lunedì 20 marzo 2017

Disastri indiani causati dall'uomo

Grazie al lento ma costante progresso, l’India negli ultimi decenni sta iniziando a minimizzare le drammatiche conseguenze delle catastrofi naturali che periodicamente colpiscono il subcontinente indiano (http://informazioniindiaenepal.blogspot.in/2017/03/catastrofi-naturali-in-india.html).
Il pericolo che lunghi periodi di siccità possano portare a devastanti carestie, in grado di uccidere milioni di persone, è stato debellato ormai da più di mezzo secolo, con l’ultima carestia avvenuta in Bengala nel 1943.
Anche le conseguenze delle inondazioni causate dai cicloni sono sempre meno gravi, almeno per quanto riguarda la perdita di vite umane, grazie a previsioni sempre più accurate e a tempestivi piani di evacuazione, come durante il Ciclone Hudhud del 2014, quando un efficiente programma del governo riuscì a far evacuare circa mezzo milione di persone, riducendo il numero delle vittime ad 81.

Purtroppo però le recenti modernizzazione ed industrializzazione hanno portato ad un vertiginoso aumento di catastrofi causate dall’uomo con incidenti di vario tipo ed entità.
In particolare l’India è stata vittima della più grande tragedia industriale della storia, il Disastro di Bhopal, ed è particolarmente prona a gravissimi incidenti ferroviari che arrivano spesso a causare centinaia di vittime.
Per quanto riguarda gli incidenti aviari, l’India non si distingue in particolar modo per l’elevato numero, forse anche grazie al fatto che il settore non è altrettanto sviluppato né capillare come quello ferroviario.
I mezzi di trasporto legati all’acqua risultano in India abbastanza rischiosi, forse per una errata interpretazione della reale pericolosità: nessuno si sognerebbe di far partire un aereo sovraccarico, mentre stipare navi ed imbarcazioni varie sembra, erroneamente, meno grave.
Le strade indiane, infine, sono purtroppo riconosciute per essere tra le più pericolose al mondo nel rapporto numero di mezzi, di incidenti e di vittime, che spesso raggiungono numeri elevati a causa dell’abitudine, tipicamente indiana, di riempire i veicoli ben al di là della capienza massima.

La notte tra il 2 ed il 3 Dicembre del 1984, negli stabilimenti di Bhopal della Union Carbide, produttrice americana di pesticidi, si verificò un’esplosione che liberò nell’aria una nube tossica di isocianato di metile che si diresse verso la città, uccidendo quasi 4 mila persone e causando danni fisici a più di 500 mila.
I dati sui decessi sono alquanto variabili e secondo alcune stime potrebbero essere stati addirittura 20 mila, a causa del fatto che il vento spinse la nube in una bidonville particolarmente sovrappopolata.
La zona venne in seguito parzialmente bonificata, ma ancora al 2001 nella fabbrica ormai abbandonata erano presenti sostanze tossiche che contaminavano aria, terreno e falde acquiferea, e nelle aree maggiormente colpite l’incidenza di certe patologie risulta ben al di sopra della media nazionale.
Oltre a questi danni, i susseguenti lunghi processi, di cui alcuni ancora in corso, si conclusero con pene di poca entità ed anche i risarcimenti furono lenti ed inadeguati.

I motivi dei numerosi catastrofici incidenti ferroviari che si verificano in India sono molteplici: sistemi di sicurezza non sempre efficienti, condizioni climatiche avverse, l’elevato numero di passeggeri ed altre cause minori tipicamente indiane, come la presenza sui binari di vari tipi di animali, anche di grandi dimensioni, come bovini ed elefanti.
Bisogna anche notare però che l’Indian Railways è uno dei sistemi ferroviari più estesi al mondo, con circa 92 mila chilometri di binari, circa 4 volte quelli delle Ferrovie Italiane di poco inferiori ai 20 mila.
Nella lista dei peggiori incidenti ferroviari per numero di vittime, l’India compare al 4 posto con il Disastro Ferroviario del Bihar del 1981, dove un treno passeggeri deragliò finendo in un fiume in piena, causando la morte di un numero imprecisato di persone, stimato tra le 500 e 800.
La cause non sono certe, ma le più probabili sono l’allagamento dei binari, dovuto ad un ciclone o comunque ad un’improvvisa inondazione, ma non si esclude un malfunzionamento dei freni nel tentativo di evitare di investire un bufalo d’acqua.

