Nonostante in India
l’attività sportiva non sia molto diffusa, nel subcontinente indiano, noto per l’originalità della sua cultura, si sono sviluppati alcuni giochi
caratteristici che col tempo hanno assunto lo status di veri e propri sport, in
particolare ci riferiamo al kabaddi ed al carrom.
Il kabaddi è uno
sport di squadra nato come allenamento militare e può essere vagamente definito
come una versione professionale del gioco del “Ce l’hai”.
Le due squadre
occupano ciascuna una metà del campo, di forma rettangolare con misure di 10
metri per 13, seppur talvolta nel kabaddi outdoor possa essere anche di forma
circolare.
A turno un
giocatore di una squadra si reca nella metà campo avversaria per cercare di
segnare un punto, operazione per la quale ha diverse opzioni.
La principale
sarebbe quella di arrivare a toccare con qualunque parte del corpo l’area
situata oltre la linea di fondo della metà campo avversaria e tornare indietro
nella propria, ma essendo molto difficile, la maggior parte dei punti vengono
segnati in un altro modo.
Il più comune è
avvicinarsi agli avversari, i quali si tengono per mano in un gruppo di 3 o 4,
e cercare di toccare fugacemente una qualunque parte del corpo di un
avversario, per poi tornare di corsa nella propria metà campo.
Il difensore che
viene toccato a quel punto si stacca dai compagni per inseguire l’attaccante,
chiamato runner, e tentare di fermarlo.
Anche nel caso in
cui la formazione difensiva venga spezzata, grazie ad agili finte del runner,
questi può correre indisturbato nella sua parte di campo per segnare un punto.
Quando il runner
non riesce a segnare il punto, questo viene assegnato alla squadra che difende.
Anticamente il
tempo di durata di un attacco veniva contato obbligando l’attaccante a ripetere
continuamente la parola kabaddi e in caso di interruzione l’attacco veniva
considerato perso.
Successivamente questa
pratica venne sostituita obbligando il runner a trattenere il fiato, mentre
oggigiorno viene utilizzato un più moderno ed affidabile timer ed il runner ha
30 secondi per portare l’attacco ed altri 30 per rientrare nella propria metà
campo.
Le tecniche
difensive per bloccare un attaccante sono riprese dalla lotta libera, sport che
nel subcontinente indiano ha una buona tradizione, rendendo quindi il kabaddi
uno sport fisicamente molto impegnativo, che richiede due qualità quasi
antitetiche come agilità e potenza.
Nel kabaddi
professionistico in genere viene dato maggior risalto alla potenza e gli atleti
sono di solito molto muscolosi, particolare evidenziato anche dal fatto che il
kabaddi outdoor viene giocato a torso nudo.
Le nazioni più
forti sono l’India (che ha vinto le prime cinque edizioni dei campionati
mondiali maschili e l’unica femminile), il Pakistan, l’Iran, il Bangladesh e in
generale tutti i paesi che ospitano grandi comunità di emigranti dal
subcontinente (l’Italia può vantare ben due quarti posti ai mondiali maschili).
Nel 2014 in India è
stata fondata una lega professionistica, sul modello della più nota Indian
Premier League di cricket, che sta avendo un buon successo di pubblico ed
aiutando a rendere il kabaddi leggermente più conosciuto.
Il carrom è un gioco
da tavolo praticato su una tavola quadrata, con lati di circa 75cm e munita di
buche agli angoli.
Altri elementi sono
19 pedine di legno, molto simili a quelle della dama solo un po’ più grandi, di
cui 9 bianche e 9 nere e 1 di colore rosso, chiamata regina, più una o due
pedine bianche, di plastica e di maggiori dimensioni, chiamate striker.
Dopo aver stabilito
via sorteggio il colore dei due giocatori, il gruppo di pedine posizionato al
centro della tavola, con la regina nel mezzo, viene “spaccato”, in maniera
simile al biliardo americano Palla 8.
Il gioco consiste
nell’imbucare, con semplici bicellate, tutte le pedine di un colore (valenti 1
punto ciascuna), più la regina (del valore di 3 punti), che può essere imbucata
solo dopo averne infilata una del proprio colore, e “confermandola” imbucandone
un’altra successivamente.
Nel caso il tiro di
conferma fallisca, la regina verrà nuovamente rimessa in gioco.
Come nel biliardo, finché
un giocatore ottiene punti mantiene il comando del gioco, mentre dopo tiri che
non producono risultato, il turno passa all’aversario.
E sempre in maniera
simile al biliardo, col quale il carrom condivide alcune similitudini, per
avere successo bisogna essere particolarmente abili nel gioco di sponda, visto
che spesso le traiettorie non possono essere dirette per la presenza di altre
pedine, che non possono essere colpite direttamente.
Giocato a livello
professionale è piuttosto interessante, ma anche a livello amatoriale, grazie
alla semplicità delle regole.
In particolare è
molto divertente il fatto di essere obbligati ad imbucare un’altra pedina dopo
la regina, situazioni durante le quali si crea spesso una simpatica suspense.
Nel subcontinente
indiano capita piuttosto spesso di notare bambini che giocano seduti per terra,
oppure ragazzi e adulti in piedi, con la tavola posizionata a poco più di un
metro dal terreno.
Nel secondo caso è
possibile assistere a match particolarmente interessanti, visto che spesso
sulle partite vengono fatte piccole scommesse, quel tanto per rendere il gioco
un pochino più serio ed avvincente.
Nel nord dell’India
il carrom è molto diffuso nei villaggi di montagna, ma anche in Nepal è facile
notare gruppi di persone attorno ad una tavola.
La popolarità è
data dal fatto che l’equpaggiamento richiesto e lo spazio necessario sono
minimi, e con l’alta disoccupazione trovare 2 o 4 persone che non abbiano nulla
da fare estremamente facile.
Come per il
kabaddi, per chi fosse interessato o incuriosito, su youtube sono presenti
numerosi video che permettono di capire, meglio di questo articolo, le
dinamiche di questi due inusuali sport.
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