La discesa dal cielo di Madre Ganga |
O forse, più
propriamente, dovremmo dire “venerata e rispettata” visto che, secondo gli indù,
i fiumi rappresentano l’aspetto materno, femminile di Dio.
La Madre Ganga,
come viene spesso affettuosamente chiamata, deve gran parte dei suoi poteri,
soprattutto quello di cancellare i peccati di coloro che si bagnano nelle sue
acque, al fatto di discendere direttamente dal cielo (o dal paradiso) e che per
attutire la sua caduta sulla terra, altrimenti distruttiva, Shiva l’aiuti
lasciandola passare attraverso i suoi spessi capelli.
Il rapporto
d’amore tra Madre Ganga e Shiva è comunque reciproco in quanto l’acqua del
fiume aiuta a sua volta Shiva a rinfrescarsi la testa, caldissima a causa
dell’energia accumulata attraverso le sue pratiche ascetiche.
Nell’iconografia
classica, tra i capelli di Shiva viene sempre rappresentato un viso o una
figura di donna che spruzza acqua dalla bocca, talvolta seduta su un
coccodrillo, la cavalcatura di Madre Ganga.
La facoltà di
cancellare i peccati viene spesso collegata anche ad un interessante fenomeno
chimico che pare avvenisse fino a qualche decennio fa, grazie al quale,
riempiendo e sigillando un contenitore con l’acqua del Gange, essa rimaneva
pura e limpida anche a distanza di anni, senza che si formasse alcun batterio.
Questo fenomeno
oggi non è più possibile, anzi, rischia di presentarsi di nuovo ma a causa
dell’elevatissimo inquinamento, dovuto al fatto che, se Ganga è una madre
amorevole, gli esseri umani sono dei figli ingrati e irriconoscenti.
Un fenomeno
fisico ben documentato, che potrebbe essere almeno in parte la spiegazione di
quello chimico che avveniva in passato, è la grandissima quantità di detriti
che il Gange trascina lungo il suo percorso, fin dalla sorgente dove l’acqua sgorga
già sabbiosa e d’un colore grigio-marroncino.
Questo fenomeno
è il motivo per cui la grande pianura gangetica risulta essere particolarmente
fertile, ma allo stesso tempo crea anche non pochi problemi, come è facile
notare, ad esempio, nei mesi di Ottobre e Novembre quando, terminate le piogge,
l’acqua rientra nel letto del fiume lasciando i dintorni ricoperti da spessi
strati di fango.
Addirittura,
nella città di Kolkata (Calcutta), che si trova su uno dei primi rami del delta
del Gange, per l’esattezza sull’effluente Hoogly, ciò è stato una delle varie cause
della caduta economica della città, ricca e prospera fino ai primi del ‘900,
poiché il continuo riversarsi di detriti ha causato il progressivo interramento
del porto, limitando sempre di più le dimensioni delle navi che vi potevano
accedere, decretando quindi il crollo dei commerci sui quali si fondava
l’economia della città.
Bisogna anche
notare che essendo Ganga una madre estremamente generosa, sulle sue sponde si
verifica un sempre crescente sovrappopolamento, che è sicuramente una delle
cause dei suoi problemi di inquinamento.
Venendo al suo
effettivo percorso di circa 2.525 km, la sorgente si trova esattamente a 4.000 m
s.l.m., tra le alte montagne himalayane, dentro ad una grande grotta collocata
sotto ad un ghiacciaio e chiamata Gaumukh, la bocca della mucca, per la vaga
somiglianza della conformazione della grotta con il muso dell’amato bovino,
seppur il continuo recedere e mutare del ghiacciaio ne cambi spesso l’aspetto.
Scendendo di
circa 20 chilometri, intorno ai 3.200 metri di altitudine, si incontra il primo
centro abitato sul Gange, il sacro paesino di Gangotri, che ospita il tempio
più importante dedicato alla Madre Ganga.
A causa del
clima rigido e soprattutto delle invernali nevicate che bloccano l’unica strada
d’accesso, il paese rimane chiuso da circa metà Novembre fino a metà Aprile.
Continuando a
scendere alternandosi tra ripide rocce e ampie pietraie, il Gange giunge a
Uttarkashi, cittadina sacra, come si evince anche dal nome che significa “Kashi
(Benares) del Nord”; e infatti ospita un interessante complesso di templi di
cui il più importante è dedicato a Shiva Vishwanath, la stessa forma del Dio
che viene venerata a Benares.
