venerdì 5 febbraio 2016

La città di Bhubaneswar

Bhubaneswar è la capitale dello stato dell’Orissa, situato nella zona centrale dell’India tra le selvagge colline della catena dei Ghat Orientali dell’altopiano del Deccan ed il mare del Golfo del Bengala.
Nonostante lo stato sia uno dei più arretrati dell’India, Bhubaneswar vanta un ricco passato ed un attivo presente che la rendono una delle città più piacevoli e dinamiche del paese.
Con una popolazione intorno ai 700 mila abitanti non è neppure troppo affollata, grazie anche al fatto che la zona moderna della città, sviluppatasi negli anni ’50 dopo la scelta di Bhubaneswar come capitale dell’Orissa, è stata pianificata ed è composta da ampi e lunghi viali.
Chiaramente la zona più interessante è la parte vecchia, leggermente più claustrofobica, dove è situato il bacino sacro di Bindu Sagar e numerosi templi antichi, su cui troneggia il gigantesco, splendido e veneratissimo Lingaraj Mandir, un tempio di Shiva tra i più importanti dell’India.
La zona attorno al Bindu Sagar è piuttosto degradata e non sono presenti templi di particolare interesse artistico o religioso, a parte il piccolo complesso del Vitala Mandir (un tempio di matrice tantrica abbellito con sculture di carattere erotico), seppur i pellegrini più devoti non manchino di celebrare una piccola cerimonia in onore delle acque sacre semi-stagnanti.
Il bagno invece lo fanno solo i più coriacei abitanti del posto.
Il Lingaraj Mandir si trova dentro un recinto di mura di pietra, che racchiude un grande cortile dove sono collocati altri templi di notevole pregio artistico, ma purtroppo i non indù non sono ammessi all’interno delle mura.
Nei pressi dell’entrata è però possibile salire su una piattaforma rialzata che permette di dare un’occhiata dentro al complesso per osservare da vicino l’alta shikara (torre a punta) del Lingaraj e alcuni altri templi più piccoli.
L’eventuale delusione per non potersi avvicinare più di tanto a questi elaborati edifici può essere facilmente cancellata con una piacevole passeggiata di qualche centinaio di metri che permette di raggiungere un paio di complessi di templi antichi estremamente artistici.
Il Mukteswar Mandir fu costruito nel lontano X secolo ed è probabilmente il più bello della zona, con la sua torre particolarmente proporzionata e gli esterni riccamente scolpiti.
Davanti all’entrata principale è situato un portale in pietra, decorato con sculture faunistico-floreali, in un piacevole stile chiaramente ispirato all’architettura buddista, in particolare gli antichi stupa di Sanchi in Madhya Pradesh.
Anche gli altri templi attorno sono nello stesso stile tipico dell’Orissa e donano alla zona un fascino notevole, nonostante nei pressi passi una grande strada piuttosto trafficata.
Poco lontano si trova il tempio di Kedargauri, costruito in uno stile più recente e sobrio, e completamente pitturato di rosso vivo, il colore preferito dalla divinità.
Questo tempio e il cortile nel quale è collocato sono piuttosto interessanti poiché attivamente frequentati dagli abitanti della zona, al contrario del Mukteswar Mandir che è un sito archeologico.
Per terminare la visita dei templi storici più importanti di Bhubaneswar, bisogna risalire lo stradone fino al primo grande incrocio e svoltare a destra verso Tankapani Road.
Dopo poche centinaia di metri, sulla destra si trova l’ampio e curato giardino che ospita il Raja Rani Mandir, costruito intorno al XII secolo.
Tutta la parte esterna del tempio, costruito in pietra nel classico stile locale, è riccamente decorata con sculture di ninfe, abbracci amorosi e vari animali.
Proseguendo ancora di cinquecento metri Tankapani Road, sempre sulla destra, si trova il Brahmeswar Mandir, del IX secolo, che presenta alcune sculture di carattere erotico.
La forma è molto simile a quella del Lingaraj e seppur di dimensioni ridotte è altrettanto bello.

