sabato 6 febbraio 2016

Accenno ai singenionimi in hindi (termini per i gradi di parentela))

Le lingue europee evolutesi dal latino e quelle indiane sviluppatesi dal sanscrito fanno parte dell’ampia famiglia delle lingue indoeuropee, il cui antenato comune è il protoindoeuropeo.
Data l’antichissima separazione, sono poche le similitudini tra le lingue moderne europee e quelle indiane, che hanno sviluppato scrittura, sistemi fonetici, terminologia, sintassi e grammatica differenti.
Una caratteristica tipica dell’hindi è l’estesissima e precisissima terminologia che riguarda le relazioni familiari.
Com’è noto, nella società moderna indù il concetto ed i valori della famiglia sono ancora molto radicati e le famiglie numerose, e queste sono appunto le cause della specificità dei termini delle relazioni familiari.
Ad esempio, i nonni e gli zii posseggono forme precise per distinguere quelli paterni da quelli materni: i nonni da parte di padre si chiamano dada e dadi (maschile e femminile) mentre quelli materni nana e nani (da notare anche una possibile etimologia comune con l’italiano).
Gli zii maschi da parte di padre posseggono un termine specifico per distinguere i fratelli del padre tra quelli maggiori e quelli minori, variazione che poi ricade anche sulla terminologia delle loro rispettive consorti.
Il fatto che questa diffenziazione sia presente solo per i maschi da parte di padre mostra chiaramente come, all’interno dei nuclei famigliari, i componenti maschili godano di una maggior importanza rispetto a quelli femminili.
Molto precisa è anche la terminologia che riguarda i nipoti, sia di nonni che di zii, che sono distinti non solo per sesso ma se provengono, nel caso dei nonni, da figli o figlie, e nel caso degli zii, da fratelli o sorelle. Tutte queste differenziazioni si riflettono per i nomi di cognati e generi.
Nella lingua nepalese – piuttosto simile all’hindi dalla quale si distingue essenzialmente per aver subito una minor influenza mussulmana e quindi per il maggior legame con il sanscrito – è di nuovo presente questa specifica terminologia.
Anche nella società nepalese infatti la famiglia ha un ruolo molto importante e sono molto numerose, ma bisogna segnalare che, nonostante le differenziazioni nella terminologia, rispetto alla società indiana quella nepalese non dà una particolare predominanza ai maschi delle famiglie.
In particolare in India la famiglia è strettamente patrilocale e il ramo della moglie viene visto come “inferiore” mentre in Nepal, di solito, non vi sono differenze di questo tipo, anche grazie alla meno radicata tradizione della dote ai mariti.
Una peculiare caratteristica del nepali per quanto riguarda i termini delle relazioni familiari è il possedere dei nomi specifici anche per i figli, in base alla cronologia della loro nascita.
Anticamente pare che questi termini arrivassero addirittura a 12 sebbene oggigiorno, in cui le famiglie sono sì numerose ma non fino a questo punto, sono “ridotti” a 6.
Una peculiarità del sistema è data dal fatto che siccome l’ultimogenito può cambiare con nuove nascite, il termine che descrvie l’ultimo nato è “a scalare”; quindi, il kancho (ultimogenito) di una famiglia con tre figli è il terzo, ma nel caso nascesse un altro figlio, il terzo assumerebbe il nome specifico per il terzo (sahinlo) e il quarto diventerebbe il nuovo kancho.
Il sistema prevede anche un set di nomi per le figlie, che cambiano solo l’ultima vocale dalla “o”, desinenza maschile, alla “i”, desinenza femminile, e non sono integrabili con quelli maschili per indicare tutta la progenie ma vanno distinti creando due liste separate per maschi e femmine.

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