Sonia Gandhi (1946-...) è una politica indiana, di origini
italiane, dal 1998 a capo del Partito del Congresso, una delle fazioni
politiche più importanti del paese.
Nata con il nome di Antonia Maino in provincia di Vicenza,
trascorse gran parte della giovinezza ad Orbassano, vicino a Torino, dove il
padre possedeva una ditta di costruzioni.
Successivamente, nel 1964, si trasferì a Cambridge, per
studiare inglese presso la Bell National Trust, dove nel 1965 conoscerà Rajiv
Gandhi, secondogenito dell’allora Primo Ministro indiano Indira Gandhi.
Dopo il matrimonio, nel 1968, seguendo i costumi
tradizionali indù, si trasferì in casa della potente suocera ed assunse il nome
di Sonia Gandhi.
All’inizio la coppia non era interessata alla politica:
Rajiv intraprese una carriera di pilota di aerei presso l’Air India, mentre
Sonia si dedicava all’apprendimento della complessa cultura indiana e a
crescere i due figli, Rahul, nato nel 1970 e Priyanka, nata nel 1972.
Alcuni anni dopo però una serie di tragici eventi sconvolsero
la famiglia ed avvicinarono forzatamente prima Rajiv e poi Sonia ad entrare in
politica.
Nel Giugno del 1980, in un incidente aereo morì Sanjiv
Gandhi, fratello maggiore di Rajiv, sul quale gravava invece l’eredità politica
della famiglia, spingendo quindi Rajiv a compiere i primi passi, anche per
aiutare la madre che nel 1977 aveva perso la carica di Primo Ministro.
Tornata al potere Indira Gandhi, nell’Ottobre del 1984
venne assassinata da due guardie del corpo Sikh, in risposta al pugno di ferro
che Indira aveva usato per reprimere una rivolta Sikh (http://informazioniindiaenepal.blogspot.in/2016/03/breve-storia-della-religione-sikh.html),
aprendo quindi, seppur tragicamente, le porte alla carica di Primo Ministro a
Rajiv, che fu infatti ufficialmente eletto già il 31 Dicembre dello stesso
anno.
Sonia al tempo sembrava sempre disinteressata ad un’attiva
carriera politica, sebbene l’essere diventata la First Lady indiana può essere
considerato un ulteriore passo in quella direzione.
Nonostante le aspettative, giustamente rivolte verso un
giovane (40 anni) e brillante leader come Rajiv, il suo mandato fu
caratterizzato da vari scandali e controversie, tali che lo porteranno a
perdere le successive elezioni del 1989.
Deciso a riprendere il potere in vista del nuovo turno
elettorale del 1991, il 21 Maggio di quell’anno, durante un comizio in una
cittadina a circa 40 chilometri da Chennai, Rajiv Gandhi venne ucciso da una
potente esplosione causata da una kamikaze appartenente al LTTE, il gruppo
armato rivoluzionario Tamil che combatteva in Sri Lanka e contro il quale Rajiv
aveva intrapreso una politica piuttosto aggressiva.
Come accadde per il marito alla morte della madre, dopo
questo tragico evento venne proposta la carica di Primo Ministro a Sonia
Gandhi, la quale però rifiutò, cercando di tenere, comprensibilmente dopo
l’assassinio di suocera e marito, un basso profilo.
Perso il proprio carismatico leader, il Partito del
Congresso iniziò una fase di declino che lo porterà infatti ad essere sconfitto
alle elezioni del 1996.
Dopo quest’ultimo episodio, nel 1997 Sonia Gandhi decise
quindi di entrare definitivamente in politica, diventando già nel 1998 capo del
Partito.
Nel Maggio del 1999, iniziarono le prime critiche, rivolte
non tanto alle sue capacità, quanto alle origini straniere, mal digerite non
solo dai partiti avversari, su tutti il nazionalista BJP, ma anche da tre alti
dirigenti del Congresso stesso.
A queste Sonia rispose con molto acume offrendo le proprie
dimissioni da leader del Congresso, che furono respinte e scatenarono invece
un’ondata di protesta verso i tre ribelli che vennero espulsi dal partito a
furor di popolo.
Guadagnato così il rispetto della classe regnante, sempre
nel 1999 Sonia Gandhi divenne il leader della coalizione all’opposizione del
Governo, guidato invece dalla NDA (National Democratic Alliance) comandato dal
partito BJP.