Un tempio molto particolare si trova tra i verdeggianti campi di riso del paesino di Hirapur, a circa una quindicina di chilometri da Bhubaneswar.
Chiamato Chausathi Yogini Mandir è dedicato alle 64 yogini (aiutanti) delle Dea Madre ed è composto da uno spesso muro circolare di mattoni alto circa un paio di metri, sulla cui facciata interna sono scolpite le 64 dee.
Seppur le sculture, tutte in pietra nera, tendano ad assomigliarsi ed alcune sono piuttosto danneggiate, la dee sono rappresentate in numerose pose, ed è facile notare piccole differenze negli animali che le accompagnano o nel numero di arti superiori, che reggono di solito armi o talvolta strumenti musicali.
Questo stile ipetro (sprovvisto di tetto) circolare è decisamente inusuale, appartenente probabilmente ad un’antica tradizione tantrica del IX secolo, seppur le notizie siano scarse visto che in tutta l’India sono solo quattro i templi di questo tipo.
Nei pressi si trova una grande vasca di mattoni, utilizzata per faccende domestiche dagli abitanti della zona, circondata da palme e verdi risaie, in una piacevolissima atmosfera bucolica.
Per raggiungere questo tempio, decisamente fuori mano, bisogna servirsi di mezzi privati, taxi o autorisciò, che devono percorrere delle strade semi-sterrate di campagna piuttosto malandate, ma il cui paesaggio circostante è idilliaco.

Tornando in città, non molto lontano dal centro, vi è un altro sito molto particolare formato da due colline dove sono situate delle piccole grotte, in parte naturali e in parte scavate dall’uomo, utilizzate in passato dagli asceti jaina.
In alcune è possibile osservare anche delle pregevoli sculture, seppur consumate dal tempo visto che le prime furono scolpite fin dal I secolo a.C..
In particolare la collina di Udayagiri è letteralmente cosparsa di questi spartani rifugi, tra cui il più interessante è sicuramente la Rani ka Naur, Grotta della Regina, costruita su due piani e ricca di incisioni.
Sulla collina opposta, la Khandagiri, si trova un’altra grotta abbastanza ampia mentre sulla cima è situato un templio jaina, da cui si gode di un’ottima vista sulla campagna circostante.

Un altro luogo molto piacevole e inusuale che testimonia la ricchezza culturale di questa zona dell’India è la collina che domina il piccolo villaggio di Dhauli a circa 8 km dal centro di Bhubaneswar.
Salendo sulla collina, all’interno di un giardino sorprendentemente ben curato, si trova una piccola costruzione protetta da vetrate, che protegge un grande masso sul quale sono scolpiti alcuni dei famosi editti di Ashoka, il grande imperatore della dinastia Maurya che regnò su quasi tutta l’India durante il III secolo a.C..
La lingua delle inscrizioni di Ashoka è il magadhi, lingua ufficiale dell’Impero Maurya, che fa parte dei dialetti prakriti, un gruppo di idiomi provenienti dalle antiche lingue indo-ariane e di solito scritte in caratteri brahmi, dai quali si svilupparono successivamente altri stili di scrittura tra cui il devnagari (il carattere di sanscrito, hindi e nepali).
Come capita spesso in questi siti degli editti di Ashoka, in realtà non c’è molto da vedere, ma sono luoghi dalla notevole importanza storica e sono presenti alcuni cartelli esplicativi dove viene tradotto il contenuto delle scritte.
Questo luogo sembra sia stato molto caro all’Imperatore Ashoka, che proprio qui combattè l’ultima sanguinosa battaglia, che lo vide sconfiggere il potente Impero Kalinga, e dopo la quale decise di convertirsi al buddismo e praticare la nobile virtù della non-violenza.
In cima alla collina si trova un grande e moderno stupa bianco, chiamato Shanti Stupa, lo Stupa della Pace, fatto erigere nel 1972 da un devoto buddista giapponese.
Nel grande piazzale antistante si trova un vecchio cartello arrugginito che, in un inglese piuttosto impreciso, descrive la storia dello stupa, legata ad una profezia vissuta dal devoto.
Nelle quattro nicchie scavate attorno alla grande struttura circolare, sono collocate delle belle statue del Buddha in diverse posizioni, tra cui la più pregevole è quella situata in cima alla scalinata che porta sul piano dello stupa.
Poco più in basso, sul costone della collina dietro allo stupa, è situato un tempio indù dedicato a Shiva, dotato di un grande e pulitissimo cortile-terrazzo di un accecante marmo bianco, che si affaccia sulle verdeggianti colline.
Anche dallo stupa si gode di un’ampio panorama sulla pianura sottostante.

