Il subcontinente indiano è pressoché circondato da faglie
sismiche, i cui movimenti sono spesso causa di devastanti terremoti.
Le zone maggiormente colpite si trovano nel nord
dell’India, lungo la catena himalayana e nello stato occidentale del Gujarat.
Com’è noto, il subcontinente indiano si formò quando, circa
50-40 milioni di anni fa, una porzione del continente Gondwana si staccò per
andare a scontrarsi con il Laurasia, con una spinta che ancora oggi raggiunge i
47 millimetri annuali.
Da questo scontro venne creata la catena himalayana,
attualmente ancora in formazione, seppur con una crescita di pochi millimetri
l’anno.
Partendo dalle zone più occidentali, gli stati montani del
Jammu e Kashmir, dell’Himachal Pradesh e dell’Uttarkhand, sono storicamente, e
tristemente, noti per la costante attività sismica.
A questo bisogna aggiungere che oltre alle scosse che
avvengono sul loro territorio, spesso sono interessate anche dalle conseguenze dei
terremoti che avvengono, non raramente, nei vicini Pakistan ed Afghanistan
Il Kashmir nell’ultimo secolo è stato colpito da almeno 4-5
scosse superiori ai 5 gradi della scala Richter, tra cui il devastante
terremoto del 2005, che raggiunse i 7,6 gradi e causò più di 80 mila morti.
L’epicentro si verificò in territorio pakistano ma le
conseguenze furono drammatiche anche al di là del confine con l’India, trattandosi,
come detto, di un fenomeno sismico purtroppo comune ad entrambi i paesi.
Himachal Pradesh ed Uttarkhand hanno anche loro subito forti
scosse nell’ultimo secolo, di cui la più recente in Uttarkhand in questo 2017
intorno ai 5,6 gradi, mentre il più potente terremoto della zona risale al 1905
nella Valle di Kangra dell’Himachal Pradesh, con una scossa che raggiunse i 7,8
gradi e causò la morte di più di 20 mila persone.
La parte centrale dell’Himalaya è occupata dal Nepal, noto
per le attività telluriche che nel non lontano 2015 causarono due devastanti
scosse da 7,8 e 7,3 gradi, che oltre a mietere circa 20 mila vittime, hanno
distrutto una buona parte del patrimonio artistico del paese, in particolare
della Valle di Kathmandu.
Lo stesso era successo con lo storico terremoto del 1934,
con una scossa di 8 gradi, che colpì gravemente anche il nord dell’India ed
infatti venne chiamato Nepal-Bihar earthquake.
A est del Nepal, una porzione di Himalaya è occupata dallo
stato indiano del Sikkim, dove l’attività sismica ha colpito duramente solo
negli ultimi anni, con un terremoto di 5,3 gradi nel 2006 ed uno di 6,9 nel
2011.
Grazie alla scarsa densità di queste remote regioni di
montagna, il numero di vittime, rispettivamente 2 e circa 110, ed i danni furono
abbastanza moderati.
Proseguendo ancora verso est si incontra lo stato del
Bhutan, il cui territorio è stato colpito da una scossa di 6,1 gradi nel non
lontano 2009.
Il numero ridotto di terremoti attribuiti al Bhutan è
dovuto alle modeste dimensioni del territorio, ma chiaramente il paese risente
delle conseguenze delle scosse che spesso avvengono nelle aree limitrofe, che in
molti casi hanno raggi d’azione molto ampi e vengono avvertiti a centinaia di
chilometri di distanza.
La parte più orientale della catena himalayana è occupata
da sette piccoli stati indiani, vittime di numerosi terremoti per la presenza
della parte terminale della faglia dell’Himalaya e di quella iniziale della
faglia birmana.
Lo stato dell’Assam storicamente è stato colpito da almeno
4 potenti terremoti, nel 1897, nel 1930, nel 1947 e nel 1950, con il primo e
l’ultimo di ben 8 e 8,6 gradi.
Successivamente l’attività sismica di quest’area si è leggermente
placata per riprendere nel 2016 e 2017, con una scossa di 6,7 nello stato del
Manipur e di 5,5 in Tripura.
Come nel caso degli eventi sismici del Sikkim, anche in
questi casi il numero di vittime ed i danni sono stati abbastanza ridotti per
la scarsa densità, dovuta sia alla presenza di alte montagne nelle zone più a
nord, sia di dense foreste in quelle più meridionali al confine con il
Bangladesh e la Birmania.
Lo stato del Gujarat si trova a qualche centinaio di
chilometri dalla faglia pakistana e non molto lontano dal punto di incontro di
quella iraniana con quella del Mar Arabico.
Interessato quindi da continui movimenti sismici, in tempi
moderni il Gujarat è stato vittima di almeno 3 grandi terremoti: quello del
Rann of Kutch nel 1819, intorno agli 8 gradi; il terremoto di Anjar del 1956,
di 6,1 gradi; ed il recente terremoto del Gujarat del 2001, con una scossa di
7,7 gradi, che causò circa 20 mila vittime, oltre che ingenti danni.
Bisogna notare che anche in questi casi le cifre, seppur
catastrofiche, sono state limitate dal fatto che la parte più occidentale dello
stato è occupata dal Rann of Kutch, un vasto deserto acquitrinoso di sabbia e
sale.
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