Derviscio dell'ordine Rufa'i |
Abida Parveen è una cantante pakistana,
nota per le sue perfette e toccanti interpretazioni di musica sufi, la
corrente mistica dell’Islam.
Abida canta specialmente ghazal e
kafi, due tipi di composizioni poetiche della tradizione
arabo-mussulmana che da un punto di vista musicale fanno parte della famiglia
dei qawwali, forma di musica sufi originaria del subcontinente indiano.
I ghazal si sono sviluppati intorno al
VI secolo dai qasida, una forma di poesia musicata araba pre-mussulmana,
e sono composti da distici, strofe composte da una coppia di versi, ed un
ritornello che seguono la stessa metrica.
Curiosamente, stando alla voce
wikipediana inglese, i ghazal hanno la stessa forma dei sonetti di Petrarca.
Le lingue utilizzate originariamente
erano il dari, una tipologia di persiano sviluppatasi intorno al X secolo, e l’urdu,
ma l’ampio successo di questo tipo di canti ha portato la produzione di ghazal
in molte altre lingue, recentemente anche l’inglese.
Tra i maggiori compositori vanno citati
i persiani Rumi (XIII sec.) ed Hafiz (XIV sec.), il poeta azero Fuzuli (XVI
sec.), gli indo-pakistani Mirza Ghalib (1797-1869) e Muhammad Iqbal
(1877-1938), ed il poeta bengalese Kazi Nazrul Islam (1899-1976).
Tra gli interpreti, oltre ad Abida
Parveen, va sicuramente citato il Jagjit Singh (1941-2011), che con la sua voce
pulita e calda ha favorito la diffusione e la popolarità dei ghazal.
Il tema principale dei ghazal è l’amore,
nel dolore della perdita o della separazione, e nella sua bellezza, nonostante
appunto il dolore che provoca.
Composti dal punto di vista dell’amante
che si strugge, nell’ottica sufi questo amore viene considerato come una
metafora di quello tra il devoto, l’amante, e Dio, l’Amato.
Un’altra metafora molto presente nei
ghazal è quella del bevitore, che si strugge in assenza dell’alcohol, ma in sua
presenza è completamente estasiato.
Le bevande alcoliche rappresentano la
conoscenza e l’esperienza del divino, colui che regge o porge il bicchiere è
Dio, o una guida spirituale, e la taverna il luogo dove l’anima può ottenere la
comunione con Dio e l’illuminazione spirituale.
I moderni studiosi sostengono che alcuni
ghazal sono stati composti esclusivamente per esprimere l’amore terreno ed alcuni
solamente l’amore verso Dio, ma la maggior parte possono essere interpretati in
entrambi i contesti.
La musica d’accompagnamento
originariamente era basata su raga e tala, melodia e ritmo della
musica classica indiana, ma più recentemente si è diversificata comprendendo
anche thumri, una forma di musica semi-classica del nord dell’India ed
il khyal, la forma classica più moderna.
Gli strumenti principali sono quindi
quelli tipici della musica indiana, seppur negli ultimi tempi siano stati
introdotti anche strumenti appartenenti ad altre tradizioni musicali; il già
citato Jagjit Singh fu il primo ad utilizzare anche l’occidentale chitarra.
I kafi sono anch’essi originati dai
qasida arabi e come i ghazal sono formati da brevi versi che vengono ripetuti,
ma senza particolari restrizioni metriche.
Le lingue maggiormente utilizzate dai
compositori sono il punjabi, il sindhi ed il seraiki, tutte sviluppatesi in
punjab e sindh, l’area del Pakistan che confina con l’India, ed i maggiori
esponenti sono noti santi, poeti e studiosi sufi di queste zone, quali ad
esempio Baba Farid e Bulleh Shah.
La ricchezza linguistica in molti casi è
ulteriormente favorita dal fatto che quasi tutti i compositori erano poliglotti
e componevano in più lingue.
Il tema principale è il dialogo tra l’anima
e Dio, simboleggiati dal murid (discepolo) ed il murshid
(maestro) oppure dall’amante e l’amato.
La musica d’accompagnamento dei kafi,
almeno originariamente, era molto semplice, prodotta di solito da un harmonium
(piccolo “pianforte” portatile) ed un paio di tamburi, tabla e dholak.
E probabilmente questo, insieme alla
libertà metrica, ne ha favorito il successo anche tra i dervishi, i noti sufi “rotanti”,
che danzano preferibilmente al ritmo di canzoni kafi.
Su youtube è possibile trovare numerosi
esempi di musica sufi cantata da Abida Parveen, in particolare consigliamo gli
orecchiabili, ma pur sempre significativi: Hairan hua, Ajab nain tere, Hum ko
pasand yaar ki.
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