martedì 15 novembre 2016

La colonizzazione dell'India, i britannici, I parte

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Lord Clive incontra il Sultano del Bengala Mir Jafar, dopo la Battaglia di Plassey del 1757
La colonizzazione dell’India da parte dei britannici ebbe una durata di circa tre secoli e mezzo, dal 1612 al 1947, e può essere divisa in tre periodi.
Dal 1612 al 1757 la Compagnia Britannica delle Indie Orientali si limitò a mettere le basi per il commercio stabilendo alcune cosiddette “factory” (delle istituzioni per aiutare mercanti ed agenti commerciali a portare avanti le proprie attività) e fondando le tre “Presidency Town” di Madras, Bombay e Calcutta.
Dopo la vittoriosa Battaglia di Plassey del 1757, contro gli eserciti congiunti dei francesi e del Nababbo del Bengala, la Compagnia iniziò un lungo periodo di annessioni territoriali che causeranno una sempre maggior ingerenza nei traffici da parte della Corona.
Tanto che, nel 1858, dopo la fallita rivoluzione indiana dell’anno precedente, tutti i pochi poteri rimasti alla Compagnia vennero assunti dalla casa reale che instaurò il British Raj, chiamato in inglese anche Regno della Corona in India o Regno Diretto in India, per distinguerlo dai due periodi in cui il potere era in mano alla Compagnia.

I periodo (1612-1757)
Gli interessi commerciali britannici in India risalgono al 1588, quando, dopo la vittoria sull’Invincibile Armata spagnola, i mercanti londinesi chiesero ed ottennero il permesso dalla regina Elisabetta I di salpare per l’Oceano Indiano.
I primi tentativi non ebbero molto successo, ma nel 1600 i mercanti ottennero dalla Regina un Royal Charter, un documento ufficiale che garantiva diritti e poteri sotto l’egidia della Corona, e fondarono la Compagnia.
Dopo alcune schermaglie con portoghesi ed olandesi, nel 1612 i britannici riportarono un’importante vittoria contro i portoghesi a Surat, in Gujarat, dopo la quale iniziarono a considerare di guadagnare territori anche all’interno dell’India.
Grazie a ottimi rapporti diplomatici con la dinastia Moghul, che al tempo governava su quasi tutto il centro-nord dell’India, la Compagnia stipulò un trattato commerciale con l’imperatore Jehangir che dava alla Compagnia il diritto escluivo di risiedere e fondare factory a Surat ed in altre zone, in cambio di beni e rarità provenienti dai mercati europei.
Beneficiando della protezione imperiale, la Compagnia Britannica crebbe molto velocemente fondando grandi basi commerciali a Surat (1619), Madras (1639), Bombay (1668) e Calcutta (1690).
L’accesa rivalità militare con i francesi portò alla già citata vittoria nella Battaglia di Plassey, a nord di Calcutta, che sancirà l’inizio delle annessioni territoriali della Compagnia in India.

II periodo (1757-1858)
Durante il cosiddetto Regno della Compagnia in India, i britannici iniziarono la conquista territoriale del subcontinente indiano che terminarono grazie a numerose vincenti campagne militari, dapprima contro i sovrani del nord-est, quindi con il Regno di Mysore a sud, i Maratha al centro e, tornando a nord, contro l’Impero Sikh.
Dopo la Battaglia di Plassey del 1757, nel 1764 i britannici ottennero un’altra importante vittoria nella Battaglia di Buxar, in Bihar presso il confine con l’Uttar Pradesh, contro un esercito congiunto del Nababbo di Awadh, del Nababbo del Bengala e dell’imperatore Moghul Shah Alam II, grazie alla quale poterono stabilire il loro dominio su tutto il nord e l’est dell’India.
Le guerre contro il Regno di Mysore furono ben quattro e durarono dal 1767 al 1799, quando, con la sconfitta e la morte sul campo di Tipu Sultan durante l’Assedio di Serigapatnam, tutto il territorio appartenuto alle dinastie di Mysore passò ai britannici.
Le tre Guerre Anglo-Maratha vennero combattute nei periodi 1775-1782, 1803-1805 e 1816-1819, vincendo l’ultima delle quali, la Compagnia Britannica acquisì tutta l’India centrale, permettendo l’ampiamento dell’aria d’influenza della città di Bombay.
Le due Guerre Anglo-Sikh furono combattute nei bienni 1845-46 la prima e 1848-49 la seconda, quindi una durante l’ultima parte del Regno della Compagnia in India ed una durante il British Raj.
La I Guerra Anglo-Sikh permise ai britannici di ridurre le ambizioni dellImpero Sikh, togliendogli alcuni importanti territori, mentre con la II Guerra Anglo-Sikh, la Corona Inglese si sbarazzerà definitivamente del temibile esercito Sikh, al tempo comunque ormai indebolito per varie cause.

III periodo (1858-1947)
Seppur, come già accennato, l’ingerenza della famiglia reale sui traffici della Compagnia stesse già aumentando, la causa scatenante per la Corona di prendere effettivo possesso dei territori del subcontinente fu la fallita rivolta indiana del 1857.
La prima conseguenza fu la ristrutturazione dell’esercito, con lo scioglimento delle unità che si erano ribellate e la creazione di nuovi corpi, nonché la promozione di quelli che invece erano rimasti fedeli ai britannici.
Anche l’amministrazione dell’Impero Anglo-Indiano venne migliorata, dividendola su tre livelli: il governo imperiale di Londra, il governo centrale di Calcutta ed i governi provinciali nelle “presidencies” chiamate poi “provinces”.
Vennero quindi messe la basi per una prima modernizzazione dell’India, nelle infrastrutture, come strade e ferrovie, e nella società, soprattutto il sistema scolastico di tipo occidentale.
Purtroppo però si creeranno anche i presupposti per alcuni di quelli che diventeranno problemi cronici del paese, come il sovrappopolamento dei centri urbani, dove le masse locali erano spinte per fornire manodopera alle fabbriche, e le conseguenti disastrose condizioni igienico sanitarie, che già intorno ai primi decenni del XX secolo erano diventate preoccupanti.

Questi diventeranno anche tra le cause del risentimento degli indiani verso i colonizzatori, che porterà alla creazione di vari movimenti indipendentisti, che avranno successo solo grazie all’indebolimento dell’Impero Britannico a causa della II Guerra Mondiale.

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