Shaligram è il nome dato alle conchiglie fossili
di colore nero rinvenibili sulle rive del fiume Kali Gandaki,
in Nepal, specialmente nelle zone più remote tra le alte montagne himalayane.
Oltre ad un certo interesse geologico, secondo la religione
induista i shaligram sono considerati una rappresentazione aniconica (senza
forma) del dio Vishnu.
Biologicamente i shaligram sono fossili di ammoniti
risalenti al giurassico, per l’esattezza circa 100 milioni di anni fa, e si
tratta di varie specie di molluschi caratterizzati da una conchiglia esterna.
La maggiore parte dei shaligram più comuni sono cocci neri
tondeggianti che vengono spaccati a metà per svelare il fossile al loro
interno.
I più comuni sono quelli rotondi spiraliformi, ma se ne
trovano anche ovali o allungati.
Dal punto di vista religioso, l’uso dei shaligram pare sia
stato diffuso intorno al IX secolo dal filosofo Adi Shankaracharya nel suo
riuscito tentativo di rivitalizzazione dell’induismo.
In particolare i shaligram vengono citati in due suoi
commentari di antichi testi, il Taittirya Upanisad, forse creato attorno al
VI-V secolo a.C., ed il Brahma Sutras, un testo le cui origini vengono
individuate, molto approssimativamente, tra il 450 a.C. ed il 200 d.C., dove
l’uso di questi fossili nella devozione verso Vishnu viene considerata una
pratica antichissima.
In Nepal, dove vengono rinvenuti la maggior parte dei
shaligram, vi sono ancora alcuni rari templi in cui la divinità principale è
venerata sotto forma di grandi fossili.
Nonostante un eccessivo sfruttamento potrebbe in futuro far
diminuire la disponibilità di shaligram, al giorno d’oggi sono ancora
diffusissimi nei negozi turistici e religiosi di tutto il Nepal a prezzi
modici, comunque variabili in base a dimensioni, conservazione e rarità.
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