lunedì 22 febbraio 2016

L'orgoglio di Benares: Tailanga Swami

Tailanga Swami fu uno dei più grandi e originali santi prodotti dalla città sacra di Varanasi, tanto che viene ancora oggi chiamato “L’orgoglio di Benares”.
La sua straordinaria vita pare sia durata circa 300 anni (tra il XVI e il XVIII secolo), di cui circa 100 trascorsi all’interno del fuoco della pira di sua madre, 100 immerso nelle profondità del sacro Gange e gli ultimi 100 seduto sui ghat di Benares in un più o meno assoluto mutismo.
Quando morì venne posto dentro ad una bara per essere abbandonato alla sacra confluenza dei fiumi Gange e Yamuna, che si incontrano nella città di Allahabad, ma dopo che la bara fu affondata, qualcuno notò Tailanga Swami che camminava sull’altra riva; e da quel giorno nessuno lo ha mai più visto.
La sua fama è data da numerose storie sui suoi straordinari poteri, di cui diamo di seguito alcuni esempi.

Una delle sue “specialità” era quella di offrire, al tempio di Shiva più importante della città, le sue stesse urine e feci, in quanto egli non discriminava falsamente e vedeva Dio in tutto.
Un giorno, un sacerdote contrario a questa pratica schiaffeggiò pubblicamente Tailanga Swami, il quale non disse nulla e se ne andò.
La notte stessa il Maharajà di Benares ebbe un sogno in cui Shiva gli disse “Come si permette qualcuno di schiaffeggiare Tailanga Swami, la mia stessa essenza!”.
Turbato da questo monito il mattino successivo il Maharajà mandò qualcuno a chiamare il sacerdote per punirlo ma gli venne comunicato che era morto nella notte...

Un’altra nota storia vide protagonista il Maharajà stesso, che invitò Tailanga Swami sulla sua barca per un rilassante giro sul Gange.
Durante il viaggio il Maharajà fu preso da un attacco di narcisismo ed iniziò ad enumerare le sue imprese, i suoi possedimenti e via dicendo.
Tailanga Swami, contrariato, all’improvviso prese la spada del Maharajà e la lanciò nel Gange.
Il Maharajà fu molto sorpreso e ancora di più irritato, visto che la spada era il simbolo del suo potere, oltre che un antico cimelio di famiglia, e iniziò ad insultare Tailanga Swami.
Quando il Maharajà finì la sua sfuriata, Tailanga Swami mise un braccio dentro l’acqua e ne estrasse due spade perfettamente identiche.
Quindi chiese al Maharajà di prendere la sua ma lui non fu in grado di distinguerla e lo ammonì di non essere troppo attaccato a quello che possedeva visto che è tutto un’illusione.
Ne buttò una nel Gange e restituì l’altra al redento Maharajà.
(Questa storia è probabilmente apocrifa, dato che ne esistono altre estremamente simili. Una, ad esempio, riguarda il santo Gorakhnath che fece un miracolo del genere per un re addolorato per la morte della moglie: ne fece apparire due copie identiche e chiese al re di scegliere la sua. Impossibilitato, il re capì l’illusorietà della vita e Gorakhnath gli permise di tenere una delle due copie.)

Due altre brevi storie riguardano invece il rapporto che Tailanga Swami ebbe, suo malgrado, con le autorità dell’Impero Britannico.
Siccome egli era solito girare completamente nudo mostrando oltretutto un ventre molto prominente, un giorno alcuni soldati inglesi decisero di arrestarlo e chiuderlo in cella per oltraggio al pubblico pudore.
Pochi minuti dopo averlo rinchiuso però, furono sbalorditi nel notare che egli stava passegiando tranquillamente sul tetto del carcere.
Fu quindi rinchiuso un’altra volta ma dopo un po’ fu visto di nuovo passeggiare sul tetto.
Questo si ripeté parecchie volte finché i soldati si arresero e lasciarono andare Tailanga Swami.

Sempre a causa del suo aspetto fisico, un giorno Tailanga Swami fu arrestato da un alto ufficiale dell’Impero e portato nel suo ufficio, dove egli pensava di prendersi gioco di quello strano personaggio grasso e nudo.
In tono di scherno gli chiese “Sei in grado di mangiare quello che mangio io?”.
Tailanga Swami non rispose, ma fece cenno di sì con la testa.
L’ufficiale fece quindi portare un piatto con del vitello, considerato sacrissimo e tabù nell’induismo, pensando di offendere gravemente Tailanga Swami; lui però non disse nulla e mangiò.
Quando ebbe finito chiese a sua volta “E siete voi in grado di mangiare quello che mangio io?”.
Così dicendo prese il piatto che aveva contenuto il vitello, vi defecò e vi mise il coperchio.
L’ufficiale si sentì oltraggiato e disse “Vuoi vedere chi sono io? Guardie, arrestate quest’uomo e mettetelo in cella!”.
Tailanga Swami sorridendo gli chiese “Perché, cosa ho fatto? Guardate meglio!”.
L’ufficiale aprì il coperchio e dentro vi era un bel pollo arrosto fumante pronto per essere mangiato.
Questi rimase talmente sbalordito che lasciò tutto per seguire Tailanga Swami di cui divenne uno dei più fedeli devoti.

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