
In origine comunque Sankassa fu induista, come suffragato
anche da alcune citazioni nel poema epico Ramayana, dove viene descritta la
sconfitta di un malefico re di Sankasya (uno degli antichi nomi simili con i
quali era conosciuta la città) da parte di Janaka, padre di Sita e re del
vicino Regno di Mithila.
Secondo fonti buddiste qui il Buddha ritornò sulla terra
dopo essere andato nel Tavatimsa (un dei paradisi buddisti) per predicare a sua
madre Maya Devi l’Abhidhamma Pitaka, una serie di insegnamenti che diverranno
la terza ed ultima parte del Canone Pali, le scritture sulle quali si basa il
buddismo theravada.
Dopo la morte del Buddha, Sankassa iniziò uno sviluppo
legato alla diffusione dei suoi insegnamenti, tanto da prendere parte ad alcuni
avvenimenti concernenti la cosiddetta Controversia di Vajjiputta, nome dato al
Secondo Concilio Buddista.
Ma soprattutto, un paio di secoli più tardi, il grande
imperatore Ashoka (http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2016/02/limperatore-ashoka.html)
decise di promuovere la città come luogo di pellegrinaggio, costruendo templi e
monasteri ed installandovi una delle sue famose colonne.
Purtroppo, a causa degli avvenimenti storici successivi, in
particolare il declino del buddismo a favore dell’induismo, Sankassa ha
lentamente perso ogni importanza e ad oggi si trova in un’area decisamente
depressa.
Oltre alla poco felice posizione geografica, bisogna anche
notare che sono pochissimi i resti delle antiche vestigia della città ed i
visitatori sia pellegrini che turisti sono estremamente rari.
Tra i luoghi di un minimo interesse si possono segnalare
solo un paio di siti: all’ombra di un grande albero appena fuori il villaggio,
si trova una semplice struttura di pietra, simile ad un baldacchino, che
protegge il capitello della colonna di Ashoka (ormai sparita), sulla quale è
scolpito un elefante, posizionato sopra ad un fiore di loto rovesciato.
Seppur il muso dell’animale sia gravemente danneggiato, la
scultura è piuttosto gradevole e di una certa importanza storico-artistica,
tenendo presente l’antichità del reperto, che risale a circa il III secolo
a.C..
Non molto lontano si può notare una bassa e brulla collina
sulla cima della quale sono collocate due piccoli santuari ed i resti in
mattoni di un antico tempio costruito esattamente nel luogo dove il Buddha
poggiò il primo piede tornando dal paradiso Tavatisma.
Già i primi pellegrini cinesi, Faxian e Xuanzang, che
visitarono il luogo nel IV e VII secolo, trovarono il luogo pressoché
disabitato ed il santuario gravemente danneggiato.
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