Grazie al lento ma costante progresso, l’India negli ultimi
decenni sta iniziando a minimizzare le drammatiche conseguenze delle catastrofi
naturali che periodicamente colpiscono il subcontinente indiano (http://informazioniindiaenepal.blogspot.in/2017/03/catastrofi-naturali-in-india.html).
Il pericolo che lunghi periodi di siccità possano portare a
devastanti carestie, in grado di uccidere milioni di persone, è stato debellato
ormai da più di mezzo secolo, con l’ultima carestia avvenuta in Bengala nel
1943.
Anche le conseguenze delle inondazioni causate dai cicloni
sono sempre meno gravi, almeno per quanto riguarda la perdita di vite umane,
grazie a previsioni sempre più accurate e a tempestivi piani di evacuazione,
come durante il Ciclone Hudhud del 2014, quando un efficiente programma del
governo riuscì a far evacuare circa mezzo milione di persone, riducendo il
numero delle vittime ad 81.
Purtroppo però le recenti modernizzazione ed
industrializzazione hanno portato ad un vertiginoso aumento di catastrofi
causate dall’uomo con incidenti di vario tipo ed entità.
In particolare l’India è stata vittima della più grande
tragedia industriale della storia, il Disastro di Bhopal, ed è particolarmente
prona a gravissimi incidenti ferroviari che arrivano spesso a causare centinaia
di vittime.
Per quanto riguarda gli incidenti aviari, l’India non si
distingue in particolar modo per l’elevato numero, forse anche grazie al fatto
che il settore non è altrettanto sviluppato né capillare come quello
ferroviario.
I mezzi di trasporto legati all’acqua risultano in India
abbastanza rischiosi, forse per una errata interpretazione della reale
pericolosità: nessuno si sognerebbe di far partire un aereo sovraccarico,
mentre stipare navi ed imbarcazioni varie sembra, erroneamente, meno grave.
Le strade indiane, infine, sono purtroppo riconosciute per
essere tra le più pericolose al mondo nel rapporto numero di mezzi, di
incidenti e di vittime, che spesso raggiungono numeri elevati a causa
dell’abitudine, tipicamente indiana, di riempire i veicoli ben al di là della
capienza massima.
La notte tra il 2 ed il 3 Dicembre del 1984, negli
stabilimenti di Bhopal della Union Carbide, produttrice americana di pesticidi,
si verificò un’esplosione che liberò nell’aria una nube tossica di isocianato
di metile che si diresse verso la città, uccidendo quasi 4 mila persone e
causando danni fisici a più di 500 mila.
I dati sui decessi sono alquanto variabili e secondo alcune
stime potrebbero essere stati addirittura 20 mila, a causa del fatto che il
vento spinse la nube in una bidonville particolarmente sovrappopolata.
La zona venne in seguito parzialmente bonificata, ma ancora
al 2001 nella fabbrica ormai abbandonata erano presenti sostanze tossiche che
contaminavano aria, terreno e falde acquiferea, e nelle aree maggiormente
colpite l’incidenza di certe patologie risulta ben al di sopra della media
nazionale.
Oltre a questi danni, i susseguenti lunghi processi, di cui
alcuni ancora in corso, si conclusero con pene di poca entità ed anche i risarcimenti
furono lenti ed inadeguati.
I motivi dei numerosi catastrofici incidenti ferroviari che
si verificano in India sono molteplici: sistemi di sicurezza non sempre
efficienti, condizioni climatiche avverse, l’elevato numero di passeggeri ed
altre cause minori tipicamente indiane, come la presenza sui binari di vari
tipi di animali, anche di grandi dimensioni, come bovini ed elefanti.
Bisogna anche notare però che l’Indian Railways è uno dei
sistemi ferroviari più estesi al mondo, con circa 92 mila chilometri di binari,
circa 4 volte quelli delle Ferrovie Italiane di poco inferiori ai 20 mila.
Nella lista dei peggiori incidenti ferroviari per numero di
vittime, l’India compare al 4 posto con il Disastro Ferroviario del Bihar del
1981, dove un treno passeggeri deragliò finendo in un fiume in piena, causando
la morte di un numero imprecisato di persone, stimato tra le 500 e 800.
La cause non sono certe, ma le più probabili sono
l’allagamento dei binari, dovuto ad un ciclone o comunque ad un’improvvisa
inondazione, ma non si esclude un malfunzionamento dei freni nel tentativo di
evitare di investire un bufalo d’acqua.
Il Disastro di Firozabad è l’11esimo incidente ferroviario
per numero di vittime, ben 358, ed avvenne nell’omonima città dello stato
dell’Uttar Pradesh nel 1995.
