mercoledì 11 gennaio 2017

Il racconto Bholaram ka jeev, II parte

Una volta sceso sulla terra, Narada fu in grado di riconoscere la casa di Bholaram dai lamenti di madre e figlia.
Presentandosi davanti alla porta iniziò a gridare “Narayan! Narayan!” (Nome di Vishnu usato come forma di saluto dagli asceti)
La ragazza vedendolo disse “Vada più avanti, Maharaj”.
Narada però continuò “Non ho bisogno di offerte. Devo chiedere informazioni riguardo Bholaram. Figliola, manda un attimo fuori tua madre”.
La moglie di Bholaram uscì e Narada le chiese “Madre, era forse malato Bholaram?”.
“Cosa dovrei dire. Aveva la malattia della povertà... Sono passati cinque anni da quando è andato in pensione ma la pensione finora non è arrivata. Ogni 10-15 giorni mandava una richiesta, ma da là non riceveva risposta e se arrivava, diceva che si stava pensando alla cosa. In questi cinque anni abbiamo mangiato vendendo tutti i gioielli, quindi abbiamo venduto i suppellettili ed ora non c’è rimasto niente. Cominciamo ad avere fame. Immerso nei pensieri e colpito dalla fame, così ha esalato l’ultimo respiro”.
Narada disse “Cosa ci vuoi fare, madre? D’altronde quella era la sua età”.
“Non dire così, Maharaj! L’età era avazata, ma se avesse avuto 50-60 rupie al mese, sarebbe vissuto un pochino più a lungo. Ma che fare? Dopo cinque anni senza lavoro, ora non è rimasto più nulla”.
Anche Narada però non aveva tempo di ascoltare la triste storia ed aveva una domanda ben precisa “Madre, mi dica, non è possibile che avesse un particolare amore per qualcuno, al quale la sua anima è rimasta attaccata?”.
La moglie rispose “L’unico attaccamento era per i figli”.
“No, al di fuori della famiglia. Voglio dire, un’altra donna...”.
La donna guardò Narada inferocita “Non dire stupidaggini, Maharaj! Tu sei un asceta, non un poco di buono. In tutta la sua vita non ha mai guardato un’altra donna”.
Narada sorridendo disse “Va bene, credo a quello che dici. Questa è la base della vita familiare. Ok, madre, ora vado”.
Ma la donna lo trattenne “Maharaj, lei è un sant’uomo, un essere superiore, non è che potrebbe vedere cos’è successo alla sua pensione? I bambini da tutto il giorno hanno lo stomaco vuoto”.
Narada fu preso dalla compassione e disse “Chi ascolterà le parole di un asceta? Non faccio neppure parte di alcun gruppo religioso. Comunque, andrò nell’ufficio e proverò a vedere”.

Una volta giunto presso gli uffici statali, Narada prima sedette nella stanza di un impiegato al quale raccontò il caso di Bholaram. L’impiegato lo guardò con attenzione e disse “Bholaram ha spedito le richieste, ma sopra non c’era peso, per questo sono volate via”.
Narada disse “Fratello, vedo che in giro ci sono molti fermacarte, perché non li hai usati?”.
L’impiegato sorrise “Lei è un asceta, lei non conosce gli affari del mondo. Le richieste non vengono tenute con i fermacarte... Va bene, vada a parlare con l’impiegato di quella stanza”.
Narada quindi si recò da quell’impiegato, che lo mandò da un terzo impiegato, che lo girò ad un quarto e così via. Quando ormai aveva visitato una trentina di impiegati ed ufficiali, un aiutante gli disse “Maharaj, perché sta facendo tutti questi giri? Anche se dovesse rimanere qui un anno, non accadrebbe nulla. Vada direttamente dal direttore. Se riuscirà a compiacerlo, il suo problema sarà sistemato”.

Narada quindi si diresse nell’ufficio del direttore e siccome il segretario lì fuori stava sonnecchiando, nessuno lo fermò ed entrò. Vedendolo arrivare senza un biglietto da visita il direttore si arrabbiò e disse “Cosa pensa che questo sia un tempio? Venite per fare chiasso? Perché non avete mandato un messaggio scritto?”.
Narada rispose “Come l’avrei potuto mandare? Il segretario stava dormendo”.
“Allora cosa c’è?” chiese il direttore in tono di comando.
Narada così gli espose il caso della pensione di Bholaram.
Il direttore disse “Lei è un asceta, non conosce le pratiche degli uffici. In verità, Bholaram commise un errore. Vede, anche questo ufficio è come un tempio. Anche qui si accettano offerte. Lei sembra molto vicino a Bholaram. Le sue richieste stanno volando via, ci metta sopra del peso”.
Narada pensò che di nuovo si presentava quel problema del peso, ma il direttore continuò “Senta, gli affari governativi sono faccende di soldi. Una richiesta di pensione deve passare in più di venti uffici, per quello sono in ritardo. Ogni cosa va scritta almeno venti volte prima di essere a posto. E per ogni richiesta serve molta cancelleria. Certo, si potrebbe anche fare più veloce, se...”, quindi il direttore si interruppe.
Narada gli chiese “Se, cosa?”.
Il direttore sorridendo disse “Se... c’è bisogno di peso. Lei non capisce. Lei ha questa bella veena (strumento musicale a corde), il suo peso potrebbe fermare le richieste di Bholaram. Mia figlia sta imparando musica, la dia a me. Dalla veena di un asceta uscirà un suono ancora migliore”.
Narada rimase un po’ perplesso a dover lasciare la sua veena, ma una volta ripresosi, mise la veena sul tavolo e disse “Prenda, ma ora dia subito l’ordine di far emettere quella pensione”.
Il direttore, felicissimo, gli diede una sedia, mise la veena in un angolo e suonò il campanello. Arrivato il segretario gli ordinò “Vai dall’impiegato anziano e portami il file di Bholaram”.

Dopo poco tempo il segretario tornò portando la pratica di Bholaram che conteneva più di un centinaio di richieste. E c’erano anche i documenti della pensione. Il direttore lesse il nome sul file e disse con decisione “Che nome mi avete detto, Maharaj?”.
Narada pensò che il direttore avesse problemi a sentire, quindi urlò “Bholaram!”.
All’improvviso, da dentro la pratica, si sentì una voce “Chi mi sta chiamando? Io? Chi è, il postino? È arrivato l’ordine per la mia pensione?”.
Narada rimase sbalordito, ma un attimo dopo capì cos’era successo e disse “Bholaram! Tu sei l’anima di Bholaram?”.

La risposta arrivò di nuovo dal file “Io non voglio andare. Sono rimasto intrappolato nelle richieste della pensione. La mia mente ormai è qui, non posso lasciare la mia pratica ed andarmene”.

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