Locandina del film Coolie |
Amitabh Bachchan (1942-...) è probabilmente l’attore
indiano più carismatico ed amato, sebbene, prima della definitiva consacrazione giunta intorno agli
anni 2000, durante la sua quarantennale carriera abbia conosciuto numerosi alti
e bassi.
Dotato di buone capacità recitative, impreziosite anche dal
suo naturale portamento elegante e la profonda voce baritonale, dopo alcune
piccole parti romantiche, intorno ai trent’anni iniziò a cogliere i primi
importanti successi, dal film Zanjeer del 1973, con il quale inaugurò le prime
convincenti interpretazioni del “angry young man” (giovane uomo arrabbiato).
Sempre di questo periodo e filone, nel 1975 interpreta Jai,
coprotagonista del film Sholay, un insolito ma riuscito western, che sarà a
lungo un modello per i film d’azione indiani e considerato da molti la miglior pellicola
bollywoodiana di sempre.
La rapida e travolgente ascesa al successo di Bachchan si
interruppe però bruscamente nel Luglio 1982, quando, durante le riprese di una
scena di lotta per il film Coolie, si ferì gravemente all’addome e rimase in
ospedale per mesi in condizioni critiche.
Ripresosi dall’incidente, ritornò subito a calcare le
scene, nel Gennaio 1983, spinto anche dall’affetto dimostrato dai suoi numerosi
fan, ma ben presto scoprì di avere una forma piuttosto debilitante di
myasthenia gravis che gli procurava una notevole stanchezza sia mentale che
fisica.
Pare anche che durante la lunga convalescenza gli fu
somministrato del sangue infetto dal virus dell’epatite B, fattore che di certo
influì negativamente sulle sue già precarie condizioni di salute.
Per questi motivi decise di ritirarsi dal cinema e di intraprendere
la carriera politica, in appoggio all’amico Rajiv Gandhi, a sua volta entrato
in politica da pochi anni.
Dopo aver vinto le prime elezioni alle quali fu candidato,
venne invischiato, seppur marginalmente, nello scandalo Bofors (una ditta
d’armi svedese che pare pagò alcune sostanziose mazzette per ottenere un
importante contratto con l’esercito indiano), ragion per cui Bachchan abbandonò
la politica attiva, da lui stesso definita un “cesspool” (letteralmente un
pozzo nero, quindi una fogna), pur rimanendo però in stretto contatto con
alcuni importanti leader.
Terminata quindi l’avventura in politica e migliorate anche
le condizioni di salute, Amitabh Bachchan decise di riprendere la carriera di
attore, ma, nonostante qualche sporadico successo, dal 1988 al 1992 collezionò
una lunga serie di flop che lo portarono ad un semi-ritiro dalle scene di circa
5 anni, al termine dei quali, nel 1996, fondò una propria casa di produzione,
la ABCL (Amitabh Bachchan Corporation Ltd.).
Purtroppo però i film prodotti furono quasi tutti dei flop
e la compagnia fu dichiarata fallita nel 1997, creando ad Amitabh Bachchan non
pochi problemi finanziari (risolti questi nel 2001 la compagnia verrà
rilanciata con maggior successo).
Anche la carriera di attore stentava a decollare e
raggiungere i fasti del passato poiché, nonostante le sue performance fossero
spesso ben ricevute dai critici, i film a cui partecipava si rivelarono quasi
tutti dei disastri al botteghino, probabilmente anche a causa di alcune
controversie politico-finanziarie che gli fecero perdere i favori del pubblico.
La tendenza iniziò a cambiare dai primi anni duemila quando
Big B (uno dei tanti soprannomi) infilò una lunga serie di hit interpretando
spesso, e molto bene, ruoli di anziano capofamiglia come in Mohabbatein,
acclamata pellicola del 2000, o in Eek Rishtaa: the bond of love (2001), Kabhi
Khushi Kabhie Gham (2001) e Baghban (2003).
Tra gli altri ruoli riusciti che gli valsero importanti
premi cinematografici indiani, bisogna ricordare: Aks (2001), Black (2005), Paa
(2010) e Piku (2016).
Parte della ritrovata popolarità di Amitab Bachchan si deve
anche all’aver presentato, con enorme successo, la versione indiana del
popolare quiz televisivo Chi vuol essere miliardario, dalla prima edizione del
2000 fino all’ottava del 2014, saltando solo la terza per problemi di salute.
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