mercoledì 22 marzo 2017

Breve cenno al sistema politico indiano

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Bandiera dell'Indian National Congress
L’India è un repubblica federale dotata di un sistema politico multipartitico, dove i partiti sono divisi in tre categorie: nazionali, statali e distrettuali.
Al Settembre 2016 il numero di partiti registrati era di 1761, di cui 7 nazionali, 48 statali e 1706 distrettuali.
I parametri di questa suddivisione sono ben definiti e lo stato dei partiti viene continuamente aggiornato dopo ogni turno elettorale.

Per essere classificato come nazionale, un partito deve rispondere a 3 requisiti: vincere il 2% dei posti alla Lok Sabha (Camera Bassa del Parlamento) in almeno 3 stati; alle Elezioni Generali per la Lok Sabha o l’Assemblea Legislativa (elezioni degli organi legislativi dei singoli stati), il partito deve ricevere almeno il 6% dei voti in 4 stati; essere riconosciuto come partito statale in almeno 4 stati.
Il più vecchio dei partiti nazionali indiani è l’Indian National Congress (INC), fondato nel lontano 1885; il Communist Party of India (CPI) risale invece al 1925, mentre è del 1964 la fondazione del Communist Party of India-Marxist (CPI-M); il Bharatiya Janata Party (BJP), Partito Popolare Indiano, attualmente al potere, venne fondato nel 1980; il Bhaujan Samaj Party (BSP), di stampo socialista, risale al 1984; più recente è la fondazione dell’All India Trinamool Congress (AITC), creato nel 1998 da una scissione all’interno dell’Indian National Congress, come avvenne anche l’anno successivo con il National Congress Party (NCP).

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Bandiera del Bharatiya Janata Party
I parametri che un partito deve raggiungere per essere considerato di livello statale sono i seguenti: vincere almeno il 3% del totale dei seggi o 3 posti all’Assemblea Legislativa; deve vincere almeno un posto nella Lok Sabha ogni 25 disponibili (o una frazione di questi); deve avere almeno il 6% totale dei voti e vincere un posto alla Lok Sabha ed 2 all’Assemblea Legislativa nello stesso turno elettorale; l’ultimo criterio prevede infine che se un partito non riesce a vincere nessun seggio né alla Camera Bassa né all’Assemblea Legislativa ma raggiunge l’8% dei voti, può essere comunque classificato come partito statale.

Come visto le elezioni più importanti del sistema politico indiano sono quindi due: le Elezioni Generali, indette ogni 5 anni, per eleggere i componenti della Lok Sabha (Camera Bassa), e le Assemblee Legislative dei singoli stati, dalle quali verranno eletti i membri della Rajya Sabha (Camera Alta del Parlamento Indiano).
La scadenza quinquennale delle Elezioni Generali può chiaramente variare in caso di caduta del governo, come avvenuto ad esempio nel 1980, nel 1989 e nel 1998, e dal 1951 ad oggi vi sono state 16 elezioni, con le prossime in programma nel 2019.
Le prime cinque Elezioni Generali furono vinte dall’Indian National Congress, fino al 1977, quando venne soppiantato dal Bharatiya Lok Dal (Partito del Popolo Indiano), formatosi pochi anni prima con l’unico scopo di opporsi alla politica di Indira Gandhi.
Data quindi la scarsa coesione tra gli appartenenti al BLD, ben presto il governo cadde ed alle successive elezioni del 1980 l’Indian National Congress tornò al potere.
Nel 1996 fu il Bharatiya Janata Party ad interrompere la striscia vincente del Congresso con tre legislature nel 1996, 1998, 1999 di cui solo l’ultima governò per l’intero quinquennio.
Nel 2004 l’Indian National Congress tornò al potere riuscendo ad essere rieletto anche nel 2009, mentre nel 2014 venne sconfitto dal BJP attualmente al potere.

Le Assemblee Legislative dei singoli stati indiani sono 31, 29 stati e 2 Territori dell’Unione, Pondhicherry e Delhi, mentre gli altri 5 Territori dell’Unione non posseggono un proprio organo legislativo e sono governati direttamente dal governo centrale.

Anche queste elezioni hanno scadenze quinquennali ma non avvengono tutte nello stesso periodo e sono scaglionate negli anni.

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