lunedì 23 gennaio 2017

L'improvvisa eliminazione delle banconote da 500 e 1.000 rupie, III parte

Passati circa due mesi e mezzo dall’improvvisa manovra del governo indiano di demonetizzare le banconote da 500 e 1.000 rupie (che costituivano più dell’80% del contante), i disagi per la gente comune sembrano essere terminati e forse addirittura si inizia a vederne qualche beneficio.

Già prima di Natale era stata in parte risolta la carenza delle nuove banconote da 500 e 2.000 rupie, e le susseguenti file davanti ai bancomat, con le 4 zecche nazionali che stampavano a pieno regime ed i mezzi dell’esercito a disposizione per distribuirle in ogni angolo del paese.
Questo ha permesso, già dai primi giorni del 2017, di alzare il limite massimo prelevabile dagli sportelli automatici, da 2.000 rupie (circa 27-28 euro) a 4.000, riducendo quindi drasticamente code e tempi di attesa.
Nei giorni scorsi è stato ulteriormente alzato a 10.000, che era già il limite massimo consentito dai bancomat per le operazioni in banche diverse dalla propria.
Bisogna quindi riconoscere che, nonostante i disagi iniziali causati dal ritardo nella stampa delle banconote sostitutive, tutto sommato l’operazione è stata gestita nei limiti previsti dal governo che aveva chiesto pazienza per i primi 50 giorni ed in effetti, dopo meno di due mesi, i problemi sono terminati.
Dobbiamo anche sottolineare che già da qualche tempo, con l’introduzione e diffusione delle utilissime monete da 10 rupie, il cronico problema indiano della carenza di contante per i resti è sempre meno grave, con ovvi vantaggi per tutti.

Seppur sia ancora presto per poter stabilire l’effettivo successo politico e finanziario di questa manovra, sembra che si stiano iniziando a vedere i primi benefici, su tutti il drastico ed apprezzatissimo calo dei prezzi, soprattutto di frutta e verdura.
È vero che nel subcontinente l’inverno sia notoriamente la stagione migliore, per costi e qualità, ma da alcune settimane i prezzi sono ritornati indietro di almeno 10 anni.
Questa sembra essere una delle conseguenze della demonetizzazione, che ha forzato gli indiani a svuotare le riserve personali e rimettere in circolazione enormi quantità di denaro che venivano invece custodite gelosamente.
Gli indiani infatti, a ragion veduta, sono tendenzialmente molto accorti nelle spese ed estremamente abili nel risparmiare, ma purtroppo questo risulta contrario ai principi dell’imperante capitalismo.
A causa di una certa ignoranza e una forte diffidenza, spesso infatti i soldi venivano nascosti piuttosto che depositati in banca, rendendoli quindi completamente improduttivi.

Anche per quanto riguarda la lotta alla corruzione, seppur bisognerà aspettare ancora qualche tempo per poterne vedere i maggiori risultati, sembra che questa manovra abbia già portato qualche frutto, con numerosi casi in cui i proprietari di ingenti somme illegali sono stati costretti a buttare via il loro capitale ormai privo di valore.
Numerosi sono stati i casi di ritrovamenti di mucchi di denaro demonetizzato bruciati, buttati nei fiumi oppure semplicemente abbandonati, a sacchi, in banche ed uffici statali.
Ad esempio pare che i terroristi Naxaliti maoisti siano stati colpiti duramente da questa manovra essendo in possesso di moltissimo denaro illegale che non sono riusciti a convertire nei nuovi tagli.
Purtroppo il contante costituisce meno del 10% dei beni usati nella corruzione, quindi il problema è tutt’altro che risolto, ma indubbiamente ha creato e sta creando numerosi grattacapi a chi ha ammassato denaro di dubbia provenienza.

Bisogna anche notare che, seppur il sogno di un’India “cashless” dove tutte le transazioni finanziarie avvengono via carte o sistemi di pagamento elettronici sia al momento utopico, questa manovra si sta rivelando anche un effettivo passo avanti verso un migliore ed effettivo sistema di raccolta tasse.
In India infatti sono ancora pressoché assenti i concetti di scontrino e ricevuta fiscale, rendendo la dichiarazione dei redditi una farsa affidata alla, solitamente scarsa, onestà dei singoli individui.
Con un incremento di transazioni elettroniche, verificabili tramite ricevute e scontrini bancari, l’insolvenza delle tasse dovrebbe crollare, facendo quindi diminuire anche il costo della vita.

Ultima considerazione positiva, durante questo periodo il valore internazionale della rupia è rimasto sostanzialmente invariato, mentre sarebbe stato lecito aspettarsi un vistoso calo, e seppur ci sfuggano i precisi motivi finanziari, ciò dimostra che la demonetizzazione abbia influito ben poco sulla crescita economica del paese.

E seppur la comunità finanziaria mondiale abbia manifestato numerosi dubbi sull’effettiva utilità della demonetizzazione, si è trattato di un’operazione interna all’India, che non ha creato quasi nessun problema nei traffici internazionali.

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