domenica 15 gennaio 2017

I siti indiani protetti dall'UNESCO, III parte

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Il Tempio del Sole di Konark nel 1847
Proseguendo la nostra panoramica sui siti indiani protetti dall’UNESCO, di seguito accenneremo a Nalanda, Champaner, Hampi e Konark, situati nel nord e centro dell’India e d’importanza artistico-culturale.

Nalanda, oggigiorno ameno paesino della depressa campagna del Bihar, è stato per secoli uno dei centri buddisti più importanti, sviluppato fin dal III secolo a.C. dall’imperatore Ashoka.
Il declino di Nalanda iniziò lentamente dal VII-VIII secolo con il progressivo indebolimento del buddismo a favore dell’induismo e ricevette il definitivo colpo di grazia intorno al 1200 quando venne completamente distrutta dagli invasori mussulmani.
La città venne quindi dimenticata fino agli inizi dell’800, quando gli inglesi iniziarono i primi studi e scavi archeologici.
L’area protetta di Nalanda ha un’estensione di circa 500 metri per 250 e racchiude le rovine di una fila di 11 monasteri, costruiti con piante molto simili (quadrate con cortili interni circondati da porticati dove si trovavano le stanze dei monaci), ed alcuni templi, tra cui spicca il N. 3 del quale sono rimaste parte delle murature e delle scale d’accesso.
In realtà quindi non c’è molto da vedere ma l’importanza culturale è notevole, in particolare per il buddismo mahayana.

Il sito Champaner-Pavagadh Archeological Park è situato nello stato del Gujarat, e comprende la storica città di Champaner e la collina di Pavagadh, più alcuni edifici secondari sparsi nelle vicinanze.
Nonostante oggigiorno la zona sia abbastanza anonima e lontana da grandi centri urbani, la storia di quest’area del subcontinente è particolarmente antica, testimoniata da alcuni ritrovamenti risalenti al calcolitico, intorno al 5.000 a.C..
Da circa il IV-V secolo d.C., l’area attorno alla collina di Pavagadh iniziò ad essere sviluppata come capitale di potenti dinastie Rajput, fino ai Chauhan, in grado di resistere per almeno 2-3 secoli, grazie alle notevoli fortificazioni, agli attacchi degli invasori mussulmani, ai quali soccombettero nel 1484.
Con l’istituzione del Sultanato del Gujarat, il sultano Mahmud Begada fondò quindi la città di Champaner, fornendola di numerosi edifici di notevole pregio artistico, in particolare molte grandi moschee.
Tra queste meritano una citazione: la Jama Masjid, uno dei primi e più riusciti tentativi di mescolare l’architettura islamica con quella indù; la Nagina Masjid, letteralmente Moschea Gioiello, e la più tozza Lila Gumbaz ki Masjid, che sono state purtroppo costruite con una friabile pietra che risente dell’erosione causata dal tempo,; la tozza ma graziosa Kevada Masjid sembra invece risentire meno dei danni climatici, come anche la grande Shahar ki Masjid; la Bawaman ki Masjid è purtroppo molto danneggiata anche a causa del terremoto che colpì il Gujarat nel 2001.
Nonostante la protezione dell’UNESCO e gli sforzi dell’Archeological Survey of India stiano riuscendo a mantenere gli edifici in buono stato, secondo l’associazione che si occupa della conservazione del patrimonio culturale del Gujarat, il sito Champaner-Pavagadh comprende ben 114 monumenti, di cui però al 2009 solo 39 ricevono qualche forme di manutenzione, a causa delle comunque limitate finanze.

La cittadina di Hampi, nello stato del Karnataka, corrisponde all’antica città di Vijayanagara, capitale del potente impero omonimo, abitata nel 1500 da circa mezzo milione di abitanti, rendendola a quei tempi la seconda città più popolosa al mondo dopo Pechino.
Nel 1565 l’impero Vijayanagara venne però attaccato e sconfitto dalla confederazione dei Sultani del Deccan, la città venne in parte distrutta e cadde nell’oblio fino alla riscoperta degli inglesi intorno al 1800.
Da allora l’area è soggetta a studi e continui scavi, per cercare di portare alla luce le testimonianze del suo ricco passato.
Al giorno d’oggi si possono ammirare le rovine di numerosi pregevoli templi, insieme a palazzi, fortificazioni, padiglioni, vasche e sculture varie.
Oltre a queste testimonianze artistiche, a rendere il sito particolarmente apprezzato dai visitatori, si aggiunge la conformazione geografica della zona, composta da basse colline rocciose piuttosto scenografiche e pressoché disabitate.

Il Tempio del Sole di Konark è situato nell’omonimo paesino di pescatori dello stato dell’Orissa, a circa 35 chilometri da Puri, sulla costa orientale dell’India.
Venne fatto costruire intorno alla metà del XIII secolo dalla dinastia Chodaganga, che regnò su quest’area tra l’XI ed il XV secolo, grazie anche a matrimoni di alleanza con altre due potenti dinastie del sud dell’India, i Chalukya ed i Chola, anche loro noti per la costruzione di meravigliosi tempi oggigiorno protetti dall’UNESCO (e dei quali trattiamo a proposito dei siti del sud del paese).
Il tempio di Konark ha una struttura a forma di carro, che rappresenta quello di cui si serve il dio del sole, Surya, per solcare i cieli.
Purtroppo al giorno d’oggi  il tempio risulta piuttosto danneggiato, a causa di vari motivi: il passare del tempo, le condizioni climatiche salmastre dovute alla vicinanza con l’oceano, tempeste di lampi e di sabbia, terremoti, una campagna distruttrice intorno alla metà dl XVI secolo da parte di vicini regnanti mussulmani, ma anche per il progressivo crollo della torre principale, alta ben 70 metri, dovuto in parte ad errori strutturali ed alle fondamenta su un terreno umido molto soffice.
Nonostante questo, grazie alle gigantesche dimensioni del complesso, si possono ancora ammirare: una grande struttura rettangolare, che originariamente ospitava i cavalli che tiravano il carro, e la jagamohan, la torre che sovrasta il porticato d’accesso al sancta sanctorum, la cui torre invece, crollò definitivamente durante una tempesta nel 1848.

Tutte queste strutture sono ricoperte di sculture e bassorilievi particolarmente elaborati, tra cui spiccano in particolare le grandi ruote, che furono costruite anche con scopi astronomici, essendo meridiane in grado di calcolare l’ora solare.

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