mercoledì 17 febbraio 2016

Le mucche in India

Nella caleidoscopica religione indù sono molti gli animali che vengono venerati ma nessuno raggiunge la sacralità della mucca.
Questo perché essa non rappresenta una divinità o un suo “aiutante”, come capita a molte altre specie, bensì la mucca rappresenta l’aspetto materno e benevolo di Dio stesso.
I doni che essa dispensa agli esseri umani sono in realtà il frutto delle sue elementari funzioni biologiche, ma questo non ne diminuisce l’importanza, anzi, ne conferma la naturale magnanimità.
La produzione di latte è chiaramente la qualità più apprezzata che nei tempi antichi fu anche una delle cause che ne favorì la conservazione vietandone la macellazione.
Sebbene a causa del clima torrido l’industria casearia indiana abbia dei grossi limiti, sono comunque numerosissimi gli utilizzi alimentari del latte di mucca e dei suoi derivati, la cui importanza è aumentata anche dalla dieta vegetariana seguita dalla maggior parte degli indiani.
Un altro prodotto della mucca molto apprezzato è lo sterco, per le sue ottime qualità combustibili.
Seccato al sole in forma di grandi dischi, viene oggigiorno venduto a 1-2 rupie “a disco”, che non sarà una fortuna ma per chi li produce è completamente privo di costi.
In molti villaggi vengono creati anche dei “mattoni” di sterco che pare siano tra i combustibili di miglior qualità.
Bisogna anche ricordare che per vari motivi, le cosiddette risorse energetiche alternative, come lo sterco di mucca, in India sono, per necessità, ancora usatissime anche nelle città: un negozio di thé che si rispetti, anche nella via più “inn” di Delhi, accenderà il proprio fuocherello con un paio di dischi di sterco di vacca.
Il quale fumo denso e bianco non farà di certo bene ai polmoni, ma il cui odore, se non assunto direttamente, in compenso dona all’aria un insapettato profumo di campagna.
Tra le altre attività della mucca che si rivelano molto utili per l’essere umano, c’è sicuramente l’aiuto che essa può dare nel lavoro dei campi, grazie alla sua mole e alla sua straordinaria forza, seppur questo riguarda non solo la mucca in particolare ma i bovini in generale.
Discorso simile si può fare anche per l’ultima utilissima funzione della mucca nei confronti dell’uomo, cioè quella di eliminare i rifiuti biologici.
Grazie al suo efficientissimo stomaco, i bovini si possono permettere infatti di mangiare quasi qualunque cosa, senza subirne gravi danni.
La vita contadina, come anche la dieta tipicamente vegetariana, producono grandi quantità di avanzi biologici che non potrebbero trovare miglior utilizzo che quello di nutrire delle creature viventi.
Con l’avanzare della modernità però, i rifiuti organici sono sempre di meno, mentre amentano quelli ben meno naturali come la carta e soprattutto la plastica.
Quindi nelle città indiane è piuttosto comune vedere mucche che dopo aver provato disperatamente ad aprire con la loro gigantesca lingua un sacchetto di plastica pieno di bucce, decidono che la soluzione migliore sia ingoiare tutto il sacchetto, decisamente ostico anche per il loro efficiente stomaco.

Detto questo, potrebbero sorgere spontanee alcune domande, per esempio: cosa ci fanno le mucche in giro per le città? Oppure ci si potrebbe chiedere: di chi sono?
La risposta alla prima domanda è molto semplice: fanno le stesse cose che fanno nelle campagne, cioè ruminare, brucare, defecare e produrre latte, seppur chiaramente in modo diverso...
Di chi sono allora?
Uno dei rari privilegi di vivere in India per anni, è forse quello di poter dare delle risposte a questi quesiti che all’inizio apparevano inspiegabili.
Le mucche che vagolano “indisturbate” per le strade delle città indiane possono essere divise in due categorie ben distinte: della prima fanno parte quelle troppo vecchie o troppo malate, il cui proprietario non si può permettere di mantenerle, o di curarle, e le abbandona.
Le altre mucche invece, appartengono a qualcuno, che però ha anche altro da fare, o non se ne cura abbastanza, per cui le lascia vagare in giro per la città durante il giorno e le va a riprendere la sera.
Difficile capire esattamente le percentuali di queste due categorie, seppur molte di quelle che “pascolano” di giorno, alle notte sono acciambellate da qualche parte, spesso vicino alle zone di raccolta della spazzatura.
Nella via dove abitiamo, ci capita spesso, durante la notte, di osservare gruppi di 10-15 mucche che stazionano amabilmente davanti all’uscio, ruminando, leccandosi, nonchè liberandosi rumorosamente degli scarti: nel silenzio notturno, lo scroscio di una vescica bovina che si apre è caratteristico almeno quanto la lenta e breve mitragliata della liberazione dell’intestino di un ruminante.
Purtroppo questo, unito anche alle notevoli dimensioni dell’animale, in un contesto cittadino comporta anche un discreto numero di disagi, per cui le varie municipalità tentano in qualche modo di risolvere il problema.
Nella sacra città di Benares le mucche sono particolarmente numerose, tanto quelle private, quanto quelle randage, ma in fondo non sembrano dare troppo fastidio a nessuno e, per una volta, possiamo dirci concordi con i semplici provvedimenti adottati molto bonariamente.
Secondo un breve ma interessante articolo del The Times of India di qualche anno fa, in città vi sono due camionette adibite alla “raccolta” di animali randagi, precisamente: cani, maiali e mucche.
In passato abbiamo anche assistito alla neanderthaliana cattura di un gigantesco maiale che urlava come un ossesso mentre 3-4 ragazzotti lo legavano come un salame per caricarlo sul carro: scena indianamente accettabile, ma in sé raccapricciante!
La sorte che toccherà ai maiali e ai cani una volta catturati, non sarà di certo delle migliori, ma non molto peggio che vivere in strada e rischiare di essere investiti da un momento all’altro.
E grazie alla, giustamente proverbiale, tolleranza indiana si può almeno essere certi che non verranno né torturati né sommariamente giustiziati; in genere se ne riempono dei camion e li si portano nella foresta.
Le mucche che vengono catturate, in media un paio al giorno, vengono invece portate in una specie di stalla pubblica, dove vengono tenute finché il proprietario non viene a reclamarle, previo il pagamento di una salata multa.
Ovviamente l’articolo del giornale evidenziava le condizioni pietose della stalla comunale e il sovrappopolamento, seppur questo non sia da vedere come un problema: quando non ci sarà più spazio, smetteranno di catturarle per un po’ e le mucche potranno girare indisturbate.
Per concludere, vogliamo infatti far notare che la presenza, nel mezzo del traffico indiano, di una mucca che rumina col suo sguardo serafico, o che allatta amorevolmente il suo vitellino, aiuta a sviluppare una notevole pace interiore più di quanto possano fare libri e manuali di spiritualità.

Nessun commento:

Posta un commento