lunedì 13 marzo 2017

I saluti indiani

Git govind large.jpgCom’è noto il saluto più diffuso nel subcontinente indiano è Namasté, ma grazie alla ricchezza culturale dell’India, esistono numerosi altri tipi di saluto, in particolare appartenenti alla tradizione induista.

Namasté, significa letteralmente (Porgo) Un saluto a te, in maniera simile a Namaskar, leggermente meno diffuso e considerato più formale.
Mentre viene pronunciato, Namasté andrebbe accompagnato dall’Anjali Mudra o Pranamasana, il gesto di unire i palmi delle mani davanti al petto, e da un inchino.
A causa della scarsa praticità, nella vita di tutti i giorni l’Anjali Mudra viene spesso sostituito da un veloce gesto di portarsi la mano destra sul cuore ed un leggero cenno della testa.
Ancora più rispettoso è Pranam che, dal sanscrito, vuol dire Chinarsi in avanti e si riferisce al profondo inchino che spesso accompagna questa forma di saluto, utilizzata di solito con sacerdoti e personalità religiose indù.
Seppur Namasté sia ampiamente accettato in tutti gli strati sociali, con i numerosi mussulmani sarebbe più appropriato rivolgersi con Salam Walaikum, o la forma contratta Salam.

Tra i saluti meno formali, in India non esistono forme per Buongiorno e Buonasera, che sono sostituite dai comuni saluti inglesi Good Morning, Good Afternoon e Good Evening, unica eccezione la Buona Notte che dal sanscrito si dice Subh Ratri.

Venendo ai saluti specifici alle divinità, bisogna notare come questi possono essere particolarmente diffusi in certe aree geografiche, come i luoghi sacri, ed in certe situazioni, come le relazioni con asceti, sacerdoti e persone religiose in genere, ma potrebbero risultare fuori luogo in altri contesti.
Ad esempio, entrare in un moderno negozio di Delhi e presentarsi con un altisonante saluto shivaita potrebbe apparire ridicolo.

La divinità indù cui sono dedicati il maggior numero di saluti è sicuramente Vishnu, sia nella sua forma originale, che nelle sue avatar, in particolare la settima e l’ottava incarnazione di Rama e Krishna.
Tra gli asceti, anche Shivaiti, piuttosto diffuso ed apprezzato è Om Namo Narayan, che letteralmente significa Saluto a Narayan, altro nome di Vishnu come Rifugio degli esseri umani.
Più legato ad asceti e devoti vishnuiti è invece Hari Om, spesso ripetuto due volte, dove Hari, letteralmente giallo, è uno dei tanti nomi di Vishnu.

I seguaci di Rama tendono a salutarsi ripetendo semplicemente il nome della loro divinità preferita Ram Ram, che grazie alla praticità viene usato abbastanza comunemente anche nella vita di tutti i giorni; molto diffuso nei luoghi legati alle vicende del dio, si sente spesso anche nella famosa cittadina di Pushkar, seppur ci sfugga la relazione tra questo luogo e Rama, le cui vicende mitologiche si svolsero ad alcune centinaia di chilometri di distanza.

I numerosi devoti del dio Krishna si salutano con il classico Hare Krishna, spesso ripetuto due volte, e talvolta sostituito da Hare Krishna Hare Rama.
Questi saluti sono molto diffusi nell’area geografica attorno alla città di Mathura, luogo natale di Krishna.

Il saluto più comune tra i seguaci di Shiva è Om Nama Shivaia, tecnicamente un mantra, molto comune nei luoghi di culto shivaiti come Varanasi e Rishikesh.
Meno impegnativo ed abbastanza diffuso è Mahadev, che significa Grande Dio, epiteto riferito a Shiva.

Nei luoghi sacri dedicati alle divinità femminili, spesso si sente ripetere Jai Kali Ma, Vittora a Madre Kali, che i devoti si scambiano tra loro.

Oltre a questi, esistono anche alcuni saluti non riferiti a divinità, bensì a luoghi geografici considerati particolarmente sacri.
Salendo verso le sorgenti del Gange, i pellegrini si salutano inneggiando al fiume con Jai Ganga Ma, Vittoria alla Madre Ganga.

In Gujarat invece, presso la sacrissima Collina di Girnar, i pellegrini indù, jaina e mussulmani, ai quali è particolarmente caro questo luogo, si salutano con Jai Girnar Hill, Vittoria alla Collina di Girnar.

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