Tra la frutta indiana sub-tropicale e tropicale, onnipresenti
in India sono le noci di cocco, vendute sia acerbe e intere per berne il succo,
sia mature per mangiarne la polpa, nonché secche o deidradate da consumare
lisce o per prepararne dolci.
Le noci di cocco sono anche offerte comunemente nei templi
indù dove l’acqua al suo interno viene versata sulle divinità e la polpa
consumata dal devoto dopo essere stata santificata.
Il re della frutta indiana, e forse della frutta in
generale, è sicuramente il mango, di cui l’India è la capitale mondiale,
essendo il primo paese per produzione, varietà e qualità.
Le sue ammirabili caratteristiche organolettiche attirarono
addirittura l’attenzione dell’illuminato e talentuosamente versatile imperatore
moghul Akbar (1542-1605 http://informazioniindiaenepal.blogspot.com/2016/02/limperatore-akbar.html)
il quale, insieme al figlio Jehangir, si dedicò con passione allo studio di
questo frutto, creandone alcune pregiate qualità, di cui una, la Jehangiri, è ancora oggi un’importante
cultivar.
Nei mercati del nord dell’India se ne trovano di solito 4
tipi: uno giallo e dalla forma allungata viene chiamato in hindi chosa ed è utilizzato prevalentemente
per i succhi; la sua zona di produzione è il centro del paese.
Un secondo tipo giallo, più tondeggiante del precedente e
più piccolo, chiamato dashaheri, è
probabilmente il più diffuso nel nord dell’India; data la consistenza
particolarmente morbida, soprattutto quando sono molto maturi, si prestano ad
essere consumati pressando leggermente con le dita la resistente buccia del
frutto, per spappolarne la polpa all’interno, che viene poi sorbita praticando
un foro sulla zona dove il frutto era attaccato al ramo.
Una gustosa qualità di mango, chiamata langra, tipica dello stato dell’Uttar Pradesh, prevede frutti dalla
buccia verde, la polpa soda d’un arancione molto vivo e il sapore
particolarmente dolce.
Un’ultima qualità di mango molto diffusa al nord, ma
proveniente dal centro del paese, è quella che produce frutti dalla buccia
rossastra, i famosi Alphonso, sebbene
quelli per il mercato interno non siano di primissima scelta.
L’unica nota negativa dei manghi è la stagione
relativamente breve: nel nord dell’India quelli importati dal centro del paese,
i chosa e gli Alphonso, iniziano a comparire verso Marzo-Aprile, e da fine
Maggio a Luglio si assiste ad una vera esplosione di quelli tipici del nord,
dashaheri e langra, ma successivamente, in meno di un paio di mesi, spariscono
poco alla volta dal mercato.
Altro frutto considerato universalmente tra i più gustosi è
la papaya, i cui alberi, simili a gracili palme, sono diffusissimi e producono
abbondanti frutti di ottima qualità, consumati freschi a pezzetti oppure in
buonissimi frullati.
Oltre a questo, la papaya possiede proprietà che facilitano
la digestione ed è ritenuta un ottimo rimedio per piccole intossicazioni
alimentari, in India molto frequenti.
Altro particolare molto apprezzato, la papaya matura tutto
l’anno e, seppur certi periodi siano più favorevoli di altri, è costantemente
reperibile sul mercato.
Quelle acerbe vengono utilizzate come verdure, fenomeno
comune anche alle banane, e vengono cucinate come tali in gustosi curry, seppur
il loro leggero sapore dolce, tra le spezie e gli altri ortaggi, risulta essere
quasi impercettibile.
Un frutto sub-tropicale/tropicale estremamente saporito è
quello prodotto dalle piante del genere physalis,
chiamato in inglese groundcherry e in italiano fisaglia, oppure
alchechengi, prendendo il nome da una delle specie più diffuse per il consumo
umano, physalis alkekengi.
Particolare di questi frutti, tondeggianti e arancioni,
delle dimensioni simili a quelle delle ciliegie, è l’aver un gusto estremamente
vario: molto aspro in quelli acerbi e dolcissimo, quasi “fermentato”, in quelli
troppo maturi, quindi quelli stagionati al punto giusto propongono tutta la
gamma di sapori che si trovano tra questi due estremi.
Purtroppo le fisaglie, chiamate in hindi macoi, hanno una stagione molto breve,
di circa un paio di mesi, nei periodi di Aprile-Maggio.
Altro frutto sub-tropicale/tropicale estremamente
piacevole, ma purtroppo dalla brevissima stagione, è il litchi, diffusissimo in
tutta l’Asia con numerose cultivar della pianta litchi chinensis.
Le cultivar piu diffuse in India producono frutti di
dimensioni simili a quelle di una noce e ricoperti da una buccia rosso opaco
piena di piccole protuberanze.
La polpa, bianco-trasparente, ha un ottimo sapore dolce che
potremmo definire quasi floreale.
