domenica 27 marzo 2016

La ridenominazione delle città indiane

Sebbene l’abitudine di sprecare i soldi dei contribuenti non sia una caratteristica esclusiva del governo indiano (purtroppo anche l’Italia è tristemente famosa per questo motivo), in India tale pratica risulta ancora più spiacevole viste le misere condizioni in cui ancora vivono milioni di indiani.
Pur essendoci quindi problemi ben più grandi da risolvere, da molti anni, precisamente dall’ormai lontano 1947, anno dell’indipendenza indiana, i vari governi che si sono succeduti alla guida del paese stanno sprecando alcune delle già non abbondanti risorse nel cosiddetto processo di ridenominazione delle città.
Il motivo principale era quello di tornare ai nomi precedenti l’occupazione inglese, in parte per un futile patriottismo, ma in alcuni casi, abbastanza rari a dir la verità, anche per renderli più facilmente pronunciabili nelle lingue locali.
Ad esempio, nel 2001, Calcutta è tornata a chiamarsi Kolkata, indubbiamente più agile da pronunciare nella lingua bengalese parlata dai suoi abitanti.
Purtroppo però non è stato seguito alcun sistema preciso o vagamente organizzato, ma la questione della ridenominazione venne lasciata alla scelta indipendente dei singoli governi locali, che propongono i vari cambiamenti al governo centrale, rendendo l’operazione lunga e macchinosa, tanto che infatti non è stata ancora completata.
Solo recentemente, nel 2014, il cambiamento del nome di circa una dozzina di città del sud è stato intelligentemente approvato in un’unica mozione, invece di tante separate.
Un altro motivo di questa apparentemente inutile ridenominazione è dovuta al non semplice problema della traslitterazione dei caratteri devanagari in quelli dell’alfabeto latino.
In questo caso il governo indiano non è responsabile visto che i linguisti stessi non hanno ancora trovato una soluzione ottimale ed alcune ridenominazioni sono state causate dall’evoluzione dei sistemi di trasposizione dei grafemi: per esempio, l’attuale Shimla è una correzione del precedente e linguisticamente inesatto Simla.
Il problema della traslitterazione è evidente anche nel nome di altre città, seppur per fortuna al momento non stia creando questioni di ridenominazione, in particolare Delhi ed Allahabad.
Stando agli originali caratteri devanagari, la dicitura corretta dovrebbe essere ripettivamente: Dilli, con l’accento sulla seconda i, quindi tronca; ed Illahabad, visto che chiaramente la prima lettera in devanagari è una i e non una a.
Causa di questa discrepanza è  chiaramente l’imprecisione dei vecchi sistemi di traslitterazione.
Altro particolare di Delhi, la capitale dell’India viene considerata New Delhi, costruita dagli inglesi a sud di Old Delhi, ma ormai facente parte di un unico agglomerato urbano (di cui New Delhi e Old Delhi sono quartieri) chiamato ufficialmente Territorio Nazionale della Capitale di Delhi.
Tornando alla ridenominazione, bisogna notare che i nomi nuovi non si sono diffusi tutti allo stesso modo: alcuni sono stati subito adottati sia dalla popolazione, che dai mezzi di informazione, altri invece non hanno attecchito quasi per nulla, mentre in alcuni casi vengono accettate sia la vecchia che la nuova dicitura.
Ad esempio, la nuova denominazione Mumbai da Bombay, effettuata nel 1995, si è ormai ampiamente diffusa; discorso simile per Chennai, rinominata da Madras nel 1996, ma le vecchie diciture sono ancora ampiamente riconosciute.
È abbastanza logico pensare che col passare del tempo anche i nomi nuovi attualmente poco usati potranno essere più diffusi, soprattutto a livello internazionale: per esempio, al di fuori dell’India, pochi sanno che la città di Bangalore, dal 2014, dopo lunghe pratiche burocratiche, è stata ribatezzata Bengaluru, e seppur siano già passati un paio d’anni, quando il nuovo nome apparirà su tutte le cartine internazionali ed i documenti ufficiali, probabilmente verrà ampiamente accettato.
Bisogna anche notare che spesso l’ancora notevole diffusione dei nomi vecchi è dovuta al fatto che molte istituzioni, come ad esempio scuole ed università, per motivi pratici non hanno cambiato nome.
Tra i vari casi di ridenominazione, oltre agli esempi già citati, lasciamo una breve lista di quelli più caratteristici.
Poco dopo l’indipendenza, due grandi città industriali furono rinominate per rendere la loro compitazione (spelling) e pronuncia leggermente più semplici, a prescindere dalla lingua utilizzata: nel 1947, Jubbulpore divenne Jabalpur e Cawnpore venne rinominata Kanpur.
Al contrario, l’apparentemente semplice nome di Baroda, grande città dello stato del Gujarat, nel 1974 venne cambiato in un decisamente meno agile Vadodara, o la città di Trivandrum, che nel 1991 venne rinominata Thiruvanthapuram, termine tanto complesso che infatti pare venga poco utilizzato anche dalla popolazione locale.

Nessun commento:

Posta un commento