giovedì 9 marzo 2017

Le tilaka

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Alcune tipologie di tilaka
La tilaka (talvolta detta anche tilak, tilakam, tika o tikli) è un segno colorato, tipico della religione induista, che viene disegnato principalmente in mezzo alla fronte, ma anche su altre parti del corpo, come collo, braccia e torso.
I significati principali vedono le tilaka come segni auspiciosi, che si possono indossare giornalmente oppure per particolari cerimonie, e sono parte fondamentale delle visite ai tempi, dove i sacerdoti si premurano di segnare con una tilaka le fronti dei visitatori.
Grazie a questo esistono numerosi tipi di tilaka che quindi assumono anche un valore distintivo e di riconoscimento tra le varie sette dell’induismo, con l’uso di differenti segni e materiali.

Ad esempio, la tilaka tipica dei seguaci di Shiva viene chiamata tripundra ed è composta da tre striscie orizzontali di pasta di vibhuti (cenere consacrata) di colore bianco-crema, con in mezzo un cerchio di pasta di sandalo e/o di kumkum, una polvere rossa a base di curcuma.
In realtà la curcuma è giallo-arancione e diventa via via sempre più rossa con l’aggiunta di idrossido di calcio, detto anche calce spenta o calce idratata.
Spesso il termine kumkum viene utilizzato come sinonimo di sindoor, che letteralmente significa vermiglione, un pigmento rosso, di cui quindi in realtà il kumkum rappresenta la varietà più diffusa nel subcontinente indiano.
A complicare questa non precisa nomenclatura, nel nord del paese kumkum viene riferito alla polvere di colore rosso, mentre sindoor a quella arancione.
Talvolta i seguaci di Shiva indossano anche un segno nero, ricavato dalle ceneri di qualche rituale, in maniera simile alla vibhuti, che però si ottiene attraverso specifiche cerimonie.

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Alcune tipologie di bindi
I seguaci del dio Vishnu, in particolare delle sue avatar di Krishna e Rama, indossano invece una tilaka chiamata urdhva pundra, costituita da un segno a forma di U, di colore chiaro, a base di pasta di sandalo.
Grazie all’elevato numero di sette vishnuite ed all’importanza che queste attribuiscono alle tilaka come segno di riconoscimento, esistono numerose versioni della urdhva pundra, come quella chiamata sricharanam, che prevede una linea rossa o arancione dentro alla U, o quella della diffusa setta Swamynarayana, con un segno rosso circolare all’interno della U.
Per la sricharanam esiste anche una forma semplificata, più pratica nella vita di tutti i giorni, che prevede la presenza della sola linea centrale rossa o giallo-arancione, senza la U, forma che pare essere esplicitamente vietata da alcuni testi religiosi, ma che ormai viene ampiamente usata ed accettata.

Per i seguaci dello shaktismo e devoti di divinità femminili, il materiale della tilaka è il kumkum-sindoor di colore rosso, che viene applicato con un dito facendo un semplice segno verticale in mezzo alla fronte; talvolta nei templi più affollati, i sacerdoti, in maniera più pratica e sbrigativa, spalmano direttamente delle manate di pasta rossa in orizzontale ad occupare quasi tutta la fronte dei fedeli
Data la forte relazione tra Ganesha e le divinità femminili, anche i suoi seguaci usano preferibilmente una pasta di colore rosso.

Il veneratissimo dio scimmia Hanuman è noto per l’apprezzamento verso il sindoor di colore arancione e nei suoi templi i devoti ricevono dai sacerdoti delle semplici tilaka di questo colore; talvolta all’interno dei templi, nei pressi della statua prinicipale di Hanuman, vi sono dei piccoli piattini di metallo contenenti pasta di sindoor consacrata che i devoti si applicano da soli.

Chiaramente, come si può vedere anche nelle fotografie, esistono numerose variazioni a queste tilaka principali, che comunque non vanno confuse con due altri caratteristici segni tradizionali indù, che sono la colorazione del maang ed i bindi.
La colorazione del maang è il segno rosso di kumkum che viene applicato nella partizione dei capelli, chiamata appunto maang, dalle donne sposate, che dichiarano così inequivocabilmente il loro stato matrimoniale.

I bindi invece si distinguono dalle tilaka per vari motivi.
Innanzitutto non hanno funzioni religiose, bensì decorative, e come tali vengono indossati solo dalle donne.
Notevole è anche la differenza di materiali e dimensioni, con i bindi costituiti essenzialmente da piccoli adesivi di plastica rotondi, usa e getta, che vengono venduti per poche rupie in pratiche bustine; piuttosto diffusi comunque sono anche un piccolo puntino rosso di sindoor o nero di kajhal.
I bindi, non avendo particolari significati religiosi, sono anche apprezzati ed indossati al di fuori dell’induismo, da donne appartenenti a differenti religioni.

Bisogna però notare che i semplici bindi rossi nel nord dell’India vengono usati solo da donne sposate, mentre al sud anche le ragazze più giovani li indossano, magari con disegni e colori più elaborati, per scopo decorativo.

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