lunedì 27 marzo 2017

I fiumi più lunghi dell'India, III parte

I fiumi indiani trattati in questa terza parte sono 5: Jhelum, Tapti, Koshi, Ravi e Gandaki.

Il Jhelum è uno dei cinque fiumi storici del Punjab, il terzo per lunghezza con 725 chilometri, e nasce tra le montagne del Kashmir, prima di diventare un tributario del Chenab.
Essendo il più occidentale dei cinque, scorre in gran parte in Pakistan o in territori contesi con l’India, ma le sue acque sono interamente assegnate al Pakistan, secondo l’Indus Water Treaty, un importante trattato firmato nel 1960 tra i due paesi, proprio per regolare pacificamente, e produttivamente, la distribuzione della acque dei 6 fiumi del bacino dell’Indo che interessano entrambi (per ulteriori dettagli rimandiamo ad un post sui bacini idrici indiani http://informazioniindiaenepal.blogspot.in/2017/03/i-fiumi-indiani-introduzione-generale.html).
Come il Chenab, anche il Jhelum ha avuto una notevole importanza storica legata alla spedizione nel nord dell’India di Alessandro Magno.
Fu infatti sulle sponde del fiume Hydaspes, nome greco per il Jhelum, che Alessandro sconfisse nel 325 a.C. il re indiano Poro, permettendo l’avanzamento macedone in Punjab.
Qui Alessandro fece costruire una città che chiamò Bucephala, in onore del suo cavallo Bucephalus, morto in seguito ad una ferita riportata durante la Battaglia di Hydaspes, oggigiorno nei pressi della città Pakistana di Jhelum.

Il percorso di circa 724 km del fiume Tapti o Tapi inizia in Madhya Pradesh, attraversa il nord del Maharashtra, quindi entra in Gujarat per sfociare presso la città industriale di Surat, precisamente nel porto di Magdalla.
Nonostante il dicretamente lungo percorso e la notevole ampiezza generale del bacino, il Tapti non presenta nessuna particolare caratteristica, attraverando zone anonime e prive di qualsivoglia interesse.

Al contrario, il fiume Koshi o Kosi, lungo anch’esso circa 720 km, è un corso d’acqua piuttosto interessante, di notevole importanza geografica, economica e culturale.
La sua origine nelle zone meridionali del Tibet è alquanto confusa a causa dei numerosi piccoli torrenti presenti tra i ghiacciai e le alte montagne.
Anche entrando in territorio nepalese sono ben 7 i fiumi tributari di questo corso d’acqua, che dopo aver attraversato il canyon Chatra Gorge nel Nepal orientale, viene infatti chiamato Saptkoshi, con sapt che significa appunto sette.
Superato il confine indo-nepalese, il Koshi attraversa il nord dello stato del Bihar per andare infine a sfociare nel Gange.
Il suo percorso è caratterizzato dalla presenza di numerosi ecosistemi, partendo dall’altopiano tibetano, le montagne e le colline himalayane, le catene collinari del Mahabharat e Shivalik, ed infine le pianure del Terai.
Data l’ampiezza e ricchezza del bacino idrico, purtroppo il Koshi è noto per le numerose e devastanti alluvioni, il cui numero elevato di vittime dipende dal fatto che, grazie alla fertilità dei terreni, proprio le aree a maggior rischio inondazioni sono le più popolate.
Fin dagli anni ’60 il governo indiano, in collaborazione con quello nepalese, sta cercando di limitare i danni con la costruzione di dighe, sbarramenti e canali, su tutti il grande Koshi Barrage, ma la situazione è molto complicata.
Culturalmente il Koshi è citato sia nei Veda che nel Mahabharata ed in alcuni purana, ma non ospita centri religiosi di particolare interesse.
Al contrario, negli ultimi decenni, il bacino del Koshi sta attirando un numero sempre maggiore di turisti, grazie alla presenza del Sagarmatha National Park, il parco nazionale sorto attorno al Monte Everest, ed il Koshi Tappu Wildlife Reserve, che protegge invece le foreste collinari e di pianura.
In lento ma costante sviluppo sono anche le attività sportive d’avventura che si possono praticare sul fiume Koshi, come rafting e canyoning.

Anche il fiume Ravi nasce sull’Himalaya ed ha un percorso di 720 chilometri, dalle montagne della Valle di Kangra, in Himachal Pradesh, fino alla pianura del Punjab pakistano, dove si unisce al Chenab, prima di mergere nell’Indo.
Essendo il terzo fiume più orientale del bacino dell’Indo, regolato dal già citato trattato stipulato tra India e Pakistan, lo sfruttamento delle sue acque in territorio indiano, circa la prima metà, è stato assegnato all’India, mentre la seconda metà al Pakistan.
In realtà la distribuzione dell’acqua del Ravi crea più problemi a livello nazionale, con numerose e lunghe dispute giudiziarie tra gli stati indiani attraversati, Himachal Pradesh e Punjab, che si contendono soprattutto il diritto di costruire dighe e canali.
A parte questo, il Ravi possiede una certa importanza storico-artistica grazie alla presenza, sulle sue sponde, della città pakistana di Lahore, in passato ricca e contesa dai più potenti regnanti della zona, ed oggigiorno dotata di numerosi pregevoli edifici in stile persiano ed indu-mussulmano.

Il Gandaki è uno dei più importanti fiumi del Nepal, che nasce al confine con il Tibet e sfocia, dopo un percorso di 630 km, nel fiume Gange, presso la città di Patna, capitale dello stato del Bihar.
L’importanza del Gandaki in Nepal è prettamente naturalistica, attraversando regioni montane di indubbia bellezza e quella che viene considerata la gola più profonda del mondo, detta Kali Gandaki Gorge, dove il fiume scorre tra la montagna del Dhaulagiri, alta 8.167 m, a ovest e l’Annapurna I, alta 8.091 m, a est.
Questa prima parte del percorso è piuttosto nota turisticamente per i trekking attorno al massiccio dell’Annapurna, mentre nelle pianure il Gandaki forma il confine occidentale del grande Chitwan National Park, che ospita alcune delle specie di animali più rare del subcontinente come tigri, rinoceronti e gaviali.
Anche una volta entrato in India il Gandaki attraversa alcune zone forestali di un certo interesse, come l’area del Valmiki National Park in Bihar.
Culturalmente il Gandaki riveste una certa importanza per l’induismo in quanto si ritiene che proprio sulle sponde di questo fiume il saggio e poeta Valmiki scrisse il Ramayana, il poema epico che narra le gesta del dio Rama, ed il cui ashram è stato individuato all’interno del Parco Nazionale di Chitwan.
Ultima caratteristica cultural-religiosa-naturalistica del fiume Gandaki è la presenza, nel tratto più settentrionale, di numerosi shaligram, pietre tondeggianti di colore scuro che contengono fossili di conchiglie marine, la cui forma viene considerata una rappresentazione aniconica del dio Vishnu. (per ulteriori dettagli rimandiamo ad un post specifico sull’argomento http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2016/09/breve-cenno-ai-shaligram.html).

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