Un giorno questo fannullone
incontrò un asceta che gli disse “Pyare, tu sei completamente devoto alla
carne, alla pelle, alle ossa! Se tu amassi Dio tanto quanto ami il tuo corpo,
ti puoi immaginare cosa diventeresti?”.
Queste parole
ebbero un tale effetto su Pyaredas, che questi lasciò ogni cosa e prese quel
santone come maestro.
Lo amava tantissimo
ed era così devoto a lui che praticamente non lo lasciava mai, neanche per un
attimo.
Quando venne il
momento per il guru di lasciare il corpo, questi iniziò a preoccuparsi per lo
shock che avrebbe ricevuto Pyaredas, così gli disse “Pyare, vai nella tal
città e aspettami lì”.
Appena Pyaredas
partì, il maestro lasciò il corpo.
Pyaredas aspettò
per molti giorni e non vedendolo arrivare decise di tornare indietro al
villaggio del guru, dove apprese la notizia che era deceduto e che avevano già
eretto una lapide in sua memoria.
Appena lo seppe,
Pyaredas si precipitò dove era conservata la lapide ed iniziò a piangere finché
non divenne cieco.
Alla fine decise di
uccidersi, sbattendo ripetutamente la testa contro la lapide, ma poco prima di
spaccarsi del tutto il cranio, il maestro gli apparve in forma eterea, curò la
sua cecità, le ferite alla testa ed entrò nel suo corpo; quindi i due vissero
in quel corpo per circa cent’anni.
Inutile evidenziare
che una simile devozione verso il proprio guru sia molto rara.
Nessun commento:
Posta un commento