Sebbene oggigiorno i giovani nepalesi siano
attratti da ritmi più “occidentali”, la musica folk continua ad essere presente
ovunque, dalle tv alle radio, e a riscuotere un notevole apprezzamento; anzi
forse, proprio grazie ai moderni mezzi di diffusione, sta vivendo un periodo di
rinnovato interesse.
Gli strumenti più importanti sono il
flauto (detto bansuri, in genere di bambù), il sarangi (un
rustico violino di legno a 4 corde), il bhusya e il ta (delle
specie di nacchere), e numerosi tipi di percussioni quali il dhimay
(grande tamburo suonato appeso al collo), il madal (simile al dhimay ma
di dimensioni ridotte), il dholak (un altro grande tamburo suonato da
entrambi i lati), il khin (un tamburo più piccolo suonato a coppie come le
tabla) ed altri ancora che si distinguono per i diversi materiali e dimensioni.
Il tema è solitamente quello amoroso,
ambientato nel contesto dei villaggi nepalesi, e viene in genere svolto
attraverso due voci, una maschile ed una femminile, accompagnate da rispettivi
cori, che riproducono allegri o appassionati dialoghi.
Il più classico esempio della musica
folk nepalese è la nota e piacevole canzone Resham firiri, che si sente
spesso echeggiare nei locali turistici e crea indiscutibilmente un’ottima
atmosfera nepalese.
Visto il successo, oltre a quella originale
sono state prodotte anche altre godibili versioni come ad esempio quella
esclusivamente musicale, o quella più lenta, quasi malinconica, senza contare
numerose interpretazioni moderne pop-rock.
La fama di tale canzone è tale che fa
la sua comparsa anche sul libro per imparare la lingua nepalese della nota collana
internazionale Teach Yourself, e grazie al quale siamo in grado di avere
un’idea anche del testo.
All’interno di una delle ultime
lezioni, viene descritto l’incontro tra due portatori nepalesi i quali, realizzando
di andare nella stessa direzione, decidono di proseguire il cammino insieme; e
quando uno dei due si addormenta durante una pausa, l’altro cerca di risvegliarlo
cantandogli alcuni versi della canzone.
Resham firiri vuol dire Fazzoletto di
seta (resham) svolazzante alla vento (firiri, dal verbo firnu,
girare e tutte le sue accezioni), e si riferisce al fazzoletto che tradizionalmente
veniva scambiato tra uomini e donne come pegno d’amore.
La traduzione del testo, a causa di
evidenti distanze culturali e linguistiche (dal nepalese, all’inglese,
all’italiano), risulta piuttosto difficile, quasi incomprensibile, ma grossomodo
il verso descritto recita quanto segue:
Fazzoletto svolazzante, fazzoletto
svolazzante,
dovrei volare sopra le colline e i
passi?
Fazzoletto svolazzante,
dire “kuti kuti” a un pollo, e dire
“suri” a un gatto,
il tuo amore e il mio amore si
aspettano all’incrocio.
Fazzoletto svolazzante...
Fucile a una canna, fucile a due
canne, mirando al cervo,
io non sto mirando al cervo, è l’amore
che sto chiamando.
Fazzoletto svolazzante...
Sebbene parte del senso si perda, non
è difficile notare l’aspetto bucolico, nonché quello tragico di un amore che
sembra vivere momenti di difficoltà.
Per chi volesse farsi un’idea più
precisa, sia di questa canzone che della musica folk nepalese in generale, su
youtube sono presenti numerosi interessanti esempi.
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