A circa 25 chilometri da Bhubaneswar, si trova il Nandankanan Zoological Park, un grande e curatissimo zoo, famoso per le rare tigri bianche, qui riprodottesi più volte con successo.
Sebbene l’idea di imprigionare degli animali in gabbia sia riprovevole, bisogna notare che oltre alle condizioni decisamente buone della maggior parte delle bestie, questo zoo è stato istituito con lo scopo primario dello studio degli animali, in particolare i magnifici grandi felini, presenti in quasi tutte le loro forme.
Molto ampi sono anche i recinti che ospitano i numerosi esemplari di cervi, antilopi, rinoceronti, ippopotami, e si potrebbe ben dire che, seppur privi di libertà, godono di maggior spazio vitale di quello disponibile nelle città indiane agli esseri umani.
All’interno di questa grande struttura, oltre a recinti, gabbie, rettilari e un piccolo ma interessante acquario, si trovano anche alcune attrazioni, come il popolare safari tra tigri e leoni, a bordo di speciali autobus, che in realtà non sono altro che i classici scuola bus leggermente rinforzati (leggermente perché, ad esempio, le sbarre ai finestrini sono presenti anche nei mezzi che portano i bambini a scuola).
L’unico lato negativo, per garantire agli animali un contesto il più verdeggiante e meno inquinato possibile, il Nandankanan Zoological Park si trova molto lontano dalla città in una zona scarsamente servita da mezzi pubblici, quindi si è costretti ad affittare un taxi o un autorisciò per tutta la giornata, aumentando purtroppo l’inquinamento e la spesa.

Infine, Bhubaneswar può vantare la presenza di ben due musei molto interessanti e ben tenuti, particolare quest’ultimo piuttosto raro in India.
Il grande Museo Statale si trova in Kalpana Square, un ampio incrocio cittadino, dove sono situati anche alcuni dei più frequentati alberghi.
All’interno sono presenti varie sezioni, tra cui le più interessanti sono quelle che mostrano le sculture jainiste, buddiste e indù provenienti dai vari siti archeologici della zona.
Seppur non possa essere ritenuto un museo moderno, come già accennato è ben curato, di solito poco affollato e permette facilmente di farsi suggestionare dall’atmosfera dei grandi stanzoni ricchi di vari reperti; ad esempio, un confronto con il famoso Asian Museum di Calcutta, cinquecento chilometri più a nord, sarebbe impietoso: quasi sempre affollato, dispersivo e con alcune sezioni letteralmente lasciate allo sbando.

Il secondo museo che merita sicuramente di essere visitato è il Museum of Tribal Arts & Artefacts, situato tra gli ampi viali della parte nuova della città.
Il museo si sviluppa in due sezioni, una composta da un edificio quadrato di un piano, munito di cortile interno, sul quale si affacciano le gallerie, ricche di reperti delle numerose tribù che abitano le zone collinari dell’Orissa.
Al centro del cortile si trovano delle semplici riproduzioni dei santuari religiosi delle varie comunità tribali.
Ma la sezione più interessante è ospitata in un piccolo e verdeggiante giardino dove, una accanto all’altra, sono state ricostruite le abitazioni tradizionali di circa una decina di tribù, permettendo, anche grazie a cartelli esplicativi, un facile confronto tra gli stili.
Nella maggior parte è anche possibile visitare gli spartani interni, dove vengono conservati alcuni semplici oggetti della vita quotidiana delle popolazioni indigene, nonché i semplici angoli cottura che mostrano i vari sistemi utilizzati per cucinare.
Nella sua semplicità, quest’ultima attrazione di Bhubaneswar risulta essere estremamente interessante.

Dal punto di vista alberghi e ristoranti, la maggior parte si concentra nella rumorosissima e trafficatissima zona della stazione ferroviaria oppure nella già citata area di Kalpana Square, leggermente meno claustrofobica.
Gli alberghi di media qualità sono piuttosto numerosi, anche nelle vie limitrofe, mentre i ristoranti risultano tutti piuttosto anonimi: data la povertà dello stato, la cucina dell’Orissa non propone particolari pietanze, a parte i pesci provenienti dall’Oceano a poche decine di chilometri di distanza.

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