sabato 28 gennaio 2017

Il racconto Apni apni bimari

Questo racconto si intitola Apni apni bimari, che si potrebbe liberamente tradurre “A ciascuno la sua malattia”.
L’autore Harishankar Parsai, con la sua consueta ed apprezzabile ironia, coglie spunto da alcune semplici situazioni della sua vita, per mostrare la pochezza di pensiero di certe persone e la natura egoistica dell’essere umano.

Ero andato da lui a chiedere una donazione.
Lui studiava me ed io cercavo di capire lui.
Le persone esperte nel dare e nel chiedere donazioni riescono a riconoscersi dall’odore.
Quello di chi chiede vuol dire “Questo me la darà o no?”.
Anche chi deve fare la donazione riconosce l’altro dall’odore che dice “Questo mi lascerà in pace anche se non gli do nulla?”.
Mentre io ero lì seduo, avevo capito benissimo che non mi avrebbe dato niente.
E forse lui aveva capito che avrei lasciato perdere.
Nonostante questo, tutti e due interpretavamo il nostro ruolo.
Dopo averlo pregato lui mi disse “Tu insisti molto per una donazione, ma io sto morendo a causa delle tasse”.
Io pensavo a come fa questo ad essere malato di tasse? Ci sono molte malattie, pneumonia, colera, cancro, che uccidono le persone, ma cos’è questa malattia delle tasse che lo sta uccidendo?
Lui è felice ed in ottima salute; questa malattia porta buon umore? Che strana malattia!
Anche i dottori e gli scienziati non hanno nessuna cura.
In questo paese alcune persone muoiono per le tasse, altre muoiono di fame.
La caratteristica della malattia delle tasse è questa, che chi se la prende si lamenta che sta morendo , mentre chi non ce l’ha si lamenta di non averla.
Un sacco di persone ambiscono a morire a causa della malattia delle tasse, invece magari muoiono di pneumonia...
Confesso che avevo compassione per lui.
Pensavo che gli avrei potuto chiedere di darmi la sua malattia insieme alle sue proprietà, ma non credo l’avrebbe fatto.
Questa è proprio una malattia terribile, chi se la prende se ne innamora.
Vedendolo triste, mi chiedevo perché lo fosse.
Ognuno è triste per i propri motivi: lui perché sta morendo per le tasse, altri perché non hanno proprietà e non possono avere la fortuna di essere uccisi dalle tasse.
Io invece sono triste perché non ho ottenuto neppure 50 rupie di donazione...

Un giorno è venuto a trovarmi un signore, che diceva che stava morendo della malattia della disonestà.
Lavora per un’associazione che porta il nome di Gandhi ed ha trascorso un’ora a raccontarmi quanta disonestà ci sia in quell’associazione.
“Fin da ragazzo mi sono impegnato in quel posto ed avevo grandi speranze, ora cosa mi tocca vedere!”
Gli dissi “Fratello, quelli che si impegnano in gioventù, stanno tutti piangendo. Perché sei andato lì portandoti dietro i tuoi principii”.
Avevo capito il suo problema: per il suo attaccamento a Gandhi non poteva essere disonesto ed era malato della disonestà degli altri.
Ma se il nome dell’associazione fosse stato un altro, si sarebbe comportato esattamente come gli altri.
Così Gandhi gli ha distrutto la vita.

Un giorno ero seduto con alcuni parenti ed ero preoccupato perché dovevo pagare 40 rupie di bolletta dell’elettricità e non avevo soldi.
Mentre pensavo a come risolvere la questione, uno dei parenti inziò a lamentarsi perché aveva pianificato di costruire una casa con 8 stanze ed ora che ne aveva terminate 6, non aveva più soldi per le ultime 2.
Era davvero depresso e non faceva altro che descrivere la sua tristezza.
Ma, francamente, non ero per nulla impressionato, sebbene la sua tristezza fosse così grande che non poteva essere contenuta neppure in 6 stanze...
Avrei dovuto avere compassione per lui, ma nella mia mente c’era solo la mia bolletta di 40 rupie.

Un altro parente vende libri. L’anno scorso ne aveva venduti 50 mila a varie librerie, quest’anno 40 mila.
Diceva “Che grande problema! Ho venduto solo 40 mila libri quest’anno. Come farò ad andare avanti?”.
Voleva farmi intristire ma non ce la faceva.
Mi era ritornato in mente quel desiderio di farmi dare le sue proprietà e la malattia delle tasse, e morire di quella.

Ma sicuramente non accetterà, non mollerà né le proprietà né la malattia; ed io morirò di qualche piccolo e comune malanno...

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