Consumati abitualmente freschi, dai litchi si producono,
industrialmente, anche dei buoni succhi che però, come tutte le bevande
confezionate indiane, spesso sono eccessivamente zuccherosi.
La guava invece è un frutto presente in vari periodi sul
mercato poiché possiede due stagioni di maturazione, primaverile e autunnale.
Delle dimensioni di una mela, con la buccia liscia verde,
ricorda vagamente la mela anche nella consistenza della polpa, ma è decisamente
più saporita, con un gusto dolce, floreale, lievemente aspro.
Anche il profumo è particolarmente gradevole ed un paio di
frutti in una stanza donano all’ambiente un’ottima fragranza; recentemente pare
sia stato anche introdotto come ingrediente nella profumeria.
Altrettanto piacevole è l’aroma della cirimoia, il
frutto della pianta annona cherimola,
che, escluso il colore verde con macchie nere, nella forma ricorda molto delle
piccole pigne da pinoli, o dei carciofi privi di spine.
Al suo interno vi è una polpa bianca, con alcuni grossi
semi neri, dal gradevole sapore dolce leggermente aspro, mentre il sottile
strato di grumosa pasta bianca attaccata alla buccia ha un sapore
sorprendentemente simile alla vaniglia, da cui il nome inglese custard apple,
mela-budino.
Pare essere coltivato anche in Europa, nel sud della
Spagna, ed in Italia, nella provincia di Reggio Calabria.
Un particolare frutto tropicale, caratteristico del sud
dell’Asia e che compare talvolta sul mercato durante la stagione calda è la
carambola, di colore giallo e dalla caratteristica forma a stella.
Viene di solito consumato a fette sottili con la buccia,
edibile, a causa della forma che lo rende quasi impossibile da pelare.
La polpa ricorda come consistenza quella dell’uva, mentre
il gusto può ricordare quello aspro degli agrumi ma decisamente più fruttato.
Simile come consistenza è l’amla, nome hindi del frutto della pianta phyllanthus emblica, rotondo, delle dimensioni di una prugna.
Oltre alla polpa, anche il gusto dei frutti maturi è molto
simile all’uva, leggermente più aspro, mentre con quelli acerbi vengono
preparati saporiti pickle (condimenti sottolio piccanti).
L’albero di bael (aegle
marmelos), tipico indiano,
produce dei frutti rotondi delle dimensioni di un polpelmo, dalla buccia
legnosa che racchiude una polpa arancione fibrosa piena di semi.
Nonostante questo, dato il suo ottimo aroma, utilizzando
tecniche artigianali non semplicissime, è possibile ricavarne un succo dal
gusto piacevolmente simile al melone, alla papaya ed al mango (tutti frutti
accomunati anche dal piacevole colore arancione vivo).
Altro frutto molto particolare è il singhara (al quale abbiamo
dedicato anche un post specifico http://informazioniindiaenepal.blogspot.com/2016/02/la-castagna-dacqua.html),
prodotto ad una pianta acquatica, di cui in realtà è il seme, che abbiamo
scoperto essere diffusa localmente anche in Italia, in particolare nel laghi
del mantovano, dove il frutto viene chiamato trapa o castagna d’acqua
(da non confondere con un altro frutto simile, chiamato castagna d’acqua
cinese, tipico del sud-est asiatico).
La forma è vagamente triangolare con la buccia verde scuro,
amaranto scuro e talvolta nera, spessa ma apribile a mani nude (stando attenti
a non pungersi con le due spine ai lati e talvolta un terza più piccola al
centro), che nasconde un frutto bianco a forma di cuore, dalla consistenza
simile alla castagna ma dal leggero e piacevole gusto floreale.
Viene consumato fresco, ma talvolta viene anche seccato e
polverizzato per ottenerne una farina il cui utilizzo è permesso anche durante
i lunghi giorni, dieci, di digiuno durante le festività chiamate Navratri,
nove notti.
Un ultimo frutto caratteristico e molto comune è la
sapotiglia, proveniente dalle piante di manilkara zapota, che pur essendo,
come altri frutti citati, quali la papaya, la guava e la cirimoia, originari
del centro-america, in India trova delle condizioni climatiche particolarmente
adatte.
La sua forma è rotonda, solo leggermente ovoidale, con una
buccia marroncino chiaro che ricorda delle piccole patate, dalle quali si
distingue, a prima vista, solo per la regolarità delle dimensioni di circa 5-6
centimetri di diametro.
Il sapore è gradevole e dolce, ottimo da consumare fresco o
per produrre piacevoli succhi molto dissetanti.
In hindi viene chiamato chiku,
simpatico termine che viene spesso utilizzato familiarmente come nomignolo di
bambini o come vero e proprio nome per i
cani domestici.
Durante la nostra ricerca per riportare dati precisi per la
stesura di questo post, abbiamo scoperto su Wikipedia che il lattice della
pianta manilkara zapota,
apparentemente misconosciuta in Europa, è stato, per lungo tempo, l’ingrediente
base della gomma da masticare, solo recentemente sostituito da prodotti
sintetici.
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