San Bartolomeo in un dipinto del 1480 |
Seppur oggigiorno il cristianesimo sia praticato solo dal
2,3% degli indiani, la sua presenza nel subcontinente è molto antica ed è
rappresentato da un numero sorprendentemente alto di confessioni, di cui molte
tipiche dell’India.
Data l’antichità, le prime fonti non sono del tutto
attendibili, ma pare che già San Bartolomeo apostolo visitò le coste
occidentali della penisola indiana, mentre secondo la tradizione cristiana
indiana fu un altro apostolo, San Tommaso, ad introdurre il cristianesimo in
India nell’anno 52.
Più probabile, stando all’attendibilità delle fonti, la
visita nel II secolo di San Panteno, filosofo e teologo siculo stabilitosi ad
Alessandria d’Egitto, che pare avesse trovato già presenti delle piccole comunità
cristiane, in parte forse ebrei convertiti.
Le prime missioni di cui si hanno prove scritte affidabili
risalgono al IV secolo, come dichiarato nella Cronaca di Seert, un saggio
storico del X secolo, scritto da un anonimo in lingua siriana, ma di cui l’unica
copia rimasta è in lingua araba.
Grazie ai sempre crescenti contatti commerciali,
soprattutto via mare ma anche lungo la Via della Seta, dal V-VI secolo le
missioni cristiane in India si susseguirono con regolarità, con le comunità
dell’area del Kerala che intorno al X-XI secolo iniziarono a ricevere i primi
riconoscimenti e privilegi da parte dei governanti locali.
La diffusione del cristianesimo rimase comunque molto
limitata fino al XIV-XV secolo quando, con l’arrivo dei primi colonizzatori
europei, trovò potenti sostenitori.
Con questi arrivarono infatti anche i primi missionari
protestanti, soprattuto luterani e battisti, ma anche i mormoni, intorno al
1850, ed i Testimoni di Geova, nel 1905, mentre tra i cattolici merita una
citazione la missione del gesuita San Francesco Saverio.
In realtà, come visto anche nei post dedicati alla
colonizzazione dell’India (http://informazioniindiaenepal.blogspot.in/search/label/La%20colonizzazione%20dell%27India),
danesi, olandesi, francesi e britannici, erano interessati principalmente ai
commerci, mentre furono i portoghesi a cercare di imporre la fede cristiana,
con conversioni forzate ed addirittura stabiliendo l’Inquisizione di Goa, che
durò dal 1560 al 1812.
Date le enormi dimensioni dell’India e l’esiguo territorio
di influenza portoghese, nonostante questi sforzi il cristianesimo rimase una religione
minoritaria, a maggioranza solo in alcune piccole enclavi.
San Tommaso in un dipinto di Rubens |
Come conseguenza di queste vicende storiche, il
cristianesimo in India è presente principalmente in tre aree: il sud, con il
Kerala, dove il 18% degli abitanti è di fede cristiana, ed in minor misura il
Tamil Nadu, con una percentuale del 6%, comunque ben maggiore della media
nazionale (2,3%).
Nello stato di Goa, grazie agli sforzi dei portoghesi, il
cristianesimo è professato dal 25% degli abitanti, decisamente maggiore del 6%
di Pondicherry, ex-colonia francese.
Nei territori del nord-est dell’India, grazie a missionari americani
battisti, il cristianesimo apparve nel 1876 ed in breve tempo vennero convertite
dall’animismo alcune delle più importanti etnie dell’area, come i Naga, i Khasi
ed i Mizo.
Ed è proprio in questi stati (a cui abbiamo dedicato due
post http://informazioniindiaenepal.blogspot.in/2016/10/lindia-nord-orientale-i-parte.html,
http://informazioniindiaenepal.blogspot.in/2016/10/lindia-nord-orientale-ii-parte.html)
che oggi risiede la più alta percentuale di cristiani con il Nagaland ed il
Mizoram dove la diffusione raggiunge l’87%, il Meghalaya con il 74%, il Manipur
con il 41% e l’Arunachal Pradesh con il 30%.
Solo in Assam e Tripura, tra i sette stati indiani del
nord-est, i fedeli cristiani sono in netta minoranza con percentuali rispettivamente
intorno al 4% e 3%.
Riguardo le numerose confessioni cristiane presenti in
India, la più diffusa è quella Cattolica Romana, che raggiunge quasi i 12
milioni di fedeli.
La Chiesa dell’India del Sud nasce dall’unione di anglicani
e protestanti dell’India meridionale e vanta circa 5 milioni di seguaci.
Un numero leggermente inferiore, 4.7 milioni, di indiani cristiani
fanno parte della Chiesa Ortodossa Malankarese e della Chiesa Ortodossa
Siro-Malankarese di rito antiocheno.
Sempre nel sud del paese, circa 3 milioni sono i seguaci
della Chiesa Cattolica Siro-Malabarese, un insieme di Chiese cristiane siriache
di rito caldeo, che vengono chiamati Cristiani di San Tommaso o Nasrani, facendo
risalire la propria origine a San Tommaso Apostolo.
Poco meno di 3 milioni di indiani sono protestanti Battisti,
mentre poco più di 1 milione e mezzo segue la Chiesa Cristiana Avventista del
Settimo Giorno.
Sempre tra le confessioni protestanti, quasi ugualmente
diffuse sono la Chiesa Neo-Apostolica, la Chiesa Presbiteriana dell’India, la Chiesa
Luterana e la Chiesa del Nord dell’India, con rispettivamente 1.4, 1.3, 1.2 ed
1.2 milioni di fedeli.
La Chiesa Siro-Malankarese Mar Thoma è una peculiare chiesa
cristiana indiana che si distingue per contenere elementi sia delle tradizioni occidentali
che orientali ed è seguita da circa 900 mila fedeli.
Tra le altre confessioni: la Chiesa Metodista (648.000), la
Chiesa di Dio Pentecostale Indiana (600.000), la New Life Fellowship
Association (480.000), la Indian Brethren (450.000), la Chiesa Cattolica
Siro-Malankarese (310.000), la Assemblies Jehovah Shammah (310.000), le Manna
Full Gospel Churches (250.000), la Chiesa Evangelica dell’India (250.000), i
Testimoni di Jehovah (42.500), la Chiesa Siriana Caldea (35.000), la Chiesa
Evangelica di San Tommaso (35.000) e la Chiesa Evangelica di Maraland (30.000),
più un’altra dozzina di confessioni con circa 10-20 mila seguaci.
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