Vindhya Vasini è uno dei tanti nomi
con i quali è conosciuta la divinità induista Kali.
Come si deduce anche dall’etimologia
del nome, che letteralmente significa “Colei che risiede nelle Vindhya”, questa
sua rappresentazione si riferisce alla forma che la dea ha assunto durante un episodio
mitologico avvenuto appunto nella regione della catena delle colline Vindhya.
Quest’ampia area geografica, che si
estende a sud della pianura gangetica fino al centro dell’India, è collegata
storicamente al culto della dea Kali anche per la presenza nella zona dei noti
Thug, bande di pericolosi rapinatori che sacrificavano le loro vittime a Kali,
e debellati definitivamente dagli inglesi un paio di secoli fa.
Oggigiorno, il nome di Vindhya Vasini
è legato a un importante tempio a lei dedicato, situato nella cittadina di
Vindhyachal, di nuovo dalla significativa etimologia, “L’area sotto alle
Vindhya”, dato che si trova proprio tra il Gange e l’inizio della catena
collinare.
Al di fuori di questa zona, i templi
dedicati a tale aspetto di Kali sono piuttosto rari: un piccolo ma attivo
tempio di Vindhya Vasini si trova a Benares, situata a meno di 100 km da
Vindhyachal, mentre un secondo, molto popolare, si trova nella turistica città
di Pokhara, in Nepal.
Appena fuori dalla zona che
anticamente costituiva il centro abitato, si trova il tempio di Binde Basini
(dal nome leggermente diverso a causa di piccole differenze nella pronuncia
nepalese dei caratteri devanagari), situato al centro di un piccolo complesso
di templi, in cima ad una bassa collina, col panorama del complesso
dell’Annapurna e il Monte Macchapuchree che svettano sullo sfondo.
La costruzione che ospita la statua
della divinità è piuttosto modesta, sia per quanto riguarda le dimensioni, alquanto
ridotte e poco più che sufficienti a contenere l’immagine sacra, sia per quanto
riguarda l’architettura, che stranamente non è un esempio del meraviglioso ed
elaborato stile nepalese a pagoda, ma è una costruzione bianca ottagonale abbastanza
sobria in stile simil-moghul, col tetto a forma di fiore di loto rovesciato.
L’unica caratteristica esteriore di particolare
rilievo artistico, e chiaro tocco nepalese, è il torana, la lastra
d’ottone a forma di semicerchio, posta al di sopra dell’entrata, dove è
rappresentata la divinità munita di 8 braccia, fiancheggiata dai suoi due
attendenti: Kal Bhairo (una rappresentazione terrifica di Shiva) e Hanuman (la
nota divinità induista dalle sembianze scimmiesche).
All’interno è custodita una bella
statua dorata raffigurante Vindhya Vasini, nello stesso stile abbastanza
caratteristico delle sculture dei templi della zona di Vindhyachal, anche se,
come nel caso della sua sorella indiana, è quasi impossibile riuscire a
scorgere molti particolari, esclusi quelli del viso, dato che il resto della
figura è sempre coperto da ghirlande di fiori.
Semplici cestini contenenti vari tipi
di collane di colorati fiori di montagna con cui adornare la dea sono infatti
l’offerta più comune, seppur, poco lontano, vi sia anche una zona dedicata a
meno pacifici sacrifici animali.
Oltre al santuario principale, nel
complesso sono presenti: un tempio dedicato a Ganesha, situato proprio in cima
alla scalinata e prima del tempio di Binde Basini (in quanto Ganesha viene
tradizionalmente salutato per primo); un moderno tempio, ma in stile antico,
dedicato a Vishnu, nella sua forma di Narayan; ed infine un tempio shivaita
dove il dio viene venerato sotto forma di un grande lingam (simbolo
fallico) in pietra.
Un’altra piccola relazione religiosa
tra quest’area del Nepal e l’India, la si può notare anche dal nome del famoso
complesso di montagne dell’Annapurna, che deriva da una divinità femminile,
tutelare della sacra città di Benares.
Il suo aspetto, nel quale è spesso raffigurata
nell’iconografia popolare indiana, è quello di una donna in piedi davanti alla
porta di casa, mentre offre del cibo a Shiva, nella sua forma di asceta
mendicante: Annapurna significa infatti Colei dalla Forma del Cibo.
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