Il Disastro di Firozabad è l’11esimo incidente ferroviario per numero di vittime, ben 358, ed avvenne nell’omonima città dello stato dell’Uttar Pradesh nel 1995.
Le dinamiche di questo incidente sono quasi grottesche: dopo aver investito una mucca, il treno Kalindi Express fu costretto a fermarsi per danni ai freni, quando venne speronato dal Purushottam Express che procedeva ad una velocità di circa 70 km orari.
La maggior parte dei circa 2.200 passeggeri stava dormendo, essendo le 2:55 di notte, e ben 358 morirono, seppur alcune stime parlino di più di 400 vittime.

Il terzo incidente più grave nella storia delle Ferrovie Indiane avvenne nel 1999 a Gaisal, nello stato dell’Assam, e fu causato da una collisione frontale tra il Brahmaputra Mail proveniente da Dibrugarh e l’Avadh Assam Express originato da Delhi, fermo in una stazione secondaria.
La velocità del primo treno fu tale che l’impatto provocò un’esplosione che lanciò in aria il locomotore del treno fermo e sparse le vittime nelle strade ed i campi circostanti.
Ufficialmente i morti furono 285 ma alcune stime arrivano quasi a mille, considerando che entrambi i treni erano pieni ben oltre alla loro capacità ed il susseguente incendio rese difficile il riconoscimento dei corpi.
Seppur l’Esercito Indiano abbia sempre negato, vi sono sospetti che la causa dell’esplosione sia stato dell’esplosivo presente sul Brahmaputra Mail che stava trasportando soldati ed agenti di polizia verso il confine.

Come già accennato, l’India non si distingue per particolari disastri aerei e gli aeroporti indiani possono essere considerati mediamente sicuri.
Nonostante questo, il terzo incidente aereo più grave della storia civile avvenne nel 1996 nei cieli indiani sopra allo stato dell’Haryana, quando si scontrarono un aereo della compagnia di bandiera dell’Arabia Saudita ed uno del Kazakhistan, causando la morte di tutti i 349 passeggeri e membri d’equipaggio.

Anche per quanto riguarda i disastri marittimi l’India non primeggia né per numero né per gravità.
Bisogna anche evidenziare che i due incidenti più gravi non furono dovuti esclusivamente a responsabilità umane ma anche ad avverse condizioni atmosferiche.
Il naufragio del battello a vapore SS Vaitarna al largo della costa del Gujarat nel 1888 fu causato da una tempesta che addirittura fece completamente sparire la nave, insieme alle circa 740 persone che si trovavano a bordo, dei quali non furono mai trovate alcune tracce.
Anche il capovoglimento del battello passeggeri Ramdas, avvenuto nel 1947 a dieci miglia dalla costa di Mumbai, fu dovuto ad onde monsoniche particolarmente violente che ribaltarono la nave causando la morte di circa 690 dei 713 passeggeri a bordo.

Se i mari indiani possono essere relativamente sicuri, lo stesso non si può dire di fiumi e laghi, dove spesso si sono verificati incidenti molto gravi, causati quasi esclusivamente dalla negligenza dell’uomo.
Il fatto che questi incidenti siano avvenuti tutti in tempi piuttosto recenti, dimostra quanta strada debba ancora fare l’India prima di raggiungere dei livelli di sicurezza accettabili.
Facendo una veloce panoramica: nel 1988 più di 400 pellegrini indù annegarono nel Gange nello stato del Bihar, per il ribaltamento di una nave dovuto a sovraffollamento; nel 2009, affondò una piccola imbarcazione passeggeri in un lago dello stato del Kerala, uccidendo 45 delle 82 persone a bordo; nel 2010 in Bengala affondò una nave stracarica di pellegrini mussulmani di cui più di 70 annegarono; nel 2012 un battello sovraccarico affondò nel Brahmaputra causando la morte di 103 persone; stessa sorte toccò nel 2014 ad un battello che affondò nella Riserva della Diga di Hirakud nello stato dell’Orissa, uccidendo ben 31 dei 115 passeggeri; infine, nel 2017, nei pressi della città di Patna in Bihar, una piccola imbarcazione sovraccarica con 40 passeggeri affondò portandosi dietro 25 vittime.


Un ultimo peculiare incidente che dimostra come la scarsa attenzione e preparazione di operatori e tecnici possa avere conseguenze devastanti, avvenne nel 2014 lungo le rive del fiume Beas, nel distretto collinare di Mandi, in Himachal Pradesh, quando senza alcun preavviso vennero aperte alcune sezioni di una diga, che causarono un repentino innalzamento delle acque del fiume che travolsero un gruppo di studenti universitari, di cui ben 25 persero la vita.

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