semplice e sicuro.
In confronto a qualunque tipo di mezzo a motore, per quanto piccolo ed ultraleggero, i vantaggi di non dover dipendere da nessun tipo di carburante e di non creare alcun tipo di inquinamento, neppure quello acustico, sono evidenti, mentre rispetto al paracadutismo e al diffuso banjee-jumping, il parapendio permette un’esperienza meno eccitante ma più simile ad un volo controllato che non ad una semplice caduta.
Rispetto invece alla simile disciplina del deltaplano, che dopo il passato successo sta diventando leggermente obsoleta a causa dell’introduzione di piccoli motori che ne favoriscono la manovrabilità, vi sono dei vantaggi riguardo alla sicurezza, soprattutto nelle laboriose e delicate operazioni di partenza, che nel parapendio possono essere interrotte in qualunque momento, mentre nel deltaplano questo non è possibile, e nel caso di errori le conseguenze possono essere disastrose.

In base alle condizioni atmosferiche, relative ai venti e alle correnti d’aria, il parapendio può essere diviso in due tipologie di volo: dinamico o termico.
Nel primo caso, la forza che consente alla vele di aprirsi e al pilota di planare nell’aria è determinata esclusivamete dal vento che, soffiando in direzione dei pendii dai quali sono previsti i lanci, risale verso l’alto.
Il volo termico, invece, prevede l’utilizzo delle correnti ascensionali calde, esattamente come fanno in natura molti uccelli tra cui, com’è piuttosto noto, i grandi rapaci: specialmente alla mattina, qualche ora dopo il sorgere del sole, i raggi iniziano a scaldare l’aria che si trova nelle pianure poste sotto ai rilievi, ed essendo questa più leggera tende a salire.
Questo sistema di volo è quello preferito dai praticanti poiché permette di volare quasi a tempo indeterminato; unica esigenza è il sole, altrimenti, senza il supporto delle correnti calde ascensionali, si scende in fretta e i voli durano molto poco.

I rischi legati a questa attività, apparentemente e profanamente pericolosissima, sono in realtà molto limitati e determinati in genere da condizioni climatiche avverse, che però possono essere prevedibili e verificabili.
Nel caso del volo termico vi è anche la possibilità di salire troppo in alto e rischiare di avvicinarsi a eventuali cumuli nembi, che di solito provocano imprevedibili cambiamenti nel vento che possono essere alquanto pericolosi; in ogni caso, l’attrezzatura completa prevede un paracadute d’emergenza, da utilizzare proprio se si perdesse il controllo della vela principale.
Terminando l’argomento sicurezza, bisogna notare come, curiosamente all’opposto di quanto si possa pensare di primo acchito, più in alto si vola minori sono i rischi di incidenti, visto che questi aumentano in rapporto alla vicinanza col suolo.

Tra i tanti luoghi dove intrepidi appassionati hanno scoperto le condizioni adatte per praticare questa interessante disciplina, uno dei migliori al mondo è la collina di Sarangkot, situata in posizione dominante sopra il Lago di Pokhara, in Nepal.
Grazie alla posizione ed alla conformazione della valle e delle montagne circostanti, i lanci dalla cima di Sarangkot sono considerati tra i più sicuri e semplici, e chiaramente quelli più panoramici, con il placido lago ai piedi e le cime himalayane alle spalle.
Sebbene la zona sia attrezzata per tale attività da molto tempo, il vero boom del parapendio nepalese sta avvenendo solo da un 4-5 anni, grazie alla rinnovata stabilità politica del Nepal che sta favorendo l’afflusso di turisti stranieri.
Nella zona turistica del lungolago le agenzie che offrono i voli, gestite da nepalesi ma con istruttori occidentali, sono sempre più numerose, visto che il fascino di volare sembra non conoscere confini e attira turisti da tutto il mondo; e grazie al diffuso sistema del volo in tandem, cioè con un istruttore legato alle spalle che si occupa di tutto l’aspetto tecnico, non è neppure necessaria alcuna particolare esperienza.

Tutto sembrerebbe perfetto quindi, se non fosse per il vistoso e spiacevole aumento di grandi jeep, minivan e taxi che portano i volatori in cima alla collina e poi li vanno a recuperare quando atterrano, in genere a nord del lago.
Ciò che colpisce è il paradosso che questo fenomeno crea, visto che il parapendio dovrebbe essere il mezzo di trasporto ecologico per eccellenza, ma se prima e dopo il lancio servono dei potenti mezzi a motore (l’attrezzatura infatti è piuttosto voluminosa), questo presupposto crolla miseramente.
Sebbene sia forse prematuro parlare di danni all’ambiente, già ora si può facilmente notare dal lungolago di Pokhara come la collina di Sarangkot abbia perso in più punti la copertura della vegetazione.
Il fatto che recentemente, sempre tra queste colline, siano stati trovati altri punti favorevoli alla pratica del parapendio, sembra un altro indice del forse eccessivo sfruttamento.
Oltretutto nessuno sembra rendersene minimamente conto: gli stranieri sono troppo concentrati a godersi l’esperienza ed i nepalesi a trarne i maggiori profitti economici.

Rimpiangiamo di non aver affrontato l’argomento con il nostro amico Phil, un inglese da molti anni appassionato di parapendio, che citiamo non solo per l’amicizia, ma per dargli credito di essere stato la fonte attendibile delle notizie tecniche che abbiamo riportato.

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