Dopo aver proposto una coraggiosa mozione di sfiducia
contro il Primo Ministro Atal Bihari Vajpayee nel 2003, per le elezioni
dell’anno successivo Sonia Gandhi lanciò una vasta campagna nazionale, cercando
di focalizzarsi sul cosiddetto aam admi, l’uomo comune (letteralmente
uomo-mango, dalla comune reperibilità in India del frutto), in contrapposizione
al pomposo slogan dell’NDA “India’s shining”, l’India sta splendendo.
Come capo della coalizione UPA (United Progressive
Alliance), dopo aver vinto sorprendentemente le elezioni, Sonia Gandhi, secondo
la prassi politica indiana, venne invitata dal Presidente della Repubblica,
allora il professor Abdul Kalam (http://informazioniindiaenepal.blogspot.in/2016/03/il-professor-abdul-kalam_11.html),
per essere investita della carica di Primo Ministro.
Questo però già da giorni aveva di nuovo creato delle forti
e clamorose proteste da parte dalla coalizione avversaria NDA, sempre rivolte
verso le origini straniere di Sonia.
Furono anche avanzati dei possibili vizi legali che
potessero proibire una tale eventualità, cioè che la costituzione indiana non
prevedesse che il Primo Ministro potesse avere origini straniere, né che lo
prevedesse la costituzione italiana (scusa per poter applicare un principio di
non-reciprocità), teorie rivelatisi entrambe errate.
Per risolvere la questione, Sonia Gandhi, sorprendendo
tutti, rinunciò alla carica, per la quale propose invece Manmohan Singh, già da
anni membro del Governo e del Partito nelle vesti di Ministro delle Finanze ed
economista.
In questo modo spense le proteste, continuando ad essere,
seppur nell’ombra, la leader politica indiscussa del paese, visto che Manmohan
Singh, all’interno del partito, si trovava effettivamente sotto il suo
controllo.
La scelta di affidare il paese ad un economista, più che ad
un politico, si rivelò dapprima piuttosto azzeccata anche per poter portare
avanti le già avviate riforme economiche, ma col tempo un leader eccessivamente
temperato, anche a causa della non giovane età, si rivelò controproducente nel
cercare di arginare le critiche e gli attacchi dell’opposizione.
Questo fu una delle causa della completa sconfitta del
Partito del Congresso e dell’UPA alle elezioni del 2014, alla quale bisogna
raggiungere anche la popolarità raggiunta dal leader del BJP Narendra Modi.
Popolarità che purtroppo Sonia Gandhi, nonostante
un’indubbia attenzione in proposito, non è mai riuscita a creare attorno ai
figli, in particolare a Rahul, sul quale dovrebbero cadere le responsabilità
politiche della famiglia.
Nonostante la nobile genealogia, Rahul Gandhi sembra infatti
privo di un qualsivoglia carisma politico che ormai, superati i quarant’anni, dovrebbe
aver già sviluppato.
Oltre a questo parziale insuccesso, tra le controversie più
significative che hanno segnato e stanno segnando la carriera di Sonia Gandhi
ve ne sono almeno due che meritano una citazione.
Il primo è il cosiddeto “Scandalo Bofors”, su presunte
tangenti versate dalla Bofors, ditta d’armi svedese, ad alti funzionari del
Governo Indiano e dell’Esercito, per ottenere un contratto di vendita di
armamentario bellico.
Il coinvolgimento di Sonia Gandhi è dovuto all’essere stata
amica di Ottavio Quattrocchi, l’imprenditore italiano considerato
l’intermediario della transazione illecita.
Nonostante al termine del lungo procedimento giudiziario
non sia mai stato provato legalmente il reato di corruzione, questo scandalo
influì notevolmente ad aggravare la già nota fama del Partito del Congresso, e
quindi dei suoi leader, come “paladini” della corruzione.
Un’altra piccola controversia personale che ha coinvolto
Sonia Gandhi riguarda la sua effettiva cittadinanza, che venne anche tirata in
ballo per fini politici.
Nel 1983 Sonia rinunciò alla cittadinanza italiana per
prendere quella indiana, restituendo il proprio passaporto all’Ambasciata
Italiana di Delhi, in quanto né l’Italia né l’India prevedevano al tempo al
doppia cittadinanza.
In India il divieto permane tuttora, ma la legge italiana
lo permette, dal 1992, e non è ben chiaro se Sonia Gandhi si sia avvalsa del
diritto di riprendere anche il suo vecchio status.
Per finire con una piccola curiosità, Sonia Gandhi è
conosciuta non solo per le sue capacità politiche, che da molti anni la vedono tra
i primi posti nelle classifiche delle donne più potenti del pianeta, ma anche
per l’eleganza, vestendo con grazia splendidi sari, che l’anno fatta comparire
anche nelle liste riservate alle donne pubbliche più eleganti.
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