lunedì 8 febbraio 2016

Religioni in Nepal

Secondo l’ultimo censimento del 2011, la popolazione nepalese pratica le seguenti religioni: l’81,3% l’induismo, il 9% il buddismo, il 4,4% l’islam, il 3% il kirat (o kirant) mundhum, detto anche yumaismo, l’1,4% il cristianesimo, lo 0.9% altri credi.
L’induismo nepalese dal punto di vista teologico non presenta grandi differenze con quello indiano, mentre nell’aspetto liturgico è evidente una notevole influenza buddista.
La posizione geografica del Nepal, tra la cultura indù del subcontinente indiano a sud e quella buddista del Tibet a nord, ha favorito infatti un notevole sincretismo tra le due religioni, grazie anche alla nota tolleranza di entrambe.
In particolare è molto forte, sia nell’induismo che nel buddismo nepalesi, la tradizione tantrica, sviluppatasi all’origine indipendentemente in India e Tibet, per poi mescolarsi durante l’età d’oro della filosofia tantrica nel medioevo.
Anche alcune divinità sono state mutualmente “esportate” da una tradizione all’altra: Tara, ad esempio, nota divinità buddista, nell’induismo è stata “trasformata” in una delle più importanti rappresentazione di Kali e seconda delle Das Mahavidhya (dieci rappresentazioni tantriche di Kali); mentre Chinnamasta, anch’essa una delle Das Mahavidhya, è entrata nel buddismo venendo accomunata al Vajra, importante simbolo della folgore, che dà il nome alla corrente Vajrayana, una delle tre scuole tradizionali buddiste insieme a Theravada e Mahayana.
Molto spesso i templi indù nepalesi sono dedicati a divinità che vengono adorate anche dai buddisti, magari con nomi diversi, ma spesso con simili caratteristiche teologiche, e talvolta risulta davvero difficile (e forse anche superfluo) stabilire se un luogo di culto appartenga all’una o all’altra religione.
Ottimo esempio può essere la figura di Rato Machendranath, divinità della pioggia e dell’abbondanza, molto venerata nella Valle di Kathmandu: per i buddisti rappresenta l’Avalokiteshvara, il Buddha della compassione, mentre per l’induismo è una rappresentazione di Shiva.
Il 9% dei nepalesi di religione buddista seguono le pratiche del buddismo Vajrayana di matrice tantrica che, come abbiamo appena visto, in Nepal ha notevoli punti di contatto con il tantrismo, e quindi le pratiche, indù.
La maggior parte dei buddisti nepalesi appartengono ad etnie tibeto-birmane, come i tamang, i gurung e gli sherpa, dove il buddismo è praticato da più del 90% della popolazione, ma anche altre etnie seguono la religione buddista, in particolare quelle che abitano le regioni di montagna, culturalmente più vicine al Tibet.
Il 4,4% della popolazione nepalese di fede islamica abita principalmente le pianure meridionali del Terai al confine con l’India, seppur esistano minoranze kashmiri mussulmane nelle aree collinari e di mussulmani tibetani nelle regioni montane.
Questa scarsa presenza mussulmana è dovuta al fatto che il Nepal non è mai stato sottomesso da regnanti islamici, che al massimo si limitarono a poche sporadiche scorribande nella Valle di Kathmandu.
Questo per tre fattori equamente responsabili: il forte esercito nepalese, l’asprezza del territorio e vari matrimoni di diplomatica convenienza.
La religione kirat (o kirant) mundhum, chiamata anche yumaismo, è praticata del 3% della popolazione nepalese kirati di etnia rai e limbu, dalle quali derivano i due nomi della religione, kirat mundhum per i rai e yumaismo per i limbu.
Portata in Nepal da antiche migrazioni di genti kirat, di origine tibetano-birmane, questa religione si fonda su principi animistici, con rituali di adorazione degli spiriti ancestrali officiati da sciamani, mescolati al buddismo tibetano ed allo shivaismo indù.
Oggigiorno per vari motivi storici (perdita di territori a favore di altre etnie), politici (scarso peso politico) ed economici (povertà derivante dai due fattori precedenti), sia rai che limbu si sono sparsi in varie aree del paese ed in India, grazie anche al fatto che queste due etnie recentemente sono quelle che forniscono il maggior numero di soldati gurkha, unità militari nepalesi al servizio dell’esercito inglese ed indiano.
Le poche aree rimaste a maggioranza kirati (sia rai che limbu) sono alcune zone collinari della zona orientale del Nepal, dove quindi la religione mundhum è ancora piuttosto seguita.
Oltre a non essere mai stato sottomesso da dominatori mussulmani, il Nepal non fu neppure mai colonizzato da potenze europee, sebbene la sconfitta contro gli inglesi nella Guerra Anglo-Nepalese del 1814-1816, costò al Nepal circa un terzo dei propri territori.
Questo è uno dei due motivi per cui il cristianesimo non ha una forte presenza in Nepal, l’1,4%, a cui va aggiunto che a causa dell’isolamento del paese durante la dinastia Rana, dal 1846 al 1951 anche le attività dei missionari vennero bandite.
Attualmente la popolazione nepalese di fede cristiana è in forte crescita, soprattutto nella Valle di Kathmandu, grazie anche alla costruzione di scuole e ospedali che attraggono un sempre maggior numero di simpatizzanti (fenomeno molto comune anche in India).
Tra lo 0,9% di Nepalesi che appartenenti ad altre religioni, la maggior parte segue la religione Bon, diffusa in Tibet prima del buddismo, ma successivamente mescolatasi con questo, al punto che alcuni studiosi oggi classificano il Bon come una forma eterodossa del buddismo.

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