martedì 22 novembre 2016

Il cristianesimo in India

San Bartolomeo in un dipinto del 1480
Seppur oggigiorno il cristianesimo sia praticato solo dal 2,3% degli indiani, la sua presenza nel subcontinente è molto antica ed è rappresentato da un numero sorprendentemente alto di confessioni, di cui molte tipiche dell’India.
Data l’antichità, le prime fonti non sono del tutto attendibili, ma pare che già San Bartolomeo apostolo visitò le coste occidentali della penisola indiana, mentre secondo la tradizione cristiana indiana fu un altro apostolo, San Tommaso, ad introdurre il cristianesimo in India nell’anno 52.
Più probabile, stando all’attendibilità delle fonti, la visita nel II secolo di San Panteno, filosofo e teologo siculo stabilitosi ad Alessandria d’Egitto, che pare avesse trovato già presenti delle piccole comunità cristiane, in parte forse ebrei convertiti.
Le prime missioni di cui si hanno prove scritte affidabili risalgono al IV secolo, come dichiarato nella Cronaca di Seert, un saggio storico del X secolo, scritto da un anonimo in lingua siriana, ma di cui l’unica copia rimasta è in lingua araba.
Grazie ai sempre crescenti contatti commerciali, soprattutto via mare ma anche lungo la Via della Seta, dal V-VI secolo le missioni cristiane in India si susseguirono con regolarità, con le comunità dell’area del Kerala che intorno al X-XI secolo iniziarono a ricevere i primi riconoscimenti e privilegi da parte dei governanti locali.

La diffusione del cristianesimo rimase comunque molto limitata fino al XIV-XV secolo quando, con l’arrivo dei primi colonizzatori europei, trovò potenti sostenitori.
Con questi arrivarono infatti anche i primi missionari protestanti, soprattuto luterani e battisti, ma anche i mormoni, intorno al 1850, ed i Testimoni di Geova, nel 1905, mentre tra i cattolici merita una citazione la missione del gesuita San Francesco Saverio.
In realtà, come visto anche nei post dedicati alla colonizzazione dell’India (http://informazioniindiaenepal.blogspot.in/search/label/La%20colonizzazione%20dell%27India), danesi, olandesi, francesi e britannici, erano interessati principalmente ai commerci, mentre furono i portoghesi a cercare di imporre la fede cristiana, con conversioni forzate ed addirittura stabiliendo l’Inquisizione di Goa, che durò dal 1560 al 1812.
Date le enormi dimensioni dell’India e l’esiguo territorio di influenza portoghese, nonostante questi sforzi il cristianesimo rimase una religione minoritaria, a maggioranza solo in alcune piccole enclavi.

San Tommaso in un dipinto di Rubens
Come conseguenza di queste vicende storiche, il cristianesimo in India è presente principalmente in tre aree: il sud, con il Kerala, dove il 18% degli abitanti è di fede cristiana, ed in minor misura il Tamil Nadu, con una percentuale del 6%, comunque ben maggiore della media nazionale (2,3%).
Nello stato di Goa, grazie agli sforzi dei portoghesi, il cristianesimo è professato dal 25% degli abitanti, decisamente maggiore del 6% di Pondicherry, ex-colonia francese.
Nei territori del nord-est dell’India, grazie a missionari americani battisti, il cristianesimo apparve nel 1876 ed in breve tempo vennero convertite dall’animismo alcune delle più importanti etnie dell’area, come i Naga, i Khasi ed i Mizo.
Ed è proprio in questi stati (a cui abbiamo dedicato due post http://informazioniindiaenepal.blogspot.in/2016/10/lindia-nord-orientale-i-parte.html, http://informazioniindiaenepal.blogspot.in/2016/10/lindia-nord-orientale-ii-parte.html) che oggi risiede la più alta percentuale di cristiani con il Nagaland ed il Mizoram dove la diffusione raggiunge l’87%, il Meghalaya con il 74%, il Manipur con il 41% e l’Arunachal Pradesh con il 30%.
Solo in Assam e Tripura, tra i sette stati indiani del nord-est, i fedeli cristiani sono in netta minoranza con percentuali rispettivamente intorno al 4% e 3%.

Riguardo le numerose confessioni cristiane presenti in India, la più diffusa è quella Cattolica Romana, che raggiunge quasi i 12 milioni di fedeli.
La Chiesa dell’India del Sud nasce dall’unione di anglicani e protestanti dell’India meridionale e vanta circa 5 milioni di seguaci.
Un numero leggermente inferiore, 4.7 milioni, di indiani cristiani fanno parte della Chiesa Ortodossa Malankarese e della Chiesa Ortodossa Siro-Malankarese di rito antiocheno.
Sempre nel sud del paese, circa 3 milioni sono i seguaci della Chiesa Cattolica Siro-Malabarese, un insieme di Chiese cristiane siriache di rito caldeo, che vengono chiamati Cristiani di San Tommaso o Nasrani, facendo risalire la propria origine a San Tommaso Apostolo.
Poco meno di 3 milioni di indiani sono protestanti Battisti, mentre poco più di 1 milione e mezzo segue la Chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno.
Sempre tra le confessioni protestanti, quasi ugualmente diffuse sono la Chiesa Neo-Apostolica, la Chiesa Presbiteriana dell’India, la Chiesa Luterana e la Chiesa del Nord dell’India, con rispettivamente 1.4, 1.3, 1.2 ed 1.2 milioni di fedeli.
La Chiesa Siro-Malankarese Mar Thoma è una peculiare chiesa cristiana indiana che si distingue per contenere elementi sia delle tradizioni occidentali che orientali ed è seguita da circa 900 mila fedeli.

Tra le altre confessioni: la Chiesa Metodista (648.000), la Chiesa di Dio Pentecostale Indiana (600.000), la New Life Fellowship Association (480.000), la Indian Brethren (450.000), la Chiesa Cattolica Siro-Malankarese (310.000), la Assemblies Jehovah Shammah (310.000), le Manna Full Gospel Churches (250.000), la Chiesa Evangelica dell’India (250.000), i Testimoni di Jehovah (42.500), la Chiesa Siriana Caldea (35.000), la Chiesa Evangelica di San Tommaso (35.000) e la Chiesa Evangelica di Maraland (30.000), più un’altra dozzina di confessioni con circa 10-20 mila seguaci.

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