lunedì 2 gennaio 2017

Gli uccelli più rari da avvistare in India

L'avvoltoio calvo (sarcogyps calvus)
Dopo la panoramica sugli uccelli più comuni del subcontinente indiano, dedichiamo un post a quelli che sono invece gli uccelli più rari.
La rarità può dipendere da vari fattori, in parte naturali ed in parte causati dall’uomo.
Per alcune specie l’India è un areale di confine o di passaggio, che frequentano o attraversano solo sporadicamente, ma possono essere molto diffuse e comuni in altri paesi.
Alcune specie invece avrebbero in India il loro areale ideale ma, per vari motivi, vivono in condizioni disagiate e sono piuttosto rare.
Bisogna dire che culturalmente l’India continua ad avere un rispetto ed una tolleranza verso gli animali maggiore della media mondiale, ma a causa della sempre crescente popolazione e dello sviluppo che sta iniziando a conoscere il paese, sono sempre in aumento i casi di conflitto tra l’uomo e la natura.

Una situazione molto particolare è quello degli avvoltoi, il cui declino (http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2016/09/il-declino-degli-avvoltoi-indiani.html) è stato causato dall’uomo inavvertitamente e da qualche anno si sta cercando di porvi rimedio con discreto successo.
La causa del drammatico crollo degli avvoltoi, che ha portato ben 4 specie delle 9 presenti in India sull’orlo dell’estinzione, è stato l’uso dell’antinfiammatorio diclofenac sul bestiame, alimento principale degli avvoltoi, per i quali però il diclofenac è mortalmente velenoso.
Ci sono voluti quasi 30 anni per capire che era questo il motivo del progressivo calo degli avvoltoi, ma per fortuna in poco tempo sono stati trovati altri medicinali che fossero innocui a questi grandi volatili saprofagi.
Purtroppo la ricrescita delle popolazioni è alquanto lenta, ma si stanno già vedendo dei piccoli miglioramenti e per lo meno sembra essere stato debellato il rischio dell’estinzione.
Bisogna anche notare che l’urbanizzazione dell’India sta riducendo gli habitat e le condizioni ideali per gli avvoltoi, quindi in ogni caso difficilmente le popolazioni potranno tornare ad essere numerose come prima della piaga diclofenac.

La gru siberiana (grus leucogeranus)
Un altro caso abbastanza particolare è quello della gru siberiana (grus leucogeranus), della quale alcuni esemplari erano soliti svernare in India, nel Keoladeo Ghana National Park (http://informazioniindiaenepal.blogspot.in/2016/02/bharatpur.html), ma l’ultimo è stato avvistato nell’ormai lontano 2002.
Le cause sono in parte naturali, dovute a ripetute annate di scarse pioggie, ed in parte causate dall’uomo, seppur non dagli indiani.
Questi grandi uccelli migratori infatti, scendendo dalla Russia, devono attraversare l’Himalaya, trovando passaggi a minor quote nel corridoio più orientale, tra remote e travagliate regioni di Afghanista e Pakistan, dove purtroppo non sono assolutamente tutelati e vengono invece cacciati per la carne.
Per questi motivi hanno quindi smesso di scendere in India e si dirigono in Iran.

Tra gli uccelli che più di tutti risentono dell’antropizzazione vi sono quelli terricoli, che hanno bisogno di grandi spazi incontaminati ed essendo spesso scarsi volatori, non sempre riescono a trovare habitat alternativi quando i loro luoghi abituali vengono minacciati.
La grande otarda indiana (ardeotis nigriceps) risente particolarmente della diminuzione di grandi spazi erbosi con bassi cespugli, ed al momento ne sono rimaste meno di 1.000 esemplari, principalmente in Rajasthan e Madhya Pradesh.

Anche il florican del Bengala (houbaropsis bengalensis) è un’otarda in pericolo critico, che vive lungo il Terai, la parte settentrionale della pianura gangetica al confine tra India e Nepal, e nelle aree nord-orientali del subcontinente, dove abita praterie di erba alta con sparse boscaglie.
Al giorno d’oggi la popolazione indo-nepalese conta circa 350 esemplari, un centinaio in Nepal il resto in India, ma sembra che il drastico declino si stia arrestando essendo molti residenti all’interno di aree protette.
Ne esiste anche una separata popolazione nel sud-est asiatico, leggermente più grande e stabile, nonostante in quelle regioni risenta anche della caccia, nel subcontinente indiano quasi assente.

Il corrione di Jerdon (rhinoptilus bitorquatus) venne scoperto nel 1848, ma praticamente non fu più avvistato fino al 1986, quando alcuni esemplari vennero individuati in Andhra Pradesh, nel sud dell’India.
Al momento il numero di corrioni di Jerdon, che abitano foreste di arbusti con ampi spazi brulli, è stimato tra i 50 ed i 250 esemplari, minacciati dalla continua distruzione del loro peculiare habitat, principalmente a causa di estrazioni minerarie e la costuzione di dighe.

La civetta di foresta (athene blewitti)
Un ultimo uccello raro indiano dalla particolare storia è la civetta di foresta (athene blewitti), scoperta e descritta nel 1873, ma sparita dal 1884, per essere riscoperta nel 1997.
Oltre all’esiguo numero di esemplari di questo piccolo e timido gufo di foresta, la sua temporanea sparizione fu causata da una truffa ornitologica perpetrata da Richard Meinertzhagen, un oscuro e controverso militare inglese, che si appropriò furtivamente di numerosi esemplari di uccelli indiani custoditi in musei e collezioni private, per poter poi vantarne la scoperta.
Riguardo alla civetta di foresta, affermò di averla scoperta in Gujarat, dove successivamente si concentrarono infruttuose ricerche, visto che in realtà si tratta di un raro abitante delle foreste del Maharashtra, ben lontane dal Gujarat.

Scoperta negli anni ’90 la natura truffaldina delle affermazioni del Meinertzhagen, gli studiosi vennero a conoscenza della vera zona di provenienza della civetta di foresta e nel 1997 la nota ornitologa americana Pamela Rasmussen fu in grado di individuare nuovamente alcuni dei circa 250 esemplari rimasti.

Nessun commento:

Posta un commento