Le dinamiche di questo incidente sono quasi grottesche:
dopo aver investito una mucca, il treno Kalindi Express fu costretto a fermarsi
per danni ai freni, quando venne speronato dal Purushottam Express che
procedeva ad una velocità di circa 70 km orari.
La maggior parte dei circa 2.200 passeggeri stava dormendo,
essendo le 2:55 di notte, e ben 358 morirono, seppur alcune stime parlino di
più di 400 vittime.
Il terzo incidente più grave nella storia delle Ferrovie
Indiane avvenne nel 1999 a Gaisal, nello stato dell’Assam, e fu causato da una
collisione frontale tra il Brahmaputra Mail proveniente da Dibrugarh e l’Avadh
Assam Express originato da Delhi, fermo in una stazione secondaria.
La velocità del primo treno fu tale che l’impatto provocò
un’esplosione che lanciò in aria il locomotore del treno fermo e sparse le
vittime nelle strade ed i campi circostanti.
Ufficialmente i morti furono 285 ma alcune stime arrivano
quasi a mille, considerando che entrambi i treni erano pieni ben oltre alla
loro capacità ed il susseguente incendio rese difficile il riconoscimento dei
corpi.
Seppur l’Esercito Indiano abbia sempre negato, vi sono
sospetti che la causa dell’esplosione sia stato dell’esplosivo presente sul
Brahmaputra Mail che stava trasportando soldati ed agenti di polizia verso il
confine.
Come già accennato, l’India non si distingue per
particolari disastri aerei e gli aeroporti indiani possono essere considerati
mediamente sicuri.
Nonostante questo, il terzo incidente aereo più grave della
storia civile avvenne nel 1996 nei cieli indiani sopra allo stato dell’Haryana,
quando si scontrarono un aereo della compagnia di bandiera dell’Arabia Saudita
ed uno del Kazakhistan, causando la morte di tutti i 349 passeggeri e membri
d’equipaggio.
Anche per quanto riguarda i disastri marittimi l’India non
primeggia né per numero né per gravità.
Bisogna anche evidenziare che i due incidenti più gravi non
furono dovuti esclusivamente a responsabilità umane ma anche ad avverse
condizioni atmosferiche.
Il naufragio del battello a vapore SS Vaitarna al largo
della costa del Gujarat nel 1888 fu causato da una tempesta che addirittura
fece completamente sparire la nave, insieme alle circa 740 persone che si
trovavano a bordo, dei quali non furono mai trovate alcune tracce.
Anche il capovoglimento del battello passeggeri Ramdas,
avvenuto nel 1947 a dieci miglia dalla costa di Mumbai, fu dovuto ad onde
monsoniche particolarmente violente che ribaltarono la nave causando la morte
di circa 690 dei 713 passeggeri a bordo.
Se i mari indiani possono essere relativamente sicuri, lo
stesso non si può dire di fiumi e laghi, dove spesso si sono verificati
incidenti molto gravi, causati quasi esclusivamente dalla negligenza dell’uomo.
Il fatto che questi incidenti siano avvenuti tutti in tempi
piuttosto recenti, dimostra quanta strada debba ancora fare l’India prima di
raggiungere dei livelli di sicurezza accettabili.
Facendo una veloce panoramica: nel 1988 più di 400
pellegrini indù annegarono nel Gange nello stato del Bihar, per il ribaltamento
di una nave dovuto a sovraffollamento; nel 2009, affondò una piccola imbarcazione
passeggeri in un lago dello stato del Kerala, uccidendo 45 delle 82 persone a
bordo; nel 2010 in Bengala affondò una nave stracarica di pellegrini mussulmani
di cui più di 70 annegarono; nel 2012 un battello sovraccarico affondò nel
Brahmaputra causando la morte di 103 persone; stessa sorte toccò nel 2014 ad un
battello che affondò nella Riserva della Diga di Hirakud nello stato
dell’Orissa, uccidendo ben 31 dei 115 passeggeri; infine, nel 2017, nei pressi
della città di Patna in Bihar, una piccola imbarcazione sovraccarica con 40
passeggeri affondò portandosi dietro 25 vittime.
Un ultimo peculiare incidente che dimostra come la scarsa
attenzione e preparazione di operatori e tecnici possa avere conseguenze
devastanti, avvenne nel 2014 lungo le rive del fiume Beas, nel distretto
collinare di Mandi, in Himachal Pradesh, quando senza alcun preavviso vennero
aperte alcune sezioni di una diga, che causarono un repentino innalzamento
delle acque del fiume che travolsero un gruppo di studenti universitari, di cui
ben 25 persero la vita.
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