domenica 26 giugno 2016

Storia di Tulsidas e l'asceta aghori

La seguente storia, seppur probabilmente apocrifa, mostra gli inusuali sistemi degli asceti aghori (http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2016/05/la-setta-tantrica-aghora.html) rispetto agli asceti ortodossi, in questo caso identificati con il noto santo e poeta Tulsidas.

Un giorno, Tulsidas, durante il periodo che trascorse come asceta itinerante, giunse in una città dove, come da tradizione dell’ospitalità indù, una donna lo invitò in casa a mangiare.
Finito il pasto, Tulsidas si sentì molto riconoscente e disse alla donna “Ti prego, chiedimi qualunque cosa e la farò per te”.
Lei, inaspettatamente però, gli rise in faccia “Maharaj, tanti santi sono passati di qua prima di te e nessuno di loro è stato in grado di darmi quello che desidero”.
“Ma io sono Tulsidas! – rispose lui un po’ offeso – Ti darò quel che desideri, dimmi!”.
La donna sospirò per la sua ingenuità e gli disse “Voglio un figlio”.
Tulsidas entrò in meditazione e quando ne uscì le rispose “Mi dispiace, gentile signora, ma temo che un figlio non sia nel tuo destino”.
La donna sorrise “Questo è quello che ti ho detto subito, ma non mi hai voluto ascoltare. Comunque, sei sempre il benvenuto per il cibo”.
E Tulsidas se ne andò per la sua strada.
Dopo un po’ di tempo giunse in quella città un asceta aghori, il quale, saputo della donna che non poteva avere figli, decise di fare qualcosa.
Iniziò quindi a camminare nei pressi della casa di lei urlando “Chi mi darà da mangiare? Offro un figlio per ogni roti (chapati, pane) che mi viene dato! Un roti, un bambino! Dieci roti, dieci bambini!”.
Quando la donna lo udì, invitò l’aghori ad entrare e gli disse “Maharaj, non è nel mio destino avere bambini”.
Alché l’aghori rispose “Io ci piscio sul destino!”.
Gli furono offerti otto roti e la donna in otto anni diede alla luce otto bellissimi figli.
Dopo un po’ di tempo, Tulsidas passò di nuovo in quella città e, mentre camminava per la stessa strada, vide gli otto ragazzi.
Bellissimi ed intelligenti, fecero presto amicizia con Tulsidas, quindi chiamarono la madre, che lo invitò ad entrare e gli disse “Ricordi che avevi detto che non c’erano figli nel mio destino?”.
Quando Tulsidas seppe che glieli aveva dati un aghori, entrò in meditazione e chiese al suo Signore Rama il perché “Raghuvira (epiteto di Rama), se Tu non mi hai permesso di dare a quella donna dei figli, come ha potuto farlo quello sporco aghori puzzolente?” (gli asceti aghori sono conosciuti per le loro pratiche estreme e l’aspetto spesso trasandato).
Rama rispose “Tulsi, quell’aghori è qualcosa di diverso da te. Egli è andato oltre le limitazioni di essere un santo e di vivere nel sattva (purezza)”.
Siccome Tulsidas non sembrava soddisfatto di questa spiegazione, Rama decise di insegnargli una buona lezione, con l’aiuto dell’aghori, e improvvisamente cominciò ad urlare “Oh, ho un terribile dolore al cuore. Ti prego Tulsi, portami il cuore di qualcuno così che possa avere un po’ di sollievo”.
Tulsidas si spaventò: se fosse successo qualcosa al Signore Rama, quale sarebbe stato il suo destino come suo devoto principale? Così si mise a correre per le strade gridando “Un cuore! Il Signore Rama ha bisogno di un cuore! Chi darà il suo cuore per Rama?”.
L’aghori, che stava riposando sotto un albero, lo udì e lo chiamò “Tulsi, Tulsi, vieni qui!”.
Quando Tulsidas si avvicinò, l’aghori disse “Ora so quanto amore hai per il Signore Rama. Se lo amassi veramente, Gli avresti dato il tuo cuore quando l’ha chiesto. Qua, se il Signore Rama vuole un cuore, prenda il mio”, e così dicendo si aprì il petto con le dita, si strappò il cuore e lo diede a Tulsidas.
Quando questi entrò in meditazione per offrire il cuore a Rama, questi sorrise e gli disse “Adesso vedi come un vero amante si comporta con il suo amato?”.

Tulsidas dovette rimanere in silenzio e riconoscere la grandezza dell’aghori.

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