lunedì 6 marzo 2017

Il linguaggio ulatbamsi del poeta Kabir

Come accennato in un precedente post introduttivo (http://informazioniindiaenepal.blogspot.in/2016/02/il-santo-kabir_22.html), il santo-poeta Kabir fu un illetterato, come ammesso da lui stesso in un suo noto componimento “Io non tocco inchiostro o carta, queste mani non hanno mai tenuto una penna, la grandezza delle quattro ere, Kabir la racconta solo con la bocca”.
Le sue opere furono quindi redatte dai suoi discepoli e nonostante possano essere state talvolta travisate, mostrano chiaramente la complessità e la perizia linguistica del poeta.
Tra le tante caratteristiche peculiari della poetica di Kabir, notevole è l’utilizzo della tecnica detta ulatbamsi, letteralmente linguaggio sottosopra o capovolto.
Si tratta di un linguaggio dove le normali situazioni vengono invertite, creando un effetto paradossale piuttosto intrigante, poiché al di là dell’apparente assurdità, nascondono in realtà significati molto profondi.

La loro interpretazione è quindi molto difficile e spesso neppure univoca, ma affidata in gran parte all’intuizione dei lettori.
Gli studiosi stessi infatti, dopo aver cercato per secoli di estrarne i significati attraverso lo studio dei concetti esoterici per spiegarne le metafore, sono sempre più propensi a favorire invece il diretto intuito risvegliato dalla lettura di queste enigmatiche poesie.
In generale infatti lo scopo di Kabir spesso è proprio quello di provocare il lettore, incuriosirlo e spingerlo a cercare di capire, con la propria testa, almeno qualcuno degli insegnamenti esposti.

Bisogna anche notare però un aspetto più leggero, se vogliamo ludico, dietro alle poesie di Kabir che possono essere ascritte alla categoria ulatbamsi.
A conferma di questo, oggigiorno una delle reazioni più comuni tra gli indiani di cultura che si trovano davanti ad uno di questi componimenti è semplicemente la risata, come capita solitamente di fronte a situazioni paradossali che appaiono ridicole.

Uno degli esempi più noti è il componimento sabda 52 (le poesie di Kabir non hanno titolo quindi sono state numerate):

Pensa a questo, conoscitore di Brahma,
Sta scrosciando e scrosciando, il tuono sta rombando,
ma non cade neppure una goccia.
Un elefante è incatenato al piede di una formica,
una pecora mangia un lupo,
un pesce salta fuori dall’oceano
e costruisce una casa sulla spiaggia.
Rane e serpenti giacciono insieme,
un gatto partorisce un cane,
il leone trema per paura dello sciacallo,
queste meraviglie non si possono raccontare.
Chi riesce a rintracciare il cervo del dubbio
dentro alla foresta? L’arcere prende la mira,
gli alberi bruciano in mezzo al mare,
un pesce gioca a fare il cacciatore.
O che meravigliosa conoscenza!
Se qualcuno potesse sentire,
volerebbe in cielo senza bisogno di ali
e vivrebbe, non morirebbe, così dice Kabir.

Altrettanto noto, significativo ed enigmatico è il componimento sabda 55:

Fratello, guarda cosa dà conforto all’uomo,
è una storia che non si può raccontare.
Il leone e la tigre sono soggiogati all’aratro,
seminando riso in un campo arido.
L’orso selvatico sta strappando l’erba,
il caprone manda avanti la fattoria.
La capra femmina ha sposato un leone,
mentre la mucca cantava canzoni da matrimonio.
La dote era un’antilope,
la damigella d’onore una lucertola.
Il corvo lavò tutto il bucato
mentre l’airone digrignava i denti.
La mosca si rasò la testa urlando
“Devo unirmi alla festa di matrimonio!”
Kabir dice,
riesci a capire questa poesia?
Se ci riesci, ti chiamerò,
studioso, genio,
devoto.

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