Cercando di analizzare il mio passato stato mentale, penso
che ci fosse anche un’altra più profonda ragione dietro al mio astio nei
confronti di Kailas Babu.
Sebbene fossi il figlio di una persona ricca, passai tutti
i miei esami nel tempo stabilito e nonostante fossi giovane non sprecavo le mie
giornate indulgendo in piccoli piaceri o in cattive compagnie. Perfino dopo la
morte dei miei genitori, non avevo l’ambizione di diventare il capo-famiglia.
Riguardo il mio aspetto, dire che ero bello sarebbe presuntuoso, ma non sarebbe
falso, così il mio valore sul mercato matrimoniale del Bengala era certamente
alto ed ero ben deciso ad approfittarne: la bella ed istruita figlia unica di
un uomo ricco, questo era ciò che volevo.
Arrivavano proposte di tutti i tipi, con offerte di doti
tra le 10 e le 20 mila rupie, io le pesavo con cura ed obiettività, ma nessuna
mi sembrava molto attraente. E mi trovai ad essere d’accordo con Bhavabhuti
(antico scrittore indiano), che scrisse “Chissà se nascerà un mio pari? Il
mondo è grande e la vita lunga”, e mi chiedevo se un simile articolo si sarebbe
mai trovato entro i modesti confini del Bengala.
Genitori esagerati cantavano le mie lodi e mi facevano
varie offerte e questo (a prescindere che la loro figlia mi piacesse o no) lo trovavo
per me molto congeniale. Una persona decente come me, meritava le loro offerte!
Nelle sacre scritture si legge che sia che le divinità concedano i loro favori,
sia che non lo facciano, si irritano se non ricevono le dovute offerte:
regolari offerte anche a me facevano venire questi elevati ideali.
Ho già accennato al fatto che Thakurda aveva solo una
nipote, che io avevo visto spesso, ma non consideravo bella. Quindi non avevo
mai pensato di sposarla. Comunque, mi aspettavo che Kailas Babu, direttamente o
attraverso qualche intermediario, mi avrebbe fatto un’offerta con in mente il
matrimonio di sua nipote, anche solo semplicemente perché ero un buon partito.
Ma non lo fece e sentii dire da alcuni suoi amici che i Babus di Nayanjor per
nessun motivo fanno la prima mossa, e perfino se questo avrebbe significato che
sua nipote sarebbe rimasta nubile, Kailas Babu non avrebbe mai infranto questa
regola. Mi sentivo molto offeso da questo e la mia rabbia durò a lungo e solo
la mia buona educazione mi fece stare tranquillo a riguardo.
Il mio carattere però era tale che nella mia arrabbiatura
c’era anche una scintilla di umorismo, come i lampi sono legati al tuono. Non
potevo offendere direttamente quel vecchio, ma ero tentato da un simpatico
piano. Ho già descritto come le persone venissero fuori con ogni sorta di bugia
per cercare di assecondarlo. Vicino a noi abitava un Magistrato che spesso
diceva “Thakurda, tutte le volte che incontro il Governatore, mi chiede sempre
dei Babus di Nayanjor. Dice che i Rajas di Burdwan ed i Babus di Nayanjor sono
le uniche vere famiglie nobili del Bengala”. Thakurda era molto felice di
sentire questo e a sua volta, quando incontrava il Magistrato, gli chiedeva tra
mille amenità “Come sta il Governatore? E sua moglie? E i loro bambini?”. Aveva
intenzione di fare visita al Governatore, uno di quei giorni, ma il Magistrato
sapeva che molti Governatori sarebbero andati e venuti prima che la famosa
carrozza a quattro cavalli di Nayanjor sarebbe stata pronta per la visita.
Una mattina andai da Kailas Babu e prendendolo in disparte
gli dissi “Thakurda, ieri sono andato a trovare il Governatore ed iniziò a
parlare dei Babus di Nayanjor, così gli dissi che Kailas Babu di Nayanjor
viveva a Calcutta. Era dispiaciuto di non saperlo e per non essere ancora
venuto a trovarvi, così mi ha detto che sarebbe venuto oggi pomeriggio”.
Chiunque altro avrebbe intuito l’assurdità della faccenda e
perfino Kailas Babu ne avrebbe riso se fosse successo a qualcun altro, ma
riguardo alla sua famiglia non dubitò la notizia neppure per un attimo. Ed era
allo stesso tempo felice e scontento: dove avrebbe fatto sedere il Governatore?
Come avrebbe dovuto dargli il benvenuto? Come avrebbe potuto mantenere alto
l’onore di Nayanjor? Non ne aveva la più pallida idea, in più non sapeva
l’inglese (al tempo i Governatori erano britannici), quindi ci sarebbe stato
qualche problema nella conversazione.
“Non vi preoccupate,” gli dissi “avrà un interprete, ma il
Governatore si è raccomandato che non sia presente nessun altro”.
Nel pomeriggio, quando la maggior parte degli abitanti
dell’area erano al lavoro nei loro uffici, o a casa a fare la siesta, una
carrozza con due uomini si fermò davanti alla residenza di Kailas Babu. Un
valletto in livrea annunciò “Sua Eccellenza, il Governatore”. Thakurda era
pronto: vestito con i vecchi pantaloni ed il turbante, ed il servo Ganesha con
i suoi vestiti ordinari. Appena sentì l’annuncio, Ganesha uscì dalla porta,
trafelato e tremante, e dopo essersi ripetutamente inchinato, fece entrare un
mio vecchio amico vestito con abiti inglesi.
Dopo aver steso il prezioso scialle sopra una sedia, Kailas
Babu vi fece accomodare il finto Governatore ed iniziò un lungo ed umile
discorso in urdu. Quindi presentò, sul piattino d’oro, uno dei pochi cimeli di
famiglia che gli erano rimasti: una pila di monete d’oro dell’era Moghul.
