Il Salt Lake Stadium di Kolkata |
Grazie al recente sviluppo economico del paese, al momento
in leggero calo ma sempre costante, le condizioni di vita di molti indiani,
soprattutto nelle grandi città, stanno lentamente migliorando.
Tra i numerosi lati positivi, finalmente in India lo sport
non è più considerato un passatempo elitario, bensì come una pratica divertente,
salutare ed eventualmente anche un’opportunità di carriera e successo.
Unendo a questo l’interesse economico di sempre più ricchi
canali televisivi e grazie a remunerative sponsorizzazioni, negli ultimi anni
in India si sta verificando una vera e propria esplosione di leghe
professionistiche degli sport più praticati.
Nel 2008 fu creata l’Indian Premier
League (IPL) di cricket, nel formato T20 (http://informazioniindiaenepal.blogspot.com/2016/02/introduzione-generale-cricket.html),
che riscosse fin da subito un enorme successo, tanto che, seguendo lo stesso
modello sono state fondate: nel 2013, l’Indian Super League di calcio, la
Hockey India League e la Indian Badmington League; nel 2014, la Pro Kabaddi
League di kabaddi (http://informazioniindiaenepal.blogspot.com/2016/03/kabaddi-e-carrom.html)
e la Champions Tennis League; ed infine nel 2015, la Pro Wrestling League di
lotta libera.
Tecnicamente bisogna notare che non si tratta di campionati
nel senso europeo del termine, con un sistema piramidale di promozioni e
retrocessioni e società legate al luogo di provenienza con scopo primario il
successo sportivo, bensì di leghe secondo il modello americano, con un numero
fisso di franchigie, che sono fondamentalmente marchi commerciali con l’unico
scopo di produrre profitti economici.
L’Indian Super League di calcio è stata fondata per tre
motivi: primo, cercare di popolarizzare il calcio in un paese dove è
notoriamente, e sorprendentemente, poco diffuso; secondo, migliorare la qualità
espressa dai calciatori indiani; terzo, trarre da tutto questo i maggiori
vantaggi economici.
In realtà già nel 2007 la federazione indiana aveva
riformato il vecchio sistema di campionati, cambiando anche il nome da National
Football League in I-League, soprattutto cercando di favorire finanziariamente
le squadre nella speranza di migliorare il livello del gioco espresso.
Visti i risultati mediocri ottenuti da questa ingenua riforma
e tenendo presente che l’I-League si gioca da Gennaio a Maggio, nel 2014 è
iniziata la concorrente e super-pubblicizzata Indian Super League, che si gioca
da Settembre a Dicembre.
L’organizzazione ed il regolamento hanno, come già detto,
lo scopo di commercalizzare il calcio, cercando di creare un torneo il più
competitivo ed equilibrato possibile.
Quindi, come sede delle franchigie sono state scelte grandi
città dove il calcio ha già un certo seguito, ma anche cercando di distribuirle
omogeneamente in tutto il paese.
Partendo da nord sono state selezionate: Delhi, Kolkata
(Calcutta), Guwahati, Mumbai, Pune, Goa, Bangalore e Kochi.
Il formato prevede un girone all’italiana, con partite di
andata e ritorno, al termine del quale le prime quattro accedono alle
semifinali, di nuovo andata e ritorno, mentre la finale viene disputata in un
incontro secco.
Particolarità del calendario, le partite della prima fase
vengono giocate una al giorno, di solito alle 19, tutti i giorni della
settimana escluso il Lunedì, mentre nella fase finale vengono disputate a metà
Dicembre, sempre una al giorno con un intervallo di tre.
Per quanto riguarda i proprietari, venne bandita una gara
tra imprenditori, personalità dello spettacolo (attori di Bollywood), ex ed
attuali giocatori di cricket, ed altri gruppi finanziari o associazioni.
