Entrata del tempio di Badrinath |
Sebbene il concetto di pellegrinaggio
sia presente in quasi tutte le religioni, è nell’induismo che questi trovano la
loro massima espressione.
Grazie alla presenza di numerose
divinità e ad un’ampissima mitologia, l’India è letteralmente costellata di
luoghi sacri, chiamati dal sanscrito tirth, meta di grandi e piccoli
pellegrinaggi di vario tipo.
Alcuni consistono semplicemente nella
visita ad un particolare tempio, ma la maggior parte comprendono più luoghi
sacri collegati tra loro e possono essere visitati sia con unico viaggio, che
dividendoli in più escursioni.
Tra i più importanti pellegrinaggi
indù, detti in sanscrito yatra, vi è il
Char Dham, traducibile letteralmente come “I quattro luoghi di residenza (di Dio
chiaramente)”.
Istituito secondo la tradizione dal filosofo
indù Adi Sankaracharya nell’VIII-IX secolo, prevede la visita di quattro
località che sono considerate gli estremi del territorio sacro a forma di rombo
che rappresenta l’India: a ovest Dwarka, a nord Badrinath, a est Puri e a sud Rameswaram.
Da notare che seppur questi punti non
rappresentino i confini politici estremi dell’India, si trovano simmetricamente
posti, a coppie, sulla medesima longitudine, Badrinath e Rameswaram, e sulla
stessa latitudine, Dwarka e Puri.
Tre di questi tirth sono propriamente
dedicati a Vishnu, cioè Dwarka, Badrinath e Puri, mentre Rameswaram è dedicato principalmente
a Shiva.
Chiaramente questo pellegrinaggio,
date le enormi distanze, di solito non viene compiuto in un unico viaggio, ma visitando
i vari luoghi nell’arco di una vita.
Secondo la tradizione, la prima tappa
è Puri, quindi si prosegue in senso orario con Rameswaram, Dwarka e Badrinath.
La cittadina di Puri è situata nello
stato dell’Orissa sulla costa del Golfo del Bengala ed è un frequentatissimo
centro per il culto di Krishna, oltre che una nota stazione balneare.
Il tempio più importante, facente
parte del pellegrinaggio del Char Dham, è l’imponente e meraviglioso Jagannath
Temple, in cui Krishna viene venerato come Jagannath, Signore dell’Universo, ma
purtroppo i cittadini non indiani non possono entrare (seppur, tecnicamente,
dovrebbero far parte anche loro dell’universo).
Oltre all’immagine principale, il
complesso ospita numerosi templi e santuari nonché una gigantesca cucina, considerata
la più grande al mondo, dove vengono preparate le numerose naivedhya, offerte
di cibo da porgere alla divinità, che vengono poi distribuite ai devoti sotto
forma di prasad, che significa di nuovo offerta, specificatamente della
divinità ai devoti.
Altro importante luogo religioso della
città è il Govardhana Math, un monastero fondato dal già citato filosofo Adi
Shankacharya, sotto la cui giurisdizione cade praticamente tutta la parte
orientale del sub-continente indiano, compresi Nepal e Bhutan.
A sud dell’India, proprio nella punta
più meridionale della penisola indiana, di fronte allo Sri Lanka, si trova l’Isola
di Pamban, collegata alla vicina terraferma da un grande ponte, e dove è
situato il Ramanathaswami Temple, dedicato il dio Shiva.
L’importanza religiosa di Rameswaram,
nome della cittadina che ospita il tempio, è legata alle vicende del dio Rama.
In particolare, a Rameswaram, Rama costruì
il ponte per raggiungere l’Isola di Lanka dove era stata imprigionata sua
moglie Sita, rapita dal potente demone Ravana.
Una volta terminata vittoriosamente la
guerra contro Ravana e liberata Sita, qui Rama compì rituali in onore di Shiva
affinché l’assolvesse da eventuali peccati commessi durante questa impresa.
Secondo la leggenda, Rama decise di
installare qui un gigantesco lingam (simbolo fallico che rappresenta
Shiva) e per fare questo chiese al fidato dio scimmia Hanuman di recarsi
sull’Himalaya.
Siccome l’operazione richiese troppo
tempo, nel frattempo Sita, la moglia di Rama, costruì un piccolo lingam con la
sabbia presente sulla spiaggia.
Quindi all’interno della stanza
principale del tempio sono due i lingam venerati: il Ramalingam costruito da
Sita, ed il Vishwalingam, portato da Hanuman dall’Himalaya.
Sebbene non ci sia ben chiaro quale
dei due, uno di questi fa parte della tradizione dei 12 jyotirlingam,
lingam di luce (dove si ritiene Shiva risieda stabilmente), a ulteriore
dimostrazione dell’importanza religiosa del luogo.
Oltre che per la sacralità, il
Ramanathaswami Temple è anche noto per essere un magnifico esempio di
architettura dravidica.
Dwarka è una piccola ma interessante
città di mare situata sulla costa dello stato del Gujarat.
Identificata spesso con la mitica
capitale del regno di Krishna, da molti secoli è un’importante luogo sacro, e
parte del Char Dham, grazie alla presenza del Dwarkadhish Temple dedicato a
Krishna.
Sebbene il luogo di culto sia
antichissimo, l’attuale costruzione risale al XV-XVI secolo a causa di accanite
distruzioni mussulmane e rappresenta un pregevole esempio di stile chalukya,
dal nome dell’omonima dinastia che regnò nel centro-sud dell’India tra il VI ed
il XII secolo.
Particolarmente suggestiva è anche la
zona sacra situata dietro al tempio, dove il piccolo fiume Gomti sfocia nel
mare e sono presenti alcuni ghat (gradini sacri) per le abluzioni.
Il paesino di Badrinath si trova sulle
montagne dello stato dell’Uttarkhand ad un’altitudine di circa 3.300 m s.m.l.
ed ospita l’importante Badrinath Temple dal quale prende il nome.
Come si può intuire dall’aspetto
esterno, soprattutto i colori sgargianti, originariamente era un monastero
buddista, convertito in tempio indù dal già citato filosofo Adi Shankaracharya
nel VIII secolo.
Il nome sembra derivare dall’albero di
giuggiolo, che anticamente cresceva abbondante nella zona, ed è legato ad un
episodio della mitologia indù nel quale Vishnu, seduto per anni in meditazione,
venne protetto da sua moglie Lakshmi che prese la forma di un albero di badri,
il nome hindi per giuggiolo, in particolare gli eduli frutti.
Nonostante la posizione remota, a
circa 300 chilometri a nord di Rishikesh, grazie alla notevole importanza
religiosa, il tempio di Badrinath è uno dei luoghi di culto indù più visitati.
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