Ganesha nel frattempo era in piedi lì vicino pronto con la profumiera ed il
vasetto di brillantina.
Kailas Babu ripetutamente espresse il suo dispiacere che
Sua Eccellenza non era andato a visitarlo nella sua casa di Nayanjor, dove
avrebbe potuto offrigli una migliore ospitalità; a Calcutta era come in esilio,
un pesce fuor d’acqua, non aveva potuto organizzarsi propriamente ed altre scuse.
Il mio amico, sotto al suo cappello, scrollò la testa
gravemente; secondo l’etichetta inglese in realtà avrebbe dovuto toliersi il
cappello una volta entrato, ma cercava di rimanere il più coperto possibile per
evitare di poter essere riconosciuto. In effetti, nessuno tranne Kailas Babu ed
il suo infatutato domestico avrebbe creduto al travestimento del giovane
bengalese neppure per un attimo.
Dopo una decina di minuti, il mio amico fece un inchino ed
uscì. Il valletto, ben istruito, mise il piatto con la pila di monete d’oro
nella carrozza e prese lo scialle dalla sedia; quindi si avvicinò a Ganesha e
con naturalezza afferrò la profumiera ed il vasetto di brillantina. Kailas Babu
non disse nulla, pensando che quello fosse il comportamento abituale di un
Governatore, mentre io, che avevo osservato la scena da una stanza attigua, mi
stavo facendo esplodere le costole cercando di soffocare le risate.
Alla fine, non potendo più resistere, mi diressi in
un’altra stanza più lontana, ma appena scoppiai a ridere, notai una ragazza che
piangeva sdraiata su un lettino. Quando mi vide si alzò e con i suoi occhi neri
lucidi e fiammeggianti mi disse “Che cosa ti ha mai fatto mio nonno? Perché sei
venuto a prenderlo in giro? Perché sei venuto?”. Quindi non potendo più resistere,
si coprì il viso con il sari e scoppiò di nuovo a piangere.
Accidenti alla mia voglia di ridere! Tutto questo tempo non
mi era neppure passato per la testa che non c’era solo dell’umorismo in quello
che stavo facendo. Ma ora capii che avevo toccato un punto dolente e la
rivoltante crudeltà delle mie azioni era stata scoperta. Scappai da quella
casa, umiliato e pieno di vergogna, come un cane bastonato. Che male mi aveva
mai fatto quel pover’uomo? La sua innocente presunzione non aveva mai fatto del
male a nessuno, perché invece la mia presunzione era stata così cattiva?
I miei occhi si aprirono anche su un’altra cosa: per molto
tempo avevo pensato a Kusum come ad un oggetto in mostra su uno scaffale,
finché non avesse attratto l’attenzione di un uomo non sposato. Era lì perché
io non la volevo: che la prenda chiunque la vuole, pensavo.
Ora finalmente avevo capito che in quella casa c’era una
ragazza con un cuore, un cuore le cui emozioni spaziavano su una terra
misteriosa: a est l’imponderabile passato, ad ovest lo sconosciuto futuro.
Una persona con un cuore simile, merita di essere scelta
per le dimensioni della sua dote o la forma del suo naso e dei suoi occhi?
Non dormii per tutta la notte. Il giorno dopo mi intrufolai
in casa di Kailas Babu come un ladro, portando tutte le cose di valore che
avevamo sottratto al vecchio, pensando di restituirle al servo senza dire
nulla.
Mentre lo cercavo, sentii nonno e nipote che parlottavano
da qualche parte dentro alla casa e la ragazza che stava dicendo con dolce
affetto “Nonno, cosa ti ha detto ieri il Governatore?”. Thakurda si lanciò
quindi nella ripetizione del supposto appassionato panegirico che il
Governatore aveva fatto sull’antica casata di Nayanjor. La ragazza ascoltò
tutto con molta attenzione.
I miei occhi si riempirono di lacrime di fronte alla
tenerezza ed al materno inganno che questa giovane ragazza usava con il suo
anziano guardiano. Rimasi seduto in silenzio per un po’ di tempo, quando
Thakurda finì la sua storia e se ne andò, mi diressi dalla ragazza con le cose
che avevo rubato, le misi di fronte ai suoi piedi e me ne andai senza dire una
parola.
Quando vidi di nuovo il vecchio, lo salutai con molto
rispetto, inchinandomi e toccandogli i piedi, cosa che prima, seguendo costumi
moderni, non avevo mai fatto e probabilmente Thakurda pensò che questo
improvviso rispetto fosse dovuto alla visita del Governatore. Lui così iniziò a
raccontarmi come era andata ed io lo ascoltai con piacere. Anche le altre
persone presenti capirono che era stata tutta una messinscena, ma accettarono
felicemente il racconto di Thakurda.
Quando tutti se ne furono andati, nervosamente ed umilmente,
feci la mia proposta: seppur il mio lignaggio non era neppure paragonabile a
quello dei Babu di Nayanjor, ma...
Quando finiii il vecchio mi strinse al suo petto e disse
con gioia “Sono un pover’uomo, non avrei mai immaginato di avere una fortuna
simile, amico mio. La mia Kusum deve aver guadagnato grandi meriti dal paradiso
se tu ora ci favorisci in questo modo”, e mentre parlava i suoi occhi diventarono
umidi.
Questa fu la prima volta che Kailas Babu dimenticò i suoi
doveri nei confronti dei suoi nobili antenati ed ammise di essere povero, e che
non avrebbe recato nessun danno ai Babus di Nayanjor accettare me.
Avevo architettato di prendere in giro il vecchio, mentre
lui, con il cuore e l’anima, vedeva me come il migliore sposo per sua nipote.
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