mercoledì 13 luglio 2016

Il terremoto nepalese del 2015

USAID DART Searches Collapsed Structures in Nepal (17136525160).jpgPoco più di un anno fa il Nepal, per l’esattezza il 25 Aprile 2015, è stato colpito da una violenta scossa di terremoto intorno all’ottavo grado della scala Richter, seguita da un lungo “sciame” di scosse di assestamento, tra cui un’altra potentissima, il 12 Maggio, di circa 7.3 gradi.
L’epicentro del primo terremoto è stato individuato presso la piccola città di Gorkha, situata a circa 80-90 chilometri a ovest di Kathmandu, più o meno a metà strada tra la capitale nepalese e Pokhara, rinomata località turistica situata molto suggestivamente sulle sponde di un lago ai piedi dell’Himalaya.
Le scosse successive si sono invece verificate proprio nei pressi della Valle di Kathmandu che ha subito quindi i maggiori effetti di tutto il fenomeno sismico che ha interessato il Nepal per mesi e che ancora oggi stenta a cessare con sporadiche scosse intorno ai 4 gradi della scala Richter, quindi ampiamente avvertibili non solo dai sismografi ma anche dalla gente comune.
Gli effetti sono stati particolarmente devastanti nella Valle di Kathmandu a causa dell’urbanizzazione ma anche della conformazione del terreno, creatosi circa un millennio fa, quando un altro fenomeno sismico formò una spaccatura tra le colline a sud della valle, facendo defluire l’acqua che al tempo la ricopriva formando un gigantesco lago.
Grazie a questa particolare conformazione, il terreno di tutta questa grande area è ancora oggi estremamente fertile, fattore che anche storicamente favorì i primi e prolifici insediamenti umani, ma allo stesso tempo si rivela controproducente in caso di terremoti, poiché un terreno così soffice tende ad espandere le onde sismiche.
Al contrario, la città di Pokhara, per esempio, pur trovandosi alla stessa distanza dalla prima forte scossa, ha subito un danno molto minore, grazie al fatto che, essendo situata vicino alle montagne, il sottosuolo è costituito in gran parte da dure rocce che tendono a rallentare e diminuire gli effetti delle onde sismiche.

I danni sono stati molto ingenti, sia per quanto riguarda le vite umane, le infrastrutture ed i numerosi monumenti artistici della Valle di Kathmandu.
La prima scossa ha causato poco meno di 9 mila vittime, mentre le seconda 218, di cui la grande maggioranza nei distretti della capitale o in quelli adiacenti.
Le già disastrate strade nepalesi hanno subito un duro colpo a causa delle numerose frane che oltre agli incidenti ed i danni hanno interrotto per giorni, talvolta per settimane, le vie di comunicazione.
I problemi più grandi hanno interessato quindi i numerosi paesini sparsi tra le colline, già normalmente difficili da raggiungere, ed in molti casi pressoché rasi al suolo dalle varie scosse.
La risposta del governo nepalese è stata chiaramente lenta e limitata, ma grazie anche ai numerosi aiuti stranieri, soprattutto dalla vicina India, non ci sono stati particolari episodi spiacevoli nella distribuzione dei pochi aiuti possibili.
Una piccola mano era arrivata anche dal clima, con un monsone piuttosto debole, che non ha quindi contribuito più di tanto nel rallentamento dei primi lavori di ristrutturazione, sia delle strade che degli edifici.

Venendo ai danni al patrimonio artistico del Nepal, in particolare della Valle di Kathmandu, la situazione è abbastanza critica, nel senso che, per fortuna, non è stato distrutto proprio del tutto, ma ha subito parecchi danni, anche molto estesi.
Nonostante la volontà politica, sociale e religiosa del paese, nonché agli ingenti aiuti finanziari stranieri, di ricostruire al più presto tutto come prima, sarà davvero difficile riuscire a ridare lustro ai numerosi grandi e piccoli monumenti che sono stati danneggiati.
Di contro, se le risorse non vengono sprecate, in particolare a causa della dilagante corruzione, è possibile che già tra pochi anni sarà possibile riassaporare le esotiche atmosfere che molti angoli delle città della Valle di Kathmandu sanno regalare.

Ad esempio, il complesso religioso sorto presso il sacrissimo Tempio di Pashupatinath (http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2016/07/il-tempio-di-pashupatinath.html) ha subito qualche danno ma molti dei più suggestivi templi ed ostelli della zona sono rimasti in piedi.
Discorso simile può essere fatto anche per quanto riguarda gli stupa buddisti, come quelli importantissimi di Bodhnath e Swayambunath, grazie alla conformazione di queste strutture, delle mezze sfere rovesciate, che quindi riescono a sopportare meglio le scosse sismiche.
Purtroppo lo stesso non si può dire dei tipici templi indù nepalesi in stile a pagoda, con una pianta quadrata o rettangolare in muratura ed i tetti in legno, con le tipiche forme curvate verso l’alto.
Molti di quelli che riempivano le piazze reali delle tre città più importanti della Valle di Kathmandu, cioè Kathmandu stessa, più Patan (o Lalitpur) e Bakhtapur, sono andati distrutti e le grande scalinate in mattoni sui quali sorgevano ora rimangono desolatamente vuote.

Tra le tante vittime illustri dispiace segnalare, ad esempio, il meraviglioso Nyatapola Temple di Bakhtapur, sormontato da ben cinque tetti decorati, che riuscì a sfuggire al terremoto del 1934, ma che questa volta è andato distrutto e si sono salvate solo la base piramidale e la scalinata fiancheggiata da grandi statue di pietra.

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