Ad esempio, l’Atletico de Kolkata ha come proprietario una
società creata all’uopo che comprende: Saurav Ganguly (ex-giocatore e storico
capitano della nazionale indiana di cricket, originario di Kolkata), tre ricchi
imprenditori locali e la squadra di calcio spagnola dell’Atletico Madrid,
presente anche nel nome e nei colori ufficiali.
Gli allenatori finora sono sempre stati tutti stranieri, per
intelligente scelta tattica, ma spesso anche scegliendo ex-calciatori famosi a
livello internazionale e con poca esperienza come allenatori, semplicemente per
aumentare l’interesse generale.
Tra i nomi di maggior spicco: Zico, allena la squadra di
Goa; Roberto Carlos, i Delhi Dynamos; Nicolas Anelka, i Mumbai City; ed infine
il nostro Marco Materazzi, che allena la squadra di Chennai, con la quale, tra
l’altro, ha vinto la seconda edizione dell’ISL nel 2015.
Il regolamento riguardo l’acquisto dei giocatori prevede,
prima di tutto, che ogni squadra acquisti un giocatore di livello
internazionale, che vanti qualche successo importante, da eleggere come marquee
player, giocatore simbolo, spesso anche capitano e/o allenatore.
Noto era stato l’acquisto nel 2014, da parte della
franchigia di Delhi, di Alessandro Del Piero, seppur in realtà giocò molto poco
e la sua squadra non si qualificò alle semifinali per un solo punto.
Oltre al giocatore simbolo, le franchigie devono essere
formate da altri 7 giocatori stranieri (di cui 2 scelti dai team e 5 acquistati
da una lista ufficiale secondo un draft, selezione, simile a quello
degli sport americani), da 14 calciatori indiani (di cui un minimo di 5 deve
essere sempre in campo) ed almeno 4 giocatori della rosa devono provenire dalla
stato della città di appartenenza della franchigia.
Date queste premesse, si può facilmente immaginare come il
livello tecnico sia abbastanza basso.
Le star internazionali sono troppo avanti con gli anni e le
loro prestazioni finiscono di solito per essere poco più che cameo; i
calciatori indiani, nonostante l’apprezzabile impegno, hanno tutti evidenti
limiti tecnici, anche se il fatto che siano piuttosto giovani fa sperare che in
futuro le cose migliorino; i giocatori più determinanti alla fine sono gli
stranieri di seconda fascia (che in realtà a livello internazionale farebbero
parte di ipotetiche terza-quarta fascia), che sono tecnicamente abbastanza
dotati, esperti e preparati fisicamente.
La preparazione atletica è infatti un altro grave problema
delle squadre della ISL, che indubbiamente abbassa il livello tecnico generale.
Il ritmo partita più o meno è sempre molto simile: iniziano
con grande impegno ed entusiasmo, ma lentamente rallentano, fino agli ultimi
minuti durante i quali, se il risultato è ancora in bilico, può succedere di
tutto a causa del crescente numero di grossolani errori.
Questo “pattern” è simile a quello che in Italia capita
piuttosto spesso anche nei campionati minori, seppur sia difficile paragonare
il livello tecnico delle squadre della lega indiana con quelle italiane.
Probabilmente comunque, una squadra media di Serie C in
buona forma, non dovrebbe avere grossi problemi a sconfiggere le migliori compagini
della ISL.
Come attenuanti, bisogna notare che sono squadre
estremamente giovani, dato che la lega esiste da appena due anni, e che il
campionato dura 2-3 mesi, quindi è normale che manchino anche certi meccanismi che
potrebbero rendere la dinamica delle partite più interessante.
Nonostante questi difetti, l’Indian Super League sta avendo
un enorme successo di pubblico, con gli stadi sempre pieni ed un’ottima
copertura televisiva, ed ovviamente anche un ottimo tornaconto economico.
Al momento quindi sta raggiungendo senza problemi lo scopo di
popolarizzare e commercializzare il calcio in India, mentre per quanto riguarda
il migliorare la qualità tecnica dei giocatori indiani, bisognerà aspettare
ancora qualche anno.
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