mercoledì 27 luglio 2016

Luoghi sacri buddisti, IV parte: Kushinagar

Letteralmente la Città (nagar) della Felicità (kushi), Kushinagar è un paesino indiano poco noto a livello internazionale, ma è piuttosto famoso in Asia, soprattutto per i seguaci del buddismo, in quanto fu qui che il Buddha lasciò le proprie spoglie mortali, o per dirla come i buddisti, raggiunse il nirvana.
Oggigiorno si possono ammirare alcune fondamenta di antichi edifici, i punti precisi in cui il Buddha morì e fu cremato, nonché i moderni templi e monasteri che i paesi a maggioranza o forte influenza buddista hanno costruito secondo i propri stili e tradizioni.

Questa intelligente iniziativa venne avviata ormai alcune decine di anni fa per cercare di promuovere, nei luoghi storici del Buddha, interessanti ma situati in aree molto arretrate, una qualche forma di turismo religioso, ma non sta purtroppo raggiungendo gli effetti sperati, a causa di questioni in gran parte geografiche.
Kushinagar, in particolare, dei 4 luoghi principali legati alla vita del Buddha, è il più sperduto, o se non altro il più lontano da un qualsivoglia itinerario turistico e gode quindi di una limitatissima attenzione.
Grazie all’indubbia importanza storica e religiosa del luogo, a Kushinagar qualcosa di interessante da vedere ci sarebbe, ma l’area attorno è piuttosto depressa, il paesino sorto nei pressi del tempio principale è decisamente poco attraente e le strutture turistiche, come alberghi e ristoranti, sono ridotte al minimo indispensabile.
Unica nota positiva, la superstrada di circa 50 chilometri che collega Kushinagar alla più vicina grande città, l’anonima Gorakhpur, è in ottime condizioni e particolarmente scorrevole, almeno secondo gli standard indiani.

Un altro piccolo problema “logistico”, che non permette a Kushinagar di creare una qualche particolare atmosfera, è che le principali attrazioni, nonché gli alberghi, sono poco comodamente sparpagliati lungo la strada e la campagna circostante.
E purtroppo il luogo, come accade fin troppo spesso in India, è sprovvisto della più basilare segnaletica, non c’è quasi nessun tipo di indicazione e quei pochi cartelli esplicativi sono a dir poco approssimativi, quando non completamente inutili.
Da decenni tutti gli apparati turistici statali, sia quello centrale che quelli locali, dicono di fare grandi sforzi per attirare visitatori, ma non fanno neppure l’essenziale.

L’area sacra principale è racchiusa dentro un ampio giardino ben tenuto, per accedere al quale non bisogna neppure pagare alcun biglietto, ma firmare un grande registro semi-preistorico.
Oltre agli scavi in mattoni delle fondamenta di antichi monasteri sparsi qua e là, al centro del giardino si trovano due grandi costruzioni color crema.
La prima, a forma grossomodo tubulare, è il Parinirvana Temple ed ospita una grande e graziosa statua del Buddha dormiente, sdraiato su un fianco.
La seconda struttura invece è un classico stupa buddista costruito esattamente dove il Buddha morì, mentre il cumulo di mattoni situato alle sue spalle dovrebbe indicare il luogo dove venne cremato.

Uscendo dal giardino e girando a destra, dopo qualche decina di metri, nascosto dietro ad orribili negozi-baracche, si nota il pinnacolo dorato del Tempio Birmano, un appariscente stupa leggermente “appiattito”, nello stile della Birmania, sui quattro lati del quale si trovano delle nicchie che ospitano colorate statue del Buddha.
Molto curiose sono anche delle sculture, disposte tutt’attorno al tempio, che rappresentano dei monaci, vestiti con una tonaca scura, in fila per chiedere l’elemosina o per porgere offerte al Buddha (confessiamo di non conoscere molto a fondo i significati dell’iconografia buddista).

Poco oltre si trova il Tempio Cinese, un edificio a due piani in classico stile a pagoda piacevolmente elaborato e dotato di due stanze per le preghiere.
Nella stanza principale al primo piano trova posto un altare dominato da una grande scultura dorata del Buddha con ben 12 braccia ed affiancato da due guerrieri vestiti in tipco stile cinese (e dei quali colpevolmente non conosciamo né i nomi né la storia, ma sicuramente non erano lì a caso).
Davanti all’entrata della stanza al piano superiore, sopra ad un piedistallo tondeggiante è collocata una statua del Buddha classico cinese, grassoccio, pelato e sorridente, mentre il sobrio altare all’interno ospita tre statue del Buddha in meditazione, in diverse posizioni.

Tornando sulla strada principale ed attraversato il paesino, si prosegue verso la barbagia indiana finché non si incontra il monastero tibetano, piuttosto anonimo all’esterno e dotato di due stanze, una per la preghiera ed una per le tipiche offerte di burro chiarificato.

Poco più avanti, dall’altra parte della strada, si nota una grande cupola di mattoni, che dovrebbe essere uno stupa, anche abbastanza suggestivo, del quale però non sappiamo il nome poiché durante la nostra visita era chiuso ed il cartellone situato lì davanti era cancellato.
Al contrario, proseguendo la strada principale, superati 2-3 alberghi particolarmente esosi, si giunge nella ben segnalata area del tempio thailandese, probabilmente il più bello e ben tenuto poiché gode del patrocinio della famiglia reale Thai.
Il tempio si trova immerso in giardino che ospita una rigogliosa vegetazione ed è costituito da alcune graziose costruzioni dagli immacolati muri bianchi e dai tipici tetti spioventi, con tegole d’un piacevolissimo blu pastello; anche le stanze interne sono riccamente decorate.
Dello stesso stile architettonico sono anche 3-4 costruzioni legate al tempio, che rendono questo breve tratto di strada particolarmente caratteristico.

Superata la zona del monastero thailandese, sul lato destro della strada, si trova una grande lastra di marmo che indica la direzione del “Buddha’s relics distribution site” (letteralmente: sito della distribuzione delle reliquie del Buddha), e sulla quale sono incise le ultime parole del Buddha: tutte le cose condizionate sono impermanenti, sforzati con diligenza (per la tua liberazione).

Il sito è composto da un giardino, protetto da un muro, che ospita un grande albero ai piedi del quale si trova un piccolo santuario.

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