sabato 14 gennaio 2017

I siti indiani protetti dall'UNESCO, II parte

La Tomba di Humayun a Delhi
Tra i 26 siti indiani protetti dall’UNESCO di importanza artistico-culturale, molti (13) li abbiamo già brevemente descritti in articoli precedenti; lasciamo quindi una lista con qualche dettaglio ed i relativi link.

La città di Delhi, dal lungo, ricco e travagliato passato, ospita ben 3 siti protetti, di cui abbiamo avuto modo di scrivere sia a proposito delle attrazioni più interessanti della città, sia dell’architettura mussulmana in India.
In ordine cronologico, il più antico è il complesso del Qutab Minar, situato nella zona sud di Delhi, che ospita l’omonima torre ed alcuni edifici che rappresentano i primissimi esempi d’arte indo-persiana

La Tomba di Humayun, costruita intorno al 1570, è un grande mausoleo dedicato al secondo sovrano della dinastia Moghul e rappresenta uno dei primi e più squisiti esempi dell’architettura tipica Moghul.

Il Red Fort, Forte Rosso, venne completato nel 1648 da Shah Jahan, il quinto sovrano Moghul, come centro della nuova città da lui fondata, Shahajahanabad, corrispondente all’attuale Old Delhi.

Non molto lontano da Delhi, a cui è legata storicamente e culturalmente per essere state entrambe capitali dell’Impero Moghul, la città di Agra ospita due siti protetti dall’UNESCO, il famoso Taj Mahal ed il meno noto ma altrettanto stupefacente forte cittadino.

Nei pressi di Agra, altro sito di assoluta importanza storico-artistica è la città abbandonata di Fatehpur Sikri, fatta costruire dal poliedrico imperatore Akbar, che seppur si rivelò un completo insuccesso pratico, venne infatti abbandonata dopo soli 14 anni per mancanza d’acqua e difficoltà nella difesa, rispecchia ancora oggi i pregevoli gusti artistici del suo costruttore.
Oltre ad alcune rovine sparse nella campagna, il sito ospita la grande moschea Jama Masjid ed un’area storica dove sono conservati gli edifici più notevoli.

Jantar Mantar at Jaipur, another view.jpg
Il Jantar Mantar di Jaipur
La città di Jaipur, capitale dello stato del Rajasthan, ospita alcuni degli edifici più noti del subcontinente, come il City Palace (Il Palazzo Reale) e l’Hawa Mahal (Il Palazzo dei Venti), ma è l’osservatorio astronomico Jantar Mantar ad essere protetto dall’UNESCO.
Al’interno di un grande giardino protetto da un alto muro, sono conservati, in ottimo stato, gli strumenti astronomici che l’appassionato maharajà fondatore della città, Jai Singh, fece costruire per calcoli ed osservazioni astronomiche.

Il Rajasthan, a ragion veduta una delle destinazioni indiane più apprezzate dai visitatori stranieri, è noto per la sua travagliata storia, durante la quale pressoché ogni centro urbano di una certa estensione è stato fornito di un forte, spesso realizzati non solo con fini prettamente militari ma anche artistici.
Un gruppo di sei fanno parte del sito UNESCO denominato Hill Forts of Rajasthan, Fortezze Collinari del Rajasthan, del quale abbiamo già avuto modo di trattare in alcuni precedenti post dedicati proprio ai forti più caratteristici dello stato.

A sud del Rajasthan si trova lo stato del Gujarat, dove, tra i numerosi originali monumenti, si distinguono i baoli, detti localmente vav, dei grandi pozzi a gradini con funzioni pratiche, sociali ed artistiche.
In particolare il Rani ki vav, Il pozzo della Regina, è molto elaborato e ben conservato, e dal 2014 è giustamente protetto dall’UNESCO.

Spostandoci verso est, nello stato del Madhya Pradesh, troviamo ben 3 siti di notevole importanza artistico-culturale, due dei quali abbiamo già avuto modo di descrivere in passato: Sanchi e Khajuraho.
Sanchi è un sonnolento paesino che ospita una collina dove sono situati alcuni degli edifici buddisti più antichi, come quelli fatti costruire dall’imperatore Ashoka nel III secolo a.C..
Oltre all’indiscutibile gusto artistico dei monumenti, il sito è noto per la conservazione di rari esempi di architettura buddista aniconica, dove il Buddha non veniva rappresentato in forma umana, ma attraverso simboli, come una pagoda, un albero, una ruota del Dharma ed altri simboli legati alla tradizione buddista.

I templi di Khajuraho sono tra i più meravigliosi esempi d’architettura indù e sono noti per la presenza di numerose sculture rappresentanti scene erotiche.
L’insolita posizione, in un’area scarsamente abitata e di nessuna importanza storico-politico o religiosa, ha permesso a questi templi di sfuggire alle distruzioni degli invasori mussulmani e si sono conservati piuttosto bene, nonostante abbiano circa un migliaio di anni.

Ancora più a est, nello stato del Bihar, è situato il magnifico Mahabodhi Temple, un tempio buddista costruito nel punto in cui il Buddha ricevette l’illuminazione.
Oltre al tempio principale, il complesso ospita numerosi santuari, nonché un albero ritenuto antenato di quello sotto al quale sedette il Buddha in meditazione.

A sud di Mumbai, nel piccolo stato di Goa, si trova il sito protetto denominato Churches and Convents of Goa, che comprende numerosi edifici religiosi cristiani edificati sotto la colonizzazione portoghesei tra il XVI ed il XVIII secolo.
Purtroppo il materiale utilizzato per la costruzione risente particolarmente del clima salmastro dovuto alla vicinanza con l’oceano, per cui la loro conservazione è costantemente a rischio e l’essere parte dei siti UNESCO, dall’ormai lontano 1985, è sicuramente d’aiuto.
Di questi abbiamo già trattato a proposito della colonizzazione portoghese dell’India.

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