Durante l’ultimo dei cinque anni del
corso per ottenere il diploma di lingua hindi alla Banaras Hindu University
(l’università della città di Varanasi), vengono affrontati argomenti
decisamente interessanti, soprattutto quelli che riguardano la metrica e le
regole della poetica indiana.
Oltre ad aspetti che potremmo definire
universali, quali ad esempio le allitterazioni, le metafore, le iperboli,
oppure il senso letterale, figurato e ironico, una parte molto importante è
riservata alla caratteristica, derivante dal sanscrito, del concetto di ras.
Il termine ras è una di quelle affascinanti
parole indiane dotate di numerosi significati diversi, anzi, spesso
apparentemente tali, ma in realtà uniti da un collegamento più o meno sottile.
Una traduzione molto semplice di ras è
succo, già di per sé un termine che in tutte le lingue possiede numerose
sfumature; secondo il vocabolario hindi-inglese McGregor della Oxford
University, i concetti che può esprimere questa parola sono ben 10, di cui
alcuni piuttosto simili, ma altri in cui il collegamento concettuale sembra quasi
contorto.
1 succo (per esempio quello gustoso di
mango): 2 sugo, salsa (come l’intingolo speziato dei saporiti curry indiani); 3
essenza (come quella di rosa, quindi “profumo”); 4 secrezioni corporee (inutile
fare degli esempi...); 5 trasudazione o collosità (anche questa riferita probabilmente
al corpo umano, o comunque alla biologia); 6 gusto o sapore, 7 gusto o sapore (la
ripetizione è probabilmene dovuta alla distinzione tra il gusto fisico e quello
astratto); 8 piacere, gioia (come quella che si prova con la musica); 9 in
retorica uno dei dieci, o undici, sentimenti caratteristici di ogni opera
letteraria; 10 mercurio (in alchimia considerato il Principe, “l’essenza”, di
tutti elementi chimici).
Il significato a cui siamo interessati
è il penultimo: il sentimento che traspare leggendo un’opera letteraria, in
particolare di poesia.
Seppur il concetto di ras sia estraneo
ad orecchie occidentali, i sentimenti sono vecchi quanto l’uomo, l’unica differenza
è che nella letteratura hindi sono stati schematizzati e sviluppati in maniera
precisa.
Partendo dai sentimenti negativi verso
quelli “buoni”, essi sono: rabbia, paura, disgusto, eroismo, sorpresa, pietà,
amore passionale, amore verso i bambini, devozione, rinuncia (distacco),
comico.
Già questo elenco di per sé è alquanto
indicativo sul valore dei sentimenti secondo la mentalità indiana, perché
alcuni sono chiaramente riscontrabili anche nella letteratura europea, ma altri
sono sentimenti a cui di solito non viene data molta importanza, almeno in
opere letterarie: per esempio risulta difficile trovare nella letteratura europea
un filone letterario dedicato all’amore verso i bambini.
Tornando all’aspetto poetico di ras,
questo sentimento che nasce nel cuore del lettore, si crea grazie alla presenza
di 6 parti: 1 il sentimento base, universale in ogni essere umano, 2 colui che
prova il sentimento, 3 colui che lo provoca, 4 l’azione di colui che lo
provoca, 5 la reazione di colui che lo prova, infine 6 il sentimento suscitato
nel lettore.
Per fare un esempio, prendiamo il
sentimento d’amore verso i bambini, che nella letteratura indiana è legato
indissolubilmente alle opere dedicate all’aspetto di Krishna bambino, al quale
sono collegate numerose vicende mitologiche.
Uno degli episodi più famosi
dell’infanzia di Krishna, riguarda il notissimo furto di burro da lui
effettuato insieme ai suoi amici: Krishna è a casa da solo e per passare il
tempo con i suoi amichetti, decide di rubare e mangiare il burro, conservato
dentro ad una giara, appesa con una corda al soffitto per non farlo rubare dal
gatto.
I bambini, sorreggendosi l’un l’altro,
formano una piccola piramide umana grazie alla quale Krishna si arrampica fino
alla giara, prende il burro e se lo mangiano tutti insieme belli contenti.
Quando la mamma torna a casa, vede la
giara per terra e Krishna con la faccia sporca di burro, così prende un bastoncino
per minacciarlo e inizia a sgridarlo; lui però se ne viene fuori con una bugia
tanto infantile e innocente, che la mamma lascia cadere di colpo il bastoncino
e lo abbraccia.
In una bellissima poesia del poeta
medioevale Surdas, indiscutibilmente il più grande cantore di Krishna-bambino, Krishna
dice alla mamma “Mamma, io non ho rubato il burro, come fa il mio braccino così
corto ad arrivare fin lassù? I miei amici si sono messi d’accordo, l’hanno
rubato e me lo hanno spalmato sulla faccia”.
Quindi, venendo alle 6 parti che
formano il ras:
1 Il sentimento base è chiaramente
l’amore verso i bambini, che in hindi ha una vocabolo apposito, vatsalya.
2 Colui che prova il sentimento è
Yashoda, la mamma di Krishna.
3 Il “provocatore” del sentimento è
chiaramente Krishna, in particolare Krishna-bambino-ladro di burro.
4 L’azione che provoca il sentimento è
la scusa infantile di Krishna, la sua genuina e innocente bugia.
5 La reazione di chi prova il
sentimento, invece, è espressa da Yashoda che butta il bastoncino e abbraccia teneramente
suo figlio Krishna.
6 Infine, il sentimento che prova il
lettore: indubbiamente la tenerezza.
Come abbiamo già evidenziato,
nonostante il concetto di ras sia una peculiarità della cultura indiana, non è
difficile riscontrarlo anche in altre opere letterarie e per fare un esempio
più vicino culturalmente, abbiamo scelto una famosa canzone: Perdere l’amore, scritta
da Marcello Marrocchi e Giampiero Artegiani, e interpretata da Massimo
Ranieri.
Molto italiana, sia musicalmente che
testualmente, e con la voce possente di quest’uomo travolto dalla passione,
nell’insieme potrebbe essere descritta come una piccola opera d’arte.
Ecco il ras: la passione amorosa.
Che tanto per complicare le cose in
India è magistralmente divisa in due: l’amore in unione e l’amore nel distacco, cioè
in presenza o assenza dell’amato, che in effetti sono sentimenti alquanto
diversi.
Venendo alla composizione del ras nella
canzone: il sentimento base (1) è chiaramente l’amore nel distacco del povero
Ranieri (2), colui che prova il sentimento, brutalmente lasciato dall’amata (3),
colei la quale invece provoca il sentimento; la provocazione (4) è che l’amata
l’ha lasciato; la reazione di Ranieri (5) invece è espressa in vari modi
“voglio restare solo”, “avere voglia di morire”, “lasciami gridare”, “rinnegare
il cielo”, “prendere a sassate tutti i sogni ancora in volo”; infine (6), il
sentimento che viene suscitato nel lettore: inutile dirlo, una profonda tristezza.
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