sabato 20 febbraio 2016

Storia di Akbar, Birbal e il barbiere corrotto

Il Principe Birbal, in quanto favorito dell’Imperatore Akbar, era molto odiato dagli altri cortigiani, che cercavano sempre qualche stratagemma per liberarsi di lui.
Un giorno elaborarono un piano molto ingegnoso, per il quale avevano bisogno di un complice, e reclutarono il barbiere di corte, convincendolo con una grossa somma di denaro.
Alcuni giorni dopo, mentre stava radendo l’imperatore, il barbiere disse, come per caso “Sua Maestà, che vita meravigliosa che Vi state godendo. Ma Vi siete mai chiesti come se la passi Vostro padre in Paradiso?”.
“Stupido barbiere! – esclamò Akbar – Come pensi che possa avere notizie di mio padre dal Paradiso?”.
“Conosco un grande mago, che può mandare in Paradiso chiunque lo voglia, mentre è ancora vivo, per vedere come stanno i suoi antenati”.
Akbar si strofinò la barba pensieroso, quindi disse al barbiere “Prepara immediatamente il necessario e manda qualcuno che mi porti notizie di mio padre”.
“Lo farò sicuramente. – disse il barbiere – Ma dovremmo mandare una persona importante ed esperta, qualcuno che sappia come comportarsi in Paradiso e trovare Vostro padre”.
“Avete in mente qualcuno in particolare?”, chiese Akbar.
“Sì, certo, il Principe Birbal”, rispose pronto il barbiere.
“E perché proprio lui?”.
“Perché nessuno al mondo è intelligente e saggio quanto Birbal, Sua Maestà!”, fu l’ossequiosa risposta del barbiere.
“Ok, manderemo Birbal. Ma dimmi, come pensi di fare?”.
“Quello che faremo è molto semplice. Bisogna mettere Birbal in una capanna speciale, costruita sul campo crematorio, quindi diamo fuoco alla capanna. Grazie ai potenti mantra del grande mago il fuoco non ucciderà Birbal, che invece andrà direttamente in Paradiso, vivo e vegeto. Io stesso ci sono già stato, più di una volta”.
L’Imperatore Akbar non credette ad una sola parola di quanto gli disse il suo barbiere e capì che era un piano per mettere in difficoltà Birbal; ciononostante diede l’assenso, sicuro che Birbal, con la sua intelligenza, sarebbe riuscito a salvarsi e lui avrebbe potuto punire i responsabili della cospirazione.
Il giorno dopo, quando Birbal arrivò a corte, Akbar gli ordinò di prepararsi che stava per essere mandato in Paradiso.
Appresi i dettagli della sua missione, Birbal riconobbe immediatamente la trappola, pensò per qualche momento, quindi disse “Sua Maestà, quando sono pronto ad andare all’Inferno per Voi, andare in Paradiso sarà senz’altro un piacere! Ma se dovrò andare, voglio una grossa somma di denaro per prepararmi”.
“Puoi prendere tutto il denaro che desideri”, lo rassicurò l’imperatore.
“E avrei anche bisogno di tempo per preparare la mia famiglia”.
“Quanto tempo?”.
“Tre mesi”.
“E sia!”, concesse Akbar.
In questo modo Birbal guadagnò un po’ di tempo, diede i soldi alla moglie come assicurazione nel caso avesse fallito ed iniziò ad elaborare un piano di fuga.
Decise di costruire un tunnel che collegasse casa sua con il campo crematorio: di notte scavava il tunnel e di giorno costruiva la capanna.
Pochi giorni prima che scadessero i tre mesi, Birbal terminò sia il tunnel che la capanna, chiamò l’imperatore e dichiarò di essere pronto per partire.
Fu quindi traportato in pompa magna fino al campo crematorio e introdotto nella capanna.
Quando il supposto mago iniziò a recitare i mantra e la capanna fu incendiata, Birbal scese nel suo tunnel, ne chiuse l’accesso e tornò a casa.
Per tre mesi rimase tranquillamente chiuso in casa sua, senza radersi né tagliarsi i capelli.
Quando finalmente riapparve a corte, Akbar lo abbracciò estatico “Come stai mio caro amico? Com’è stato il tuo viaggio? Com’è il Paradiso?”.
“È stato un viaggio lungo e difficile, Sua Maestà, ma in qualche modo ce l’ho fatta e ora sono qui per farVi rapporto”.
“Non tenermi sulle spine, Birbal, dimmi, come sta il mio santo padre?”, chiese Akbar.
“Oh, sta molto bene, mio Signore. Tutto è a posto in Paradiso”.
Quindi cominciò a descrivere gli angeli e i beati, ma prima di concludere disse, quasi distrattamente “Ma c’è una cosa...”.
“E quale sarebbe?”, chiese ansioso Akbar.
“Beh, Vostro padre può ottenere tutto quello che vuole: buon cibo, vestiti eleganti, donne meravigliose, tutti i comfort. Ma è dispiaciuto per una piccola cosa”.
“Cosa?”, chiese Albar al colmo dell’impazienza.
“Veramente mi aveva chiesto di non importunare nessuno con questo...”, disse Birbal, desideroso di far stare sulle spine Akbar, per vendicarsi di averlo messo in quella situazione.
“Ma ora che abbiamo trovato un sistema per andare in Paradiso, possiamo fargli avere tutto quello che vuole!”, esclamò Akbar esasperato.
“Bene, Vostro padre dice che può ottenere tutto ciò che vuole, tranne una cosa: essere rasato”.
“Ma come, nessun barbiere ha mai raggiunto il Paradiso?”.
“No, nessuno finora... – rispose Birbal, prendendosi una prima rivincita sul barbiere di corte – Guardatemi, mio Signore. Non pensate che mi sarei presentato a Voi ben rasato se avessi potuto trovare un barbiere? Ho avuto perfino difficoltà a riconoscere Vostro padre da quanto sono cresciuti i suoi capelli e la sua barba. Quindi oltre a mandarVi la Sua benedizione, chiedeva, se per caso...”.
“Cosa? Dimmi subito!”, tuonò Akbar.
“Vostro padre chiede se potete inviargli un buon barbiere, se ne avete”.
“Ma certo, potremmo mandare il nostro nobile barbiere! Tra l’altro è proprio lui che ci ha insegnato a raggiungere il Paradiso e ha detto di esserci già stato: se lo merita!”.

E questa fu la fine del barbiere di Akbar...

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