martedì 28 marzo 2017

I fiumi più lunghi dell'India, IV parte

Il Triveni Sangam di Allahabad
Per completare la nostra panoramica sui fiumi indiani, un breve cenno a 4 corsi d’acqua noti, più che per la loro lunghezza, per l’importanza culturale: il Beas, il Sarayu, il Phalgu ed il Saraswati.

Il Beas è il più breve dei 6 fiumi indiani del bacino dell’Indo, con un percorso di 460 chilometri, ma dalla discreta importanza storico-culturale.
Storicamente il Beas, chiamato Hyphasis in greco, rappresenta il punto più orientale raggiunto dalla truppe di Alessandro Magno, che sulle sue sponde ammutinarono proprio a causa della frustrazione nel dover compiere ripetute ed impegnative traversate di fiumi.
Più recentemente, nella seconda metà del XX secolo, il Beas è stato interessato da numerosi progetti ingegneristici con la costruzione di alcune dighe per l’irrigazione dei campi e la produzione di energia elettrica.
Oltre a questo, il fiume Beas è piuttosto noto turisticamente, grazie ai meravigliosi panorami di montagna che si sviluppano lungo la prima parte del suo percorso, dalla sorgente presso il Passo di Rohtang a 4.600 m s.l.m., fino a scendere lungo la piacevole Valle di Kullu, dove si trovano alcuni noti centri turistici, come la cittadina di Manali.

Il fiume Sarayu è lungo 350 chilometri e si forma nello stato dell’Uttar Pradesh, dall’incontro del fiume Sharda (confine naturale tra India e Nepal) e del Karnali, del quale il Sarayu viene da alcuni geografi considerato l’estensione meridionale.
Si guadagna però un posto nella nostra lista per l’importanza religiosa, data la presenza sulle sue sponde della città sacra di Ayodhya, luogo di nascita e morte, nonché regno, del dio Rama, settima incarnazione di Vishnu.
Seppur oggigiorno si trovi in un’area ancora fortemente depressa, Ayodhya è meta continua di pellegrinaggi, che prevedono, come primo rituale, un bagno purificatore nelle acque del Sarayu.
Il fiume rappresenta essenzialmente il confine settentrionale della città, cui si aggiunge un braccio che entra per poche centinaia di metri nel centro urbano.
Qui si trovano alcuni ghat e templi che si affacciano sull’acqua, il cui instabile livello è assicurato da un semplice ma effettivo sistema di chiuse.
L’importanza di questo tratto di fiume è dato dal fatto che qui il dio Rama si immerse per abbandonare le spoglie mortali e tornare in cielo.

Se il corso del fiume Sarayu può essere considerato modesto, quello del Phalgu è estremamente ridotto, arrivando solo a poche decine di chilomtetri, dalla confluenza di due piccoli rivoli collinari nei pressi della cittadina di Bodhgaya, nello stato del Bihar, fino all’incontro con il fiume Punpun, un affluente meridionale del Gange.
Oltre a questo, seppur talvolta sia soggetto ad inondazioni, il Phalgu è un fiume monsonico ed al di fuori della stagione delle piogge la sua portata è estremamente ridotta.
La sua importanza non può quindi che essere religiosa e data dalla presenza, a breve distanza tra loro, di due luoghi sacri, la già citata Bodhgaya, dove il Buddha ricevette l’illuminazione, e la città di Gaya, nota nell’induismo per i rituali dedicati ai defunti ed agli antenati; per questi motivi il fiume Phalgu è citato in numerosi testi sacri sia buddisti che indù.
In particolare, piuttosto interessante è il tratto del fiume che costeggia la città di Gaya, sulle cui sponde si trova il Vishnupad Mandir, uno dei templi più sacri dedicati a Vishnu, nonché un grande campo crematorio, situato nell’ampio letto sabbioso del fiume (per ulteriori dettagli su Gaya e Bodhagaya rimandiamo a due precedenti post http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2016/02/la-citta-di-gaya.html, http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2016/07/luoghi-sacri-buddisti-ii-parte-bodhgaya.html).

L’importanza del fiume Saraswati è prettamente storico-religiosa visto che geograficamente il corso d’acqua si è estinto nel II millenno a.C..
Citato ripetutamente nei Veda, il fiume Saraswati, dalla cui divinizzazione nacque la dea Saraswati, scorreva da nord a sud nel Rajasthan occidentale, parallelo al corso del fiume Indo ed all’attuale confine indo-pakistano.
Almeno questa è la teoria più diffusa tra gli studiosi, che comunque sono abbastanza concordi nell’affermare che facesse parte di quello che oggi è il bacino fluviale endoreico (privo di emissari) del fiume monsonico Ghaggar-Hakra.
Sulle sue sponde fiorì la cultura sanscrita vedica, la cosiddetta civiltà dell’Indo o di Harappa, fino alla progressiva desertificazione che portò allo spostamento della civilizzazione verso oriente sulle sponde dei fiumi Yamuna e Gange.
Oggigiorno la caratteristica principale con la quale viene riconosciuto il fiume Saraswati è quella mistica, dalla quale deriva la nota abitudine induista di considerare sacro l’incrocio tra due fiumi, chiamato dal sanscrito sangam, poiché si presume che ai due fiumi fisici si unisca centralmente il mistico Saraswati, considerato il fiume della conoscenza spirituale.
Il luogo più importante per questa tradizione è la città sacra di Allahabad, attraversata dal Gange e dallo Yamuna, che qui si incontrano, con il Saraswati, presso il Triveni Sangam (per ulteriori dettagli http://informazioniindiaenepal.blogspot.in/2016/06/il-sangam-ed-i-mela-di-allahabad.html).

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