Lasciando le
alte montagne, giunto sulle verdi colline pre-himalayane, il Gange incontra
Rishikesh, noto luogo sacro tra i maggiori centri indiani per lo yoga.
L’ottima
posizione geografica e il clima, né troppo freddo né troppo caldo, sono due
fattori che indubbiamente hanno favorito, fin dai tempi antichi, l’insediamento
di numerosi ashram e centri per la meditazione.
Dopo circa 30
km, giungendo definitivamente in pianura, si trova la sacrissima città di
Haridwar, con i suoi suggestivi e affollatissimi templi, ghat e vicoli.
Altra
caratteristica della città è quella di far parte dei 4 luoghi sacri dove
ciclicamente si tengono i giganteschi raduni religiosi indù chiamati Mela,
seppur in realtà la relazione tra queste manifestazioni e il Gange sia solo
secondaria.
Abbandonata
Haridwar, il Gange scorre placido per molti chilometri senza incontrare luoghi
sacri di particolare rilievo anzi, al contrario, incontra numerosi centri
industriali che ne causano gran parte dell’inquinamento.
In particolare
la città di Kanpur, non ce ne vogliano i suoi numerosi abitanti, è un grande
centro industriale noto anche per l’inquinantissima lavorazione di pellame, con
una popolazione di circa 5 milioni di persone, ed è facile immaginare le
condizioni dell’acqua del fiume una volta attraversata quest’area.
Navigando lentamente
per qualche centinaio di chilometri si giunge in un altro importantissimo luogo
di culto legato alla Madre Ganga, la città di Allahabad.
Qui il Gange si
incontra con il secondo fiume più importante dell’induismo, lo Yamuna, e
secondo la mitologia, in questo punto a loro si unisce anche l’etereo
Saraswati, il fiume della Conoscenza Spirituale.
Oltre all’importanza religiosa, il luogo di
incontro del Gange e dello Yamuna solleva anche un certo interesse scientifico
sull’evidente differenza tra il colore verde dell’acqua dello Yamuna e il
grigio-marroncino del Gange (seppur gli indiani, teneramente, sostengono sia
bianco).
La differenza
chiaramente è dovuta ai territori attraversati dai due fiumi, seppur sgorghino
non molto lontani l’uno dall’altro e seguano percorsi quasi paralleli.
Superata
Allahabad, con l’immissione dello Yamuna, il Gange aumenta la sua portata e
scorre nell’ampio letto sabbioso fino a Vindhyachal, cittadina sacra legata al
culto di Kali.
A circa
un’ottantina di chilometri da Vindhyachal si trova Benares, la città sacra indù
per eccellenza, anche grazie alla presenza del Gange.
Una delle
tantissime teorie mistico-religiose, più o meno plausibili, riguardo le proprietà
spirituali di Madre Ganga a Benares, deriva dalla semplice ma arguta
osservazione che in questo punto, contrariamente a quello che avviene lungo quasi
tutto il suo percorso, il fiume scorre verso nord, cioè verso l’alto, “verso la
mente”.
Poco oltre
Benares, il Gange entra nello stato del Bihar, povero e agricolo, la cui
capitale Patna è una grande e popolosissima città che Madre Ganga è costretta
ad attraversare per intero.
Per fortuna in
questo tratto si immettono nel Gange numerosi grandi affluenti che portano l’acqua
dalle cime himalayane del Nepal, per cui l’inquinamento viene in qualche modo
“diluito”.
Oltre Patna il
Gange attraversa zone contadine piuttosto arretrate, costellate di piccoli
paesi e luoghi sacri, come per esempio Munger, situato nei pressi di una
piccola e suggestiva isola fluviale.
Superato il
Bihar, Madre Ganga entra nello stato del Bengala Occidentale dove inizia a
frammentarsi nel suo ampissimo delta e seppur la maggior parte prosegua in
Banlgadesh, il luogo sacro considerato la fine del Gange e il suo definitivo
mergersi in mare, si trova in territorio indiano.
In particolare
si tratta di un’isola sabbiosa quasi disabitata, chiamata Ganga Sagar, dove
tutti gli anni, nel mese di Gennaio, viene organizzata un grande fiera religiosa
proprio in onore della Madre Ganga.
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