martedì 16 febbraio 2016

Le 10 avatar di Vishnu

Il termine sanscrito avatar, dal verbo avat discendere, serve ad indicare la discesa sulla terra di una divinità, una incarnazione divina.
Incarnazione quindi, e non reincarnazione, poiché quest’ultima si riferisce agli esseri umani, costretti, secondo l’induismo, a incarnarsi continuamente quindi re-incarnarsi, mentre le divinità scelgono di farlo, ogni tanto, per vari motivi.
Tra le divinità induiste, la più nota per le sue incarnazioni è Vishnu, del quale esistono varie liste di avatar, tra cui la più importante ne comprende ben dieci: Matsya (il Pesce), Kurma (la Tartaruga), Varaha (il Cinghiale), Narasingha (creatura metà Leone, metà Uomo), Vamana (il Nano), Parashurama (Rama con l’ascia), Rama (Rama con l’arco), Krishna, Balarama o Buddha, Kalki (il Guerriero a Cavallo).
In un noto verso della Bhagavadgita, Vishnu, sotto forma di Krishna, afferma che ogni qualvolta nel mondo  l’etica viene meno, lui si incarna per ristabilire il dharma, la legge morale, e questo è appunto lo scopo delle dieci avatar, di cui nove sono già discese sulla terra, mentre la decima arriverà alla fine di questa era (Kali Yuga), per distruggere definitivamente l’universo e far ricominciare tutto dal principio, secondo la teoria ciclica induista.
Le prime 6 avatar di Vishnu sono descritte nei Purana, antichi testi sacri che contengono numerose storie mitologiche e, seppur a loro sia dedicato qualche tempio, oggigiorno queste avatar non fanno parte delle divinità adorate quotidianamente.
Invece Rama e Krishna, incarnazioni 7 e 8, sono i personaggi principali rispettivamente del Ramayana e del Mahabharata, i due poemi epici più importanti per gli indù, e sono ampiamente venerati ancora oggi.
La nona avatar rappresenta la risposta dell’induismo al diffondersi del buddismo, ritenendo Buddha un’incarnazione di Vishnu, per comprendenderlo nel pantheon indù, e “degradando” la figura di Balaram, accreditata come nona incarnazione prima della nascita del Buddha, a incarnazione di Shesha, il serpente di Vishnu.
Secondo un’interessante interpretazione, queste dieci incarnazioni, prese nel loro insieme, rappresentano l’evoluzione della vita e dell’uomo.
La prima avatar è quella di Matsya (il Pesce), noto protagonista dell’equivalente indù del Diluvio Universale biblico, che rappresenta chiaramente il primo stadio della vita, nata appunto dall’acqua.
La seconda incarnazione di Vishnu fu quella di Kurma (la Tartaruga), che aiutò Dei e Demoni nel famoso episodio mitologico del Frullamento dell’Oceano; data la sua caratteristica di poter vivere sia nell’acqua che sulla terra, essa rappresenta quindi lo stadio intermedio, o anfibio, della vita animale, sebbene scientificamente le tartarughe non siano anfibi bensì rettili.
Dopo Kurma comparve Varaha (il Cinghiale), con il compito di salvare Prithvi (la Terra), rapita e imprigionata da un demone; seppur il cinghiale non disdegni l’ambiente acquatico è indubbiamente un animale terrestre e rappresenta quindi l’arrivo della vita animale sulla terra (da notare anche la probabile comune origine etimologica del termine sanscrito varaha con l’italiano verro).
La quarta avatar fu Narasingha, una creatura metà Leone e metà Uomo (nara significa uomo, singha leone), che prese forma per sconfiggere un demone che non poteva essere ucciso né da esseri umani né da animali, e chiaramente rappresenta lo stadio intermedio tra gli animali e l’uomo.
Dopo Narasingha fu la volta di Vamana, il Nano, che riconquistò l’Universo dopo che era caduto sotto il potere del demone Bali; la sua ridotta statura è quindi il simbolo di uno sviluppo ancora incompleto dell’uomo.
La sesta incarnazione fu Parashurama, un guerrierio abitante della foresta, deciso a riportare il dharma sulla terra letteralmente a colpi di scure; egli è un uomo perfettamente formato dal punto di vista fisico, ma ancora grezzo e immaturo mentalmente.
Ramachandra, o più semplicemente Rama, rappresenta invece l’uomo perfetto, completo in ogni suo dovere di figlio, fratello, marito, padre, sovrano, guerriero, come dimostrato ampiamente nel poema Ramayana, dove vengono descritti gli anni più significativi della sua vita.
Krishna, l’ottava incarnazione di Vishnu, in questo caso rappresenta l’uomo oltre i suoi doveri pratici e nell’aspetto artistico-creativo, come simboleggiato anche dal suo flauto.

La nona incarnazione, il Buddha, rappresenta l’evoluzione spirituale dell’uomo, mentre infine Kalki distruggendo l’Universo, è la metafora della liberazione dell’uomo dalle catene terrene e il definitivo ritorno alla sua originale